Editoriale

PALLA AL CENTRO

MASSIMO LODI - 10/10/2025

Meloni e la neosindaca di Genova Salis

Renzi dice alla Leopolda: alé con un nuovo centro per ridar tono/significato al centrosinistra. Che, se no, è sinistra e basta. Si può dargli torto? Risposta negativa. Il centrosinistra che dimentica la quota di centro e consolida la quota di sinistra non raccoglie consensi. Li perde. È successo nelle Marche, è successo in Calabria. L’allegro saluto ai moderati si volge in triste errore. Ma Schlein non se ne accorge o fa finta di. E allo stesso modo Conte. Sono tutt’e due impegnati nella corsa a conquistare la candidatura a Palazzo Chigi nel ’27, il resto sembra non importargli granché.

Se ne approfitta Meloni. Maestra di propaganda, vende benissimo il suo prodotto, nonostante sbagli di governo, esagerazioni dialettiche, fragilità della squadra istituzionale. Le magagne altrui coprono quelle proprie. Paradosso: tra le magagne, il crescere di Forza Italia. Un segnale del ripudio da parte di molti italiani della tendenza al vannaccismo. Questo suggerisce, e anzi impone, alla premier di ripensare il suo posizionamento politico: meno verso l’estrema, più verso il centro.

Il centro, ecco e appunto. Se Meloni ha buoni motivi per un colpo d’ala conservatrice che la allontani dalla sponda radicale, a maggior ragione dovrebbe seguire analoga strategia Schlein, Conte o chi al loro posto, qualora intenzionato a rendersi competitivo alle prossime politiche. Dunque Renzi ci prende, come al solito in anticipo sugli altri. È nel bacino moderato che van cercati i consensi o finiti a destra o non andati a sinistra a causa dell’astensione. Difatti l’ex presidente del Consiglio e segretario del Pd chiama Casa Riformista ciò che fu Italia Viva. E il nome è la cosa. La Cosa: il partito centrista in grado di compensare il pallido/consunto centrismo dei Dem nella coalizione.

Naturalmente il partito non basta. Ci vuole chi lo personifichi in chiave di candidatura elettorale. E il nome è pronto: Silvia Salis, sindaca di Genova, astro nascente dei progressisti, perfetta anti-Meloni. Perché costruitasi una carriera politica da sé, perché di abile capacità comunicativa, perché in controtendenza rispetto alla vecchia nomenklatura. Siccome né Schlein convincerà Conte a incoronarla competitor di Giorgia né Conte convincerà Schlein a incoronare lui, si andrà alle primarie. E Renzi vi lancerà Salis. Portando la novità-shock laddove, imperando lo smarrimento epocale, c’è disperato bisogno di una scossa dall’inerzia, di una riconnessione popolare, di una determinazione a vincere. Se Schlein e Conte rifiuteranno la sfida interna, daranno già per chiusa la battaglia esterna. Nel frattempo Meloni lascia intendere che non starà a guardare: l’elettorato di mezzo l’ha già premiata, però rischia di premiarla di meno, preferendole i post-berlusconiani, se lei non virerà con decisione verso il Ppe in Europa e l’area ex-post Dc in Italia. Manovra già silenziosamente avviata: cova sotto la Fiamma del simbolo di FdI, nell’attesa di spegnerla.