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QUEL DECRETO

MARCO ZACCHERA - 13/06/2025

Se pochi italiani si interessano di politica, pochissimi hanno capito i motivi dell’opposizione da sinistra al “decreto sicurezza” proposto dal governo.

Per me è un ulteriore esempio dello scollamento che la sinistra “ufficiale” ha sempre di più con la propria “base” perché basterebbe ascoltare i discorsi della gente per capire come il tema sia molto più sentito e condiviso dalla gran parte dei cittadini italiani che – a torto a ragione – hanno “fame” di una maggiore sicurezza generale.

I motivi sono profondi e in parte non positivi, motivati anche dalle troppe trasmissioni in cui ci si logora correndo dietro a violenze e delitti, ma resta il fatto che tutti si sentono progressivamente più insicuri e chiedano quindi risposte concrete.

Non sempre si percepisce infatti a fondo il disagio che – soprattutto gli anziani – vivono davanti alle notizie, per esempio, delle occupazioni abusive delle abitazioni, oppure davanti alla realtà di una pressoché totale impunità della micro-criminalità.

Basterebbe che chi ha urlato contro “le norme liberticide” girassero un po’ di più per le metropolitane italiane o sugli autobus, oppure ascoltassero i commenti della gente prendendo il caffè.

Sicuramente qualsiasi legge può dare delle risposte solo parziali, non si può (e non si deve) “casermizzare” il Paese, ma è innanzitutto la “percezione” che conta.

Se devo attraversare la strada e al di là del marciapiede c’è una pattuglia di Carabinieri ho meno paura di uno scippo, così percepisco più sicurezza se vedo finalmente che persone in divisa chiedono i documenti ad una slava nota nel quartiere per i suo “colpi con destrezza” e che ogni giorno – pur fermata – può impunemente ritornare a fare il suo “mestiere”. Negarlo è una sciocchezza, una demagogica presa di posizione, immaginando che – chissà perché – la Meloni offra con questo un’immagine di violenza o repressione. È esattamente il contrario: anche gli elettori di sinistra chiedono al governo le stesse cose rendendosi conto che più controlli sono necessari.

Certamente un decreto non basta perché poi le condanne dovrebbero essere applicate, mentre le carceri scoppiano e si pone seriamente il problema di un indulto almeno parziale, ma è trasversale la percezione della vita grama che conducono le Forze dell’Ordine che nel nostro Paese sono troppo spesso indicate come violente.

È ridicolo (o peggio) che il Consiglio d’Europa si chieda se i poliziotti italiani siano “razzisti”. Vengano i signori di Strasburgo a passeggiare di sera in una periferia italiana e si guardino in giro prima di giudicare.

Le nuove norme sono necessarie almeno come risposta formale dello Stato, tanto ci penseranno poi i giudici – come sempre – a limare, cancellare, rinviare discettando sui sacri principi di presunta lesa libertà, cambiando idea – forse – solo dopo il primo furto che avranno subito a casa propria.

Perché si spacca il capello sui diritti, ma nessuno (o quasi) percepisce le conseguenze del “danno sociale” subito dai cittadini inermi, quelli che prima sono vittime e poi vedono colpire chi dovrebbe difenderli, diffondendo così la percezione di una sostanziale impunità dei delinquenti che diventa così alla fine la negazione dei diritti dei cittadini onesti.

Forse in Italia è mancata la libertà perché due anni fa sono stati vietati i “rave party” ? In fondo vietandoli si è riusciti finalmente a contenere il fenomeno e relative devianze, eppure anche quella legge era stata osteggiata, vilipesa, imputata (a sinistra) di “lesa libertà”. Finalmente il governo ha fatto “qualcosa di destra” e non dovrebbe perdere l’occasione di far conoscere bene i contenuti di quanto è stato votato: avrebbe solo da guadagnarci, anche tra gli elettori di sinistra.