Papa della fraternità: caritatevole verso chi sgobba e soffre, rigoroso sui princìpi fondanti del cattolicesimo. Deciso a proseguire nel magistero di Francesco, attento alla sinodalità, progressista/moderato insieme. Un mediatore perfetto nel tempo in cui la mediazione rappresenta il tesoro massimo a pro dell’evangelizzare e del promuovere lo spirito umanitario. Francis Robert Prevost s’insedia sul soglio pontificio dopo che i cardinali vanno fulminei al compromesso: meno di ventiquattr’ore, quattro scrutini, poi il verdetto-record-sorpresa che privilegia una terza opzione rispetto ai gran favoriti del Conclave, Parolin e Pizzaballa in primis.
Prevost è il meno americano dei porporati americani. Tutt’altro che benevolo verso il trumpismo autodeificantesi, sensibile alle questioni sociali come testimonia la scelta del nome: Leone XIV. Il Leone XIII, antesignano nell’avversare le derive nazionaliste, firmò l’enciclica a tutela delle ragioni dei lavoratori. E il lontanissimo Leone Magno arginò i barbari di Attila. Come dire: c’è bisogno, nell’epoca di paurose ondate, d’un solido frangiflutti. Le insidie sono tante, la barca del cristianesimo necessita d’un timoniere esperto, il resto del mondo vi guarda come esempio. Esiste voglia di speranza, e speranza di certezze, e certezze che si riassumono nella tensione alla pace.
Ecco, la pace. Primo tema per il quale ha pulsato il cuore del Leone contemporaneo. Pace disarmata, pace disarmante, pace duratura, pace umile. Un messaggio di controtendenza nel mondo che gira all’opposto, con la corsa di prepotenti, sopraffattori, autocrati, tiranni a volersi impadronire di tutto quant’è possibile impadronirsi.
Onore alla virtus, coraggio e forza, dell’esercito di eminenze. Prevost, che conosce le periferie planetarie e conosce la dottrina di Roma e conosce l’arte della diplomazia e conosce il cammino di missione, annuncia spirito agostiniano, devozione all’animus comunitario, privilegio dell’interiorità. Semplificando, lo si potrebbe definire un centrista illuminato (dallo Spirito Santo). Uomo di preghiera e di governo. Costruttore di ponti. Favorevole a riunire senza polarizzare. Tranquillo, pragmatico, inclusivo, rassicurante.
In fondo, la personalità del profilo (i nomi erano più d’uno) cui si guardava per il dopo Bergoglio: capace d’ereditare il tesoro d’empatia lasciato dal predecessore, in grado d’assorbire le tensioni accumulatesi nella Chiesa dal 2013 a oggi, sicuro di poter corrispondere a un’aspettativa di riformismo temperato. Ravvivando una nuova vicinanza a quella fede spesso richiamata da Francesco. Fratelli tutti. Ieri, oggi, domani. Con il Papa venuto dalla fine del mondo e con il Papa non visto arrivare in un mondo che rischia la fine. Se va avanti così. Ma non andrà avanti così. Lo promette la soffice zampata del Leone.