Attualità

LATORES PACIS

MASSIMO LODI - 10/10/2025

Donald Trump e Marìa Corina Machado

Chissà se avremo la Trumpax. Lui ci prova, e gli si può essere avversi allo stremo, ma va riconosciuto in positivo, positivissimo, il passo effettuato -pur se ancora del tutto da compiere- a Gaza. Gli ostaggi di Hamas ritornano in Israele, i prigionieri di Tel Aviv ritornano in Palestina, soprattutto le ostilità si fermano. Basta massacro. E si spera che il basta duri.

 Trump ne ha combinate d’ogni da quando è stato eletto a oggi, e per esempio i danni economici purtroppo si contano a bizzeffe: ultimi quelli conseguenti agli annunciati maxidazi contro la Cina. Né gli è riuscito di cavare un ragno dal buco a proposito di cessazione del conflitto Russia-Ucraina, nonostante la passatoia rossa stesa a Putin e il ravvedimento virtuoso nel rapporto con Zelensky. Ma, aspettando di trovare un’intesa Kiev-Mosca, fa una specie di miracolo sulla sponda più sanguinosa del Mediterraneo. Certo, è solo una tregua, l’avvio del trattare, il principio d’un percorso lungo. Comunque evviva. E l’evviva devono/dovrebbero esprimerlo i favorevoli ideologicamente al tycoon e i contrari: non può esserci divisione su un risultato di segno umanitario. Perché tale è, principalmente. Il resto, vedremo: difficoltà a iosa, però obiettare a una rupture della sciagurata quotidianità che schiude possibili (possibili, eh) orizzonti di convivenza armoniosa è un minchionismo. Viceversa: definiamo il fatto qualcosa d’eccezionale.

Eccezionale va definita pure la dama de hierro Marìa Corina Machado, venezuelana che si oppone da anni al regime di Nicolàs Maduro. Le hanno assegnato il Nobel, per la pace appunto, che Trump avrebbe voluto gli fosse conferito summa cum laude.  Non era, primo, una scelta tecnicamente praticabile, essendo stata individuata -secondo statuto- mesi fa; è, secondo, una scelta che premia la continuità lunga d’una determinazione a favore degli oppressi, dei segregati, dei desaparecidos. Spiega la giuria norvegese: “Marìa Corina, una donna che mantiene accesa la fiamma della democrazia in mezzo a un’oscurità crescente, instancabile nel promuovere i diritti democratici del popolo venezuelano e nella lotta a raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura democrazia”. E lei, umile: “Cos’è, uno scherzo? Non riesco a crederci”.

Dettaglio: la Machado ha rifiutato il comodo, si fa per dire, esilio. Vive nascosta da clandestina in Venezuela. Sarebbe bello che Trump riuscisse nella seconda impresa, simbolicamente altrettanto importante quanto quella di cui è protagonista a Gaza: stringerle la mano. Nella certezza di raccogliere l’anno venturo da Marìa il testimone del Nobel per la pace, sarebbe già oggi la testimonianza d’un Novel (romanzo) di pace. Mica poco, se pensiamo alla grandezza della platea mondiale di lettori della mite narrazione contemporanea. Forza mago Maga, hasta el final, come suol dire la Machado: sino alla fine. Questo si conviene ai veri latores pacis.