Società

BUDDHISTI E CATTOLICI INSIEME

PIETRO CARLETTI - 13/06/2025

Filippo Scianna

In occasione dei festeggiamenti per il quarantesimo anniversario dalla fondazione dell’Unione Buddhista Italiana, il presidente Filippo Scianna ha cortesemente accettato di essere intervistato da RMFonline.it

  • Nell’ambito del dialogo interreligioso quali sono i rapporti del buddhismo con il mondo cattolico?

L’Unione Buddhista Italiana (UBI) ha avviato e consolidato nel tempo un rapporto di confronto aperto con il mondo cattolico, in particolare con la Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Pur partendo da visioni diverse, le due realtà si sono incontrate attorno a temi comuni, come la dignità della persona, la giustizia sociale, la responsabilità ecologica e l’etica della cura. Il dialogo tra UBI e CEI non è solo formale, ma si è espresso concretamente attraverso incontri istituzionali, partecipazioni congiunte a tavoli tematici, e scambi in occasione di eventi pubblici che affrontano le sfide della contemporaneità con uno sguardo spirituale condiviso. L’impegno dell’UBI si fonda sull’idea che l’insegnamento buddhista possa essere una risorsa viva e attuale nel tessuto pluralista della società italiana, e che il confronto con altre fedi – in particolare con quella cattolica – sia una via di crescita reciproca. Accanto al dialogo a livello nazionale, numerose sono anche le iniziative locali che vedono comunità buddhiste e cattoliche collaborare in diverse aree del Paese. In molte città italiane si sono sviluppati percorsi di dialogo interreligioso che includono momenti di incontro, cammini condivisi di riflessione, e azioni concrete a favore delle persone più fragili. L’UBI considera questo dialogo un tassello fondamentale del proprio impegno pubblico: un modo per promuovere la convivenza armoniosa e il rispetto profondo tra le differenze, senza rinunciare alla propria identità ma aprendosi con umiltà e ascolto.

  • In che forma l’Unione Buddhista Italiana persegue progetti di pace?

UBI persegue il valore della pace come principio fondante della propria azione, ispirandosi agli insegnamenti del Buddha e traducendoli in progetti concreti, sia sul piano spirituale che sociale. La pace, per l’UBI, non è semplicemente l’assenza di conflitti, ma un percorso profondo che coinvolge la trasformazione individuale, la giustizia collettiva e la responsabilità verso ogni forma di vita. In quest’ottica, l’UBI promuove l’educazione alla pace e alla consapevolezza attraverso corsi, percorsi formativi e iniziative pubbliche che incoraggiano la pratica della meditazione, la riflessione etica e lo sviluppo di una cultura della nonviolenza. In molte scuole e contesti educativi, anche grazie al sostegno dell’otto per mille, l’Unione finanzia progetti che favoriscono il benessere interiore e la convivenza armoniosa. Alla dimensione del dialogo si affianca l’impegno concreto in progetti umanitari. L’UBI utilizza una parte delle risorse a disposizione per sostenere interventi a favore di persone vulnerabili, in contesti di povertà, emergenze sociali o ambientali, sia in Italia che in altri Paesi. Queste iniziative non si limitano all’assistenza, ma vogliono promuovere condizioni di pace duratura, fondate sulla dignità, sull’accesso all’istruzione e sulla giustizia. Infine, l’UBI sostiene con convinzione tutte le azioni volte al disarmo, alla riduzione della spesa militare e alla promozione di una cultura della nonviolenza attiva. Partecipa a campagne pubbliche e collabora con reti pacifiste, convinta che il Dharma offra una prospettiva preziosa per superare la logica della forza e orientarsi invece verso la compassione, il dialogo e la responsabilità condivisa. In ogni attività pubblica – dai convegni alle celebrazioni, dai progetti artistici ai percorsi formativi – l’UBI cerca di testimoniare una visione del mondo fondata sull’interconnessione, sull’umiltà e sulla possibilità concreta di contribuire alla costruzione della pace, a partire da sé stessi.

  • La generosità è per i buddhisti la prima pāramitā, ma qual è il suo significato più profondo?

