Società

OCCASIONI PERDUTE

GIOIA GENTILE - 09/05/2025

Quando ho letto la circolare del ministro Valditara del 28 aprile, la mia prima reazione è stata di stupore. Nel documento, infatti, il ministro dell’Istruzione e del Merito dice: è importante che la programmazione delle verifiche da svolgere in classe, così come l’assegnazione di compiti e attività di studio da svolgere a casa, siano accuratamente pianificate da ciascun insegnante, anche avendo cura di valutare quanto eventualmente già definito dagli altri docenti del team o del consiglio di classe, nonché evitando che siano consegnati sul registro elettronico in serata per l’indomani. Mi stupiva il fatto che fosse necessario sottolinearlo e raccomandarlo, perché gli insegnanti ne sono già consapevoli.

Poi ho riflettuto meglio e sono ritornata con la mente al periodo, ormai lontano, in cui insegnavo. Già allora non era affatto semplice distribuire le verifiche in modo che non si concentrassero negli stessi giorni: con classi di 25/30 studenti, il programma da svolgere, i compiti scritti e la necessità di avere, ogni trimestre o quadrimestre, almeno due voti nell’orale per ciascun allievo, sarebbe stato opportuno che il tempo scolastico fosse dedicato solo a quello. Invece c’era sempre qualche attività extra che interveniva ad interromperlo. Inoltre – a quel che mi raccontano i colleghi ancora in servizio – il lavoro burocratico e le riunioni, sempre più frequenti, dedicate alla stesura di documenti del tutto inutili per gli studenti, limitano la possibilità di una pianificazione razionale dell’attività didattica.

Gli insegnanti fanno ciò che possono e se qualcuno assegna un compito la sera per il giorno successivo, sicuramente sbaglia, ma credo sia un caso isolato che non giustifica un intervento ministeriale. Da un ministro, invece, mi sarei aspettata una visione più ampia, che non scaricasse, come al solito, il problema sui docenti.

In una scuola ideale, attività extra curricolari, utilissime – come cinema, teatro, commemorazioni, esercitazioni antincendio o di primo soccorso, educazione stradale, ecc. – si dovrebbero svolgere il pomeriggio, dopo che i ragazzi, consumato il pranzo nella mensa d’Istituto – gratuita almeno per la scuola dell’obbligo – avessero fatto i compiti sotto la guida di un insegnante competente, adeguatamente retribuito ed aggiornato (non a sue spese). In una scuola ideale si dovrebbe dedicare agli adempimenti burocratici solo il minimo tempo indispensabile.

Ecco, da un ministro dell’Istruzione mi sarei aspettata provvedimenti in questa direzione, ma si sa che la scuola, da decenni, non è una priorità per la nostra classe politica.

E i sindacati? Deprimenti. Hanno saputo dire soltanto che la circolare “lede la libertà di insegnamento”, come se lavorare in sintonia con i colleghi non potesse essere una libera scelta, come se la libertà consistesse nell’assegnare un compito la sera per la mattina. Privi anche loro di una visione più seria della scuola e del ruolo docente, hanno perso un’occasione per presentare al ministro una proposta chiara: creare le condizioni perché gli insegnanti possano adottare criteri di buon senso senza bisogno di circolari.