Attualità

FIGLIO DI AGOSTINO

SERGIO REDAELLI - 16/05/2025

Le Romite Ambrosiane obbediscono alla Regola di Sant’Agostino

“È meglio avere meno bisogni che possedere più cose”, dice un eloquente principio della Regola di sant’Agostino. E un altro pensiero del vescovo africano di Ippona, nell’attuale Algeria, vissuto fra il 354 e il 430 d.C., ribadisce che “il superfluo del ricco è il necessario del povero”. Il doppio invito all’essenzialità, al senso di giustizia e allo spirito di solidarietà sociale rivela molto di Leone XIV che, presentandosi alla Loggia delle Benedizioni subito dopo l’elezione, ha ricordato di essere un frate agostiniano. “Sono un figlio di sant’Agostino”, ha rivendicato con la fierezza di appartenere all’Ordine intitolato a uno dei padri della fede cristiana, dottore della Chiesa cattolica, missionario della carità, della povertà e della conoscenza, filosofo, psicologo e teologo.

Il nuovo papa Robert Francis Prevost è agostiniano come san Nicola, come san Tommaso e come Rita da Cascia, la santa dei disperati. E anche come Lutero, il monaco ribelle che denunciò l’affarismo della Chiesa di Roma provocando la riforma protestante. Agostino, nato a Tagaste in Numidia, educato dalla madre Monica con qualche difficoltà, esercitò la professione di retore intorno ai trent’anni a Roma e a Milano, dove la lettura di Platone e di san Paolo e la presenza del vescovo Ambrogio lo indussero alla conversione. In contatto con Simpliciano e Girolamo, studiò a fondo l’anima e la psiche alla ricerca del divino e tornato in patria affidò la propria dottrina alle autobiografiche Confessioni terminate nel ‘400, al De Civitate Dei e al De Trinitate oltre ai tanti opuscoli polemici, trattati, dialoghi e lettere.

Sant’Agostino rappresentato nella volta della chiesa del Sacro Monte

Risalendo alle radici del cristianesimo prealpino, Agostino è riconosciuto come una figura di riferimento del Sacro Monte sopra Varese insieme ad Ambrogio che vi eresse il primo altare e a Carlo Borromeo che ispirò la costruzione della via sacra. Alla Regola di Sant’Agostino obbediscono le monache dell’Ordine di Sant’Ambrogio ad Nemus che da secoli gestiscono il monastero di clausura, un luogo carico di memorie. Nel 1746 lo storico Nicolò Sormani di Brusimpiano, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, descrisse le prescrizioni della Regola nelle Costituzioni per le Romite stampato a Milano in onore dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli rivelando i vincoli, le pratiche e la severa disciplina del loro vivere quotidiano.

Le Costituzioni vengono lette in refettorio ogni domenica e fissano le occasioni in cui le monache devono cantare in coro rivolgendo il volto all’altare o l’una verso l’altra, quando stare “ginocchione” o in piedi a recitare le preghiere, come comportarsi alla ferrata, nel parlatorio e alla porta d’ingresso, quali parole usare interrogando le candidate a prendere il velo, quando ammettere pubblicamente i propri errori, quando uscire dal monastero e come eleggere la badessa. Severo è l’elenco delle colpe, suddivise in gradi di gravità e punite con il digiuno a pane e acqua, la frusta e la cella di rigore, a cui le romite vanno incontro in caso di inadempienze disciplinari. Sormani riporta le prescrizioni della Regola anche quando l’argomento si fa delicato: “Domate la vostra carne – scrive Agostino – ed assoggettatela allo spirito con l’astinenza del mangiare e del bevere”.

Nel nome del grande pensatore dell’antichità cristiana, il 2025 invita i pellegrini del Giubileo della Speranza che Leone XIV ha ereditato da papa Francesco a visitare il Sacro Monte di Varese. Al teologo africano è accostato anche il nome di Casciago, alle falde del Campo dei Fiori, che secondo alcune interpretazioni sarebbe l’antica Cassiciacum dove il mistico cristiano si ritirò a meditare nella villa dell’amico Verecondo nel 386, prima di ricevere il battesimo a Milano. Qui compose i Dialoghi finalizzati a conciliare la filosofia con la rivelazione cristiana. Una curiosità: nei luoghi che ispirarono il pensiero del “dottore della grazia”, oggi sorge un’azienda vinicola che a sant’Agostino ha intitolato una specialità della casa, il merlot in purezza.