Nel buddhismo, la generosità – dāna – è una pratica spirituale, non un atto episodico o reattivo. È la prima delle sei pāramitā, le perfezioni che conducono alla liberazione, perché rappresenta sia l’inizio del cammino che il suo orientamento permanente. Generosità, quindi, non è semplicemente l’atto di dare qualcosa a qualcuno. È la disposizione interiore a lasciar andare, a rompere l’attaccamento, ad aprirsi all’altro. È un allenamento quotidiano a vivere in modo non ego-centrato. L’obiettivo non è “fare qualcosa per l’altro”, ma diventare qualcuno che dà. È una trasformazione della propria mente e del proprio cuore. Infine, per i buddhisti, la generosità è anche la base di una società giusta e compassionevole: ogni gesto di offerta, piccolo o grande, contribuisce a costruire un mondo più umano, più attento e più consapevole.

  • Per i buddhisti quale contributo può dare la filantropia nella risoluzione dei problemi sociali?

Nel buddhismo, la filantropia rappresenta un’espressione concreta della pratica della generosità (dāna), è un sistema più strutturato e strategico di allocazione delle risorse per il bene comune. Ma nella visione buddhista, una filantropia che voglia essere autenticamente trasformativa non può prescindere da questa pratica profonda di generosità consapevole. Nel 2023 UBI ha dato vita a Wisedana Foundation, una fondazione filantropica che, ispirata ai valori buddhisti, promuove la “generosità saggia” attraverso iniziative sistemiche volte a migliorare la vita di tutti gli esseri viventi. Opera in ambiti quali ecologia, cultura della compassione, educazione e cura, sostenendo progetti che affrontano le cause profonde della sofferenza. La fondazione si propone di diffondere una cultura di consapevolezza e interconnessione tra tutti gli esseri viventi. Queste iniziative riflettono i principi del buddhismo socialmente impegnato, che applica gli insegnamenti del Buddha alle sfide contemporanee, affrontando le cause profonde della sofferenza attraverso azioni concrete e compassionevoli

  • L’Unione Buddhista Italiana ha recentemente celebrato i 40 anni dalla sua fondazione. Può raccontarci di cosa si occupa la vostra associazione?

L’Unione Buddhista Italiana è l’organismo che rappresenta ufficialmente il buddhismo in Italia, riconosciuto dallo Stato attraverso una legge del 2012. In questi decenni, l’UBI ha raccolto e dato voce a una grande pluralità di tradizioni buddhiste presenti sul territorio nazionale: Theravāda, Mahāyāna, Vajrayāna. Questa diversità è vissuta come una ricchezza, che testimonia la vitalità e l’universalità del messaggio del Buddha. L’UBI si occupa innanzitutto di sostenere la pratica e lo studio del Dharma. Lo fa offrendo strumenti, opportunità e sostegno alle comunità buddhiste italiane, promuovendo una presenza consapevole e rispettosa nel tessuto culturale e spirituale del nostro Paese. Ma l’attività dell’Unione non si limita alla dimensione religiosa. Un ambito centrale è quello dell’impegno sociale. Grazie ai fondi dell’otto per mille, l’UBI sostiene ogni anno centinaia di progetti in Italia e nel mondo. Si tratta di iniziative rivolte alla giustizia sociale, alla cura delle fragilità, alla tutela dell’ambiente e alla promozione della salute e dei diritti umani. In questo senso, il buddhismo viene interpretato anche come forza trasformativa nella società, capace di tradurre compassione e saggezza in azione concreta. Infine, l’UBI lavora anche sul piano educativo e istituzionale. Rappresenta i buddhisti italiani presso le istituzioni, promuove la libertà religiosa e il riconoscimento della spiritualità come parte del pluralismo democratico e porta avanti iniziative di formazione e consapevolezza rivolte a cittadini, studenti, insegnanti, operatori sociali. In sintesi, l’Unione Buddhista Italiana è molto più di un’associazione religiosa: è un punto di riferimento per chi vuole vivere il buddhismo in modo autentico e contemporaneo, mettendo al centro la pratica del Dharma e il servizio verso gli altri.