Può Varese, da sola, andare contro al “Sistema” (con la “S” maiuscola), invertendo la rotta?
È il dubbio che rimane nel giorno successivo a quello in cui mezza Italia ha messo nella propria bocca il nome della Città Giardino, evenienza piuttosto rara al di fuori dei casi da cronaca nera.
Articoli di giornale (il primo è stato il Corriere della Sera), trasmissioni tv, bollettini radiofonici, commenti social… Cosa è accaduto di così terremotante? Semplice: il “sistema” Varese (con la “s” minuscola) ha lanciato l’allarme – non il primo – sulla propria sopravvivenza e, al contempo, ha anche avanzato l’ipotesi di un mezzo per rimanere in vita.
“Vita tua, vita mea”, ci permettiamo di cambiare il famoso brocardo latino: il bando “Vieni a vivere a Varese” significa esattamente questo, un do ut des alla prealpina in cui il corrispettivo di un guadagno o di un’agevolazione – “vita tua” – equivale alla resistenza di un territorio che sta provando sulla propria pelle gli effetti acuti dello spopolamento e della mancanza di forza lavoro (“vita mea”).
I dettagli della questione sono già stati spiegati. La Camera di Commercio varesina metterà a disposizione voucher del valore netto di 2mila euro annui, per un totale di tre annualità, di cui potranno beneficiare persone under 40 che trasferiscano la propria residenza in provincia a seguito di un nuovo contratto di lavoro con un’impresa del territorio.
L’iniziativa prende spunto dalla consapevolezza di come la scelta residenziale sia strettamente legata alle opportunità lavorative e alla qualità della vita: i voucher saranno spendibili in beni e servizi commerciali e attività artigianali di prossimità, creando così un circolo virtuoso.
«Siamo alle prese, noi come del resto molte altre aree geografiche – ha spiegato il presidente camerale Mauro Vitiello a diversi media nazionali – con fenomeni che rischiano di diventare sempre più preoccupanti. Con questa misura, vogliamo allora contrastare lo spopolamento, ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro e contenere il fenomeno della fuga dei talenti che colpisce noi come il resto d’Italia. Inoltre, la nostra provincia, che resta una di quelle a maggiore densità imprenditoriale e a migliore capacità d’export, deve anche fare i conti con la vicinanza a Milano e al confine svizzero: sicuramente, un fattore che porta ricchezza ma al tempo stesso influisce sul mercato del lavoro».
Così stanno le cose, nella terza provincia italiana per densità industriale (verrebbe da scrivere: figuratevi altrove…), anche se il chiaro riferimento ai due “fuochi” che delimitano l’azione territoriale – appunto Milano e la Svizzera – rendono il contesto di questa provincia non certo unico ma almeno peculiare.
Ritorniamo però a principio: il “sistema” avrà la forza di andare contro il “Sistema”? Ci spieghiamo: una misura – più o meno ben congegnata, e questa pare esserlo – che non può essere che un “una tantum” non ripetibile all’infinito è in grado davvero di incidere a lungo termine su un depauperamento – demografico ed economico – che trova ragioni ben più alte del nostro “piccolo mondo”?
Gli stipendi troppo bassi, le imprese stritolate dalla tassazione, un welfare sempre meno efficace, la non certezza della meritocrazia…: è l’Italia il problema. Come possono bastare 6000 euro in voucher?