Apologie Paradossali

GIUSTIZIA O SPETTACOLO?

COSTANTE PORTATADINO - 06/06/2025

(C) Giustizia o spettacolo? Bella domanda. La mia prima risposta è: almeno il Ministro non dovrebbe parteciparvi; anzi, sui casi concreti dovrebbe mantenere il più assoluto silenzio, soprattutto se ex-giudice. Pur ribadendo la mia stima e molte aspettative per l’opera di Nordio. Quanto ai giornalisti e anche ai loro editori (inevitabilmente i massimi sobillatori) “sbattere il mostro in prima pagina”, non è una possibilità, ma un dovere.

(S) O no?

(C) Ironicamente, non morale, economico.

(O) Eppure non solo non se ne può fare a meno, perché nel mondo dell’informazione non ci si può far bruciare nemmeno una volta, ma perché la socialità di oggi lo impone: la verità come corrispondenza del discorso con i fatti è un concetto superato, l’enorme potenzialità dell’Intelligenza artificiale (AI) ci proporrà sempre di più una quantità di diverse versioni di ogni cosa, dalle grandi questioni politiche, ai delitti di sangue, alle partite di calcio. Prendiamo la famosa VAR, non ha certo eliminato le discussioni, dovremo presto sostituire l’occhio dell’ultimo uomo che guarda il video con l’AI, (ma forse i tifosi non saranno soddisfatti ugualmente, almeno la metà soccombente).

(C) Rivedere i casi dubbi con nuove tecnologie? Possibile, forse necessario. Certamente necessario continuare con i casi non risolti, continuare a dare ascolto a ragionevoli richieste di riaperture d’indagini anche in caso di condanna, qualora emergano davvero nuove prove. Ma chi ha diritto/dovere di sollecitare riaperture di casi giudicati? E non aveva forse ragione Nordio nel deplorare che dopo due assoluzioni una persona sia stata giudicata colpevole “al di là di ogni ragionevole dubbio”? Quanto all’uso dell’AI, non dubito che potrebbe facilitare il confronto tra le diverse versioni dei periti, la collazione degli indizi, la verifica delle circostanze di tempo e di luogo, ma mi rifiuto di pensare che possa sostituirsi all’apprezzamento della mente e del cuore umano, alla personalità del giudice, pur riconoscendone la fallibilità, la condizionabilità da parte dell’ambiente socio-politico.

(S) Resto assolutamente contrario, sia alla spettacolarizzazione, sia all’accumulo di presunti indizi, presunti misteri, teorie complottistiche. Qualcuno ha detto: “anche l’innocente lascia indizi”. Su queste presunzioni, accusa e difesa, media colpevolisti e innocentisti costruiscono racconti credibili e tuttavia contraddittori. Per sfizio, prima di questo di Garlasco ho seguito qualche ricostruzione giornalistica del caso di Erba. Dopo la prima lettura ero diventato sicuro innocentista, per sprofondare nel dubbio dopo una lettura della tesi contradditoria.

(C) Ho un’impressione veramente sgradevole, che questa spettacolarizzazione della giustizia abbia una matrice anche più profonda di quella economica dei media: la volontà di tutti, della gente comune, di sentirsi parte attiva del procedimento investigativo e giudiziario, una forma di populismo del terzo potere che fa da pendent dell’abbandono della partecipazione elettorale, al processo di legittimazione degli altri due. Seduti sul divano, davanti al televisore, con il telefonino puntato sui social più fantasiosi, ci sentiamo importanti quanto basta per gustarci un surrogato alla ormai timbrata e sigillata impotenza della politica.

(O) La chiudi così? E io che speravo che ci avresti dato la soluzione di tanti misteri nazionali e oltre! Emanuela Orlandi, Angela Celentano, Lidia Macchi, Mussolini e l’oro di Dongo, Kennedy… Devo aspettare proprio l’intelligenza artificiale?

(C) La Giustizia fa progressi lenti, da Hammurabi a Beccaria passano più di due millenni e dopo… forse non abbiamo fatto veri progressi, se non con qualche tecnica di accertamento dei dati. Il GIUDIZIO resta sempre un finale sempre problematico e resterà tale anche con l’AI, che, da quel che si vede finora, resta un grande setaccio capace di filtrare masse enorme di dati, di calcolare probabilità sulla base di precedenti statistiche, ma non di CAPIRE, che è il compito essenziale della Giustizia, prima di condannare. Non possiamo negare che Garlasco ha evidenziato un rischio reale di superficialità nelle indagini penali, che è indispensabile superare.

Però tengo molto ad un’aggiunta, apparentemente fuori contesto: proprio di fronte alla crescente difficoltà di definire certezze giudiziarie corrispondenti alla verità dei fatti (mi sovviene Nietzsche: non esistono fatti, solo interpretazioni), urgono due esigenze: la prudente riservatezza degli inquirenti nella fase delle indagini e, dopo una condanna che pur abbia superato il “ragionevole dubbio”, l’umanizzazione delle pene e la loro finalizzazione alla redenzione del condannato. L’attuale situazione delle carceri italiane non è accettabile.

(C) Costante (S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti