(C) Non ho dimenticato le attribuzioni personali alle precedenti espressioni, perché sono di tutti, ma proprio di tutti, i politici, intendo. Almeno nello sport non è così. Si perde, la coppa va nelle mani dell’avversario e pure il montepremi. Capita pure che ti licenzino, forse anche immeritatamente, povero Luciano. Non è solo la sua squadra che è un po’ disunita, il Milan peggio; e il campo largo? Schlein dice: se rigiocassimo adesso (ma un’altra partita) vinceremmo. Forse il povero Prisco, esempio di supertifoso, l’avrebbe detto dell’Inter, dopo il PSG, ma non credo al posto di Schlein o Landini dopo il referendum.
(S) Forse si dovrebbe dire: “abbiamo perso tutti”, se disabituiamo il popolo all’esercizio delle responsabilità politiche.
(C) Finora non ho voluto parlare di referendum, su questa rubrica, proprio per non prestarmi ad un gioco politico o ad un suo controgioco, entrambi al ribasso. Ho una ferita carnale nella memoria inflittami dai due referendum persi, ma molto seri, molto connessi con la visione della vita, quelli sul divorzio e sull’aborto. Non li ho voluti entrambi, ma vi ho partecipato attivamente, perché li ho sentiti veri. Non così la stragrande parte di quelli successivi, spesso li ho trovati strumentali, come questi, che, confesso, non ho votato perché non ne condividevo l’assunto, ma più ancora perché non ne apprezzavo lo scopo, strettamente politico.
(O) Spiegaci entrambe le questioni.
(C) Comincio dalla seconda: entrambi (considero i 4 sul lavoro come un unico tema) avrebbero cambiato poco o nulla, nel merito, ma l’eventuale successo sarebbe stato usato per dare una scossa al governo e per definire la supremazia all’interno della sinistra (badate bene: non del centro-sinistra, che anzi il successo avrebbe messo in difficoltà il centro). Trovo patetico che oggi si contino questi voti per paragonarli a quelli di una ormai lontana, più nei fatti che nel tempo, consultazione politica. Occhio poi al referendum cittadinanza, l’unico che avrei preso in considerazione, come male minore rispetto a soluzioni cervellotiche che l’attribuirebbero ai figli, neonati o minori (Ius scholae) e non ai genitori, causando complicazioni etiche e giuridiche insolubili. Il risultato di quest’ultimo mostra la profonda divisione a sinistra su un tema che si presentava con uno sfondo etico.
(O) Sul concetto di non banalizzare l’istituzione referendaria sono d’accordo, la raccolta di firme deve essere resa più severa, ma basterà? Forse però andrebbe comunque trovato un altro modo, più agevole il raggiungimento dello scopo, di definire un quorum più basso, se non si vuole eliminarlo.
(S) Serietà! La democrazia non deve diventare un televoto. Il continuo appello al voto diretto è ciò che ha eliminato tutti i “corpi intermedi”, non solo i partiti. Il cittadino semplice va a votare per una posizione determinata, talvolta preconcetta. Guardate i referendum sul lavoro votati dagli abitanti delle città più importanti e ricche, in coerenza con il voto stabile al PD, il partito ZTL. Chiarisci ora il merito dei referendum sul lavoro.
(C) Dichiaro sinceramente che mi riferisco ad un articolo di Giuliano Cazzola, che, ben più informato di me, porta dati reali. A sensazione direi che i problemi del lavoro in Italia erano e rimangono due e nemmeno sfiorati dai referendum: mancato incontro tra domanda e offerta e salari bassi, specialmente nei settori dei servizi alla persona, della sanità, dell’educazione e della ricerca. Ma Cazzola smonta i testi anche nel merito ricorrendo a dati reali: quelli italiani degli ultimi anni sono tra i più positivi per incremento del PIL, aumento degli investimenti, capitalizzazione delle imprese, sostenibilità ambientale, esportazioni.
(O) Ma tutto questo potrebbe essere stato pagato dai lavoratori.
(C) Fatti salvi i due problemi, trascurati dai referendum che ho già citato, il mercato del lavoro, analizzato da Panetta, governatore della Banca d’Italia si caratterizza per questi dati: contrariamente a quanto sostengono la Cgil e i promotori dei referendum, l’occupazione in Italia è continuata ad aumentare raggiungendo un record storico di occupati, soprattutto nella parte rappresentata dai contratti a tempo indeterminato. Secondo i dati dell’Inps, la crescita dei contratti a tempo indeterminato è stata favorita anche dal basso tasso di licenziamenti e dall’alto numero di trasformazioni dei contratti temporanei in essere. Questo per quanto riguarda il Jobs Act, gli altri casi erano affatto particolari e di minima rilevanza nel complesso del mercato del lavoro.
(O) Io spero però che il fallimento del referendum non sia inutile. I soggetti sociali e politici: partiti, sindacati, intellettuali, Chiesa della nuova Rerum Novarum Leonina, torneranno a fare il proprio mestiere, educare il popolo nell’affrontare le sfide globali sociali, politiche, economiche e persino relative alla difesa, oso dire anche militare, dei valori che chiamiamo civiltà.
(C) E qualche sfida sportiva? Cerchiamo di vincere anche quelle, senza che tre quarti d’Italia si metta a gufare contro.
(C) Costante (S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti