Sto leggendo con passione come certamente tanti di voi le analisi su Papa Leone XIV. E sono contento che siano in gran parte positive.
Chi ha fede crede nella “mano” dello Spirito Santo. Confesso che io credo molto nel raziocinio dei cardinali che vogliono ricostruire l’unità della Chiesa cattolica nel mondo nella continuità con Papa Francesco, ma con una gradualità e una differenza di stile e di linguaggio che Leone XIV ha già chiaramente evidenziato.
Più che dalle analisi sulla dottrina sono attratto da quelle che ricostruiscono la storia del ragazzo, dell’uomo, del prete, del missionario, del vescovo e del cardinale. Più le leggo e più le trovo di grande suggestione.
Se qualcuno mi avesse visto nel momento dell’annuncio del nuovo Papa avrebbe notato un largo sorriso nel sentire il nome che si è dato. Il mio pensiero, quasi un riflesso condizionato, è andato subito a Leone XIII: il Papa della Rerum Novarum, il Papa che ha fondato la dottrina sociale della Chiesa, il Papa dei lavoratori e della classe operaia, così lo chiamavamo noi delle ACLI nei corsi di formazione ai quali accorrevo assetato di conoscenze che non avevo.
In casa ho cercato un vecchio opuscolo con la Rerum Novarum e la sintesi di altre sue encicliche. Non l’ho ancora trovato, ma so che era pieno di miei appunti. Quando mi capita di leggerli su altri libri o su fogli spiegazzati mi vien da sorridere per la loro approssimazione e anche per l’energia giovanilistica che esprimono, ma immediatamente torno serio e grato perché quei libri e documenti sono stati il mio nutrimento culturale e politico.
Devo dire che tralascio di leggere tante analisi troppo politiche del tipo “Sarà l’anti Trump”. Cito solo Steve Bannon, strettissimo amico del presidente americano: “Leone XIV è la peggior scelta per MAGA, è un voto anti-Trump”. Mi auguro che abbia ragione ma non è questo il tipo di analisi che prediligo.
Mi convincono invece gli scritti che affermano che la sua sarà una Chiesa molto attenta alla “dottrina” per i cattolici, ma anche una Chiesa missionaria come è stata quella di Papa Francesco. Anche qui mi soccorre la lettura della storia personale di Leone XIV: un Papa americano che è stato per più di 20 anni in Perù. Vale a dire Nord e Sud insieme nella sua esperienza ecclesiale.
Quando Papa Francesco lo ha chiamato a dirigere il delicatissimo dipartimento che si occupa della selezione e della nomina dei vescovi di tutto il mondo gli ha dato una grande opportunità di conoscenza e vicinanza con i futuri elettori del Papa che gli sarebbe stata utile nell’occasione più importante.
Chi se ne intende, dice che gli è stata anche utilissima per conoscere i problemi internazionali da cui scaturisce l’invocazione: “La pace prima di tutto, fra di noi e nel mondo intero”. È la speranza che accomuna fedeli e laici.