Chiesa

LEONE XIV, IL MEDIATORE

SERGIO REDAELLI - 06/06/2025

Era inevitabile. Come sempre accade alla morte di un papa e all’elezione del successore, fioriscono le voci incontrollate, i bisbigli e i “si dice” su questo o quel dettaglio, meglio se dal sapore scandalistico. Così la morte di papa Albino Luciani il 28 settembre 1978 finì al centro di romanzesche ipotesi sul presunto avvelenamento col cianuro ordito da chi non voleva diradare la nebbia che gravava sulla gestione finanziaria vaticana. Allo stesso modo si favoleggiò sulla vera ora della morte di Karol Woytjla il 2 aprile 2005 e sulle ultime nomine episcopali avvenute quel giorno. E per non smentirsi la stampa agita in questi giorni fantasiosi dubbi sulla fine di papa Bergoglio che sarebbe avvenuta in ascensore alle prime luci dell’alba nel disperato tentativo di portarlo in ospedale e non alle 7.35 del 21 aprile nella sua stanza a S. Marta come afferma la versione ufficiale.

L’interesse principale dei media si sposta però ora sulla interpretazione dei primi segnali che arrivano dall’azione del nuovo pontefice e la curiosità dei fedeli indugia sul paragone fra lui e chi l’ha preceduto. Ci si chiede: Leone XIV continuerà l’opera di Francesco anche a costo di farsi dei nemici nella Curia o normalizzerà i contrasti interni alla Chiesa cattolica? Sarà divisivo o inclusivo? Più di destra o di sinistra? Sui social ognuno dice la sua e a un mese dall’elezione, mentre il papa americano si accinge a ricevere la visita ufficiale del presidente della repubblica Sergio Mattarella, i giornali raccolgono i primi autorevoli giudizi. A cominciare da quello di Camillo Ruini, ex vicario generale per la diocesi di Roma dal 1991 al 2008 e presidente della Conferenza episcopale italiana dal 1991 al 2007.

In un’intervista a Il Fatto Quotidiano, il 94enne porporato si dichiara felice dall’elezione di Robert Francis Prevost che ha già prodotto, con sorprendente rapidità, la riunificazione della Chiesa cattolica: “Il clima che respiriamo oggi può definirsi di gioia e di pace – osserva – Il forte accento posto sulla fede e sulla preghiera, e anche la stola e la mozzetta che ha indossato per presentarsi al mondo dopo l’elezione, hanno rassicurato i non pochi fedeli che, a torto o a ragione, erano a disagio per le aperture dottrinali di papa Francesco”. Di “continuità moderata” con il predecessore parla il quotidiano in un altro articolo che segnala “meno disordine e più fermezza sul fronte dottrinale e lo stesso impegno sul piano della pace e delle questioni sociali, migranti, lavoro e povertà”.

Piace alla destra anti-bergogliana il fatto che, tra i primi atti, Leone XIV abbia “riabilitato” il cardinale conservatore Robert Sarah – che aveva criticato Francesco sulle coppie gay – inviandolo in Francia per il 400° anniversario delle apparizioni di Sant’Anna in Bretagna; e che abbia ricevuto il cardinale Becciu colpito a suo tempo dalle sanzioni del pontefice argentino. I tradizionalisti non nascondono la speranza che Leone XIV ora abroghi, corregga o ignori le aperture ai divorziati e ai risposati, al pluralismo religioso, alla benedizione delle unioni omosessuali e al sacerdozio femminile.

Ai 70 mila pellegrini accorsi in Vaticano per il Giubileo delle famiglie, papa Leone ha detto che “il matrimonio è il canone del vero amore tra l’uomo e la donna” e che l’umanità viene tradita quando si invoca la libertà non per donare la vita, ma per toglierla. Un richiamo alla tradizione sulla visione della famiglia, sull’aborto e sull’eutanasia che il teologo e biblista Alberto Maggi commenta per La Stampa con queste parole: “Come Chiesa dobbiamo stare attenti a non fare passi indietro e continuare sulla scia del cambiamento”. Caro a Bergoglio è il principio che il primo papa statunitense, in attesa di ricevere in udienza i vescovi della Cei il 17 giugno, ha ribadito a proposito dell’urgenza di arrivare a una pace giusta nei conflitti in corso nel mondo: “Il riarmo non va fatto pagare ai più deboli”. Un tema, quello della pace “disarmata e disarmante”, che Prevost ha evocato fin dalle prime parole pronunciate dalla Loggia delle Benedizioni.

Nel corso dell’udienza concessa ai dipendenti vaticani, Leone ha confermato il tradizionale bonus in danaro per il lavoro straordinario svolto dal personale durante il conclave che Francesco aveva abolito per devolverlo ai poveri. Secondo l’attenta cronaca del quotidiano dei vescovi Avvenire ha poi ripreso l’altro concetto bergogliano di una Curia “con le braccia aperte a tutti” e ha invitato i sacerdoti riuniti per la prima Messa all’interno della basilica vaticana a essere “non perfetti ma credibili, non padroni ma custodi”. Infine un parere espresso da molto vicino.

Sulle colonne del Corriere della Sera il cardinale Pietro Parolin ha definito “un uomo sereno, pacato e rispettoso” l’ex cardinale di Boston di cui è stato, secondo le indiscrezioni giornalistiche, il principale avversario in conclave. “Quando era a capo del dicastero per i vescovi – ha spiegato – il cardinale Prevost svolgeva il suo compito con scrupolo e dedizione, era sempre ben informato e affrontava ogni cosa in maniera pacata e argomentata, offrendo soluzioni equilibrate”. Il segretario di Stato di papa Francesco è stato provvisoriamente confermato nel ruolo dal nuovo inquilino di San Pietro.