
In preparazione al Giubileo delle Chiese orientali (12-14 maggio), il Dicastero competente ha preparato un sussidio pastorale utile per i pellegrini di quei luoghi, ma anche per i cattolici latini. La sua pubblicazione ha un duplice proposito: anzitutto «porre in evidenza alcuni elementi del patrimonio orientale particolarmente significativi in riferimento all’Anno Santo», in secondo luogo offrire un aiuto pratico ai pastori e ai fedeli orientali indicando «eventi e luoghi dell’incontro fra Roma e l’Oriente in modo che essi possano arricchire il loro itinerario di fede».
Il filo rosso che unisce le pagine del sussidio evidenzia lo spirito più profondo del Giubileo del 2025 «particolarmente espressivo della piena comunione delle Chiese orientali cattoliche con il Vescovo di Roma» e animato dalla speranza di «costituire un ulteriore legame di comunione e di fraternità» con esse. Inoltre, attraverso i mezzi di comunicazione sarà possibile notare «la varietà delle celebrazioni liturgiche delle diverse Chiese anche a Roma», meta principale dei pellegrinaggi in Occidente, anzitutto «da quando l’accesso dei fedeli a Gerusalemme e ai Luoghi Santi si fece più difficile».
Il prezioso contributo chiarisce altresì la notevole importanza delle memorie cristiane orientali custodite a Roma, a tal punto numerose da «far pensare che essa possa essere considerata un frammento d’Oriente sulle rive del Tevere». Considerando soltanto parte dei tesori conservati presso alcune fra le maggiori basiliche papali si può ottenere una conferma di quanto si è detto, a partire da S. Pietro, basilica non solo nota per essere il tempio massimo della cristianità, ma anche per essere «il più importante reliquiario orientale di Roma».
La sua cupola si ispira a quella di S. Sofia, e le colonne tortili del baldacchino rimandano agli ornamenti del tempio di Gerusalemme. Come è noto, sotto l’altare giacciono le reliquie di S. Pietro, primo papa della Chiesa cattolica, e sotto l’altare della cappella dei Canonici e di quella della Madonna del Soccorso giacciono le reliquie di due fra i più illustri rappresentanti della tradizione patristica greca: S. Giovanni Crisostomo e S. Gregorio di Nazianzo.
Anche presso la Basilica di S. Paolo fuori le Mura sono conservate le reliquie dell’altro grande martire cristiano e del suo discepolo Timoteo, primo vescovo di Efeso. Nella stessa basilica una suggestiva sequenza di medaglioni che raffigurano i papi da Pietro a Francesco ci informa di un’altra notizia interessante: nel I millennio undici pontefici furono di origine greca, sei di origine siriaca, uno epirota, un altro cretese e, infine, uno di origine alessandrina.
D’altro lato, nella cappella del Sacramento brillano i colori di un mosaico mariano bizantino, una fra le testimonianze di arte bizantina che abbelliscono le chiese di Roma. Uscendo dall’edificio sacro il visitatore varcherà la porta di bronzo, fusa a Costantinopoli nell’XI secolo. Mosaici che adornano l’arco trionfale e la navata centrale della basilica di S. Maria Maggiore, dove ora il Santo Padre riposa, sono una notevole testimonianza della bellezza dell’arte orientale, cui si aggiunge, fra le altre, la preziosa icona della Salus Populi Romani, cui egli fu molto devoto.
Alle meraviglie artistiche, citate solo in minima parte, si aggiungono i colori sgargianti dei mosaici di S. Clemente, basilica che ospita le reliquie di S. Ignazio d’Antiochia, martirizzato nel Colosseo. I tesori di immensa bellezza sono solo una parte d’Oriente custodita nell’Urbe. Non va dimenticato che essi sono frutto di emigrazioni, di importazioni di sapere e di conoscenze, di tradizioni e di tecnica. Non meno notevole, a questo proposito, fu lo sviluppo del monachesimo promosso da uomini come S. Atanasio, che «fece nascere un vivo interesse per la vita monastica» a Roma. Fede e arte, insieme alla devozione degli uomini, hanno contribuito ad arricchire l’Urbe di una spiritualità che oggi occorre ricordare per sentirci più vicini ai nostri fratelli orientali e per rendere più salda la nostra comunione con loro.