Attualità

I PIÙ BRAVI A SCEGLIERE

ROBI RONZA - 16/05/2025

Una bella sorpresa il nuovo Papa che il Conclave ha eletto l’8 maggio scorso.

È difficile non credere alla mano di Dio nel vedere come ogni volta la ristretta assemblea di grandi elettori, che si riunisce nella Cappella Sistina, fa una scelta sempre nuova e libera chiamando sulla cattedra di Pietro personalità molto diverse, ma sempre in positiva sequenza rispetto alle precedenti. Se si confronta la storia delle elezioni papali con quella delle maggiori democrazie, il cui corpo elettorale è composto di milioni di persone, si resta senza parole.

Quel ristretto gruppo di votanti, per lo più molto avanti negli anni, si dimostra capace di scelte più giovani, coraggiose e innovative di quelle che compiono masse di decine di milioni di elettori. In particolare, è evidente che i cardinali in Conclave mirano ad eleggere non “uno come noi”, ossia qualcuno in cui la più parte si possa riconoscere, bensì qualcuno cui tutti possano fare riferimento.

È questo il senso, la spiegazione del grande applauso che alla notizia del nuovo Papa riempie piazza San Pietro in Roma. Un applauso a priori, un gesto di fiducia liberatoria al sapere che è terminata la sede vacante, che c’è di nuovo un Papa; un gesto con cui si esprime la convinzione che chi è stato scelto sarà un bene, sarà il meglio per noi.

Faccio parte di quella stragrande maggioranza di persone che non aveva mai sentito parlare del cardinale Robert Prevost ora divenuto Papa Leone XIV; e che fra l’altro che mai si sarebbe immaginato che il nuovo Papa scegliesse di chiamarsi Leone dopo che l’ultimo a chiamarsi così era stato nel 1878 Leone XIII e il primo Leone Magno nel 450. Per me è stato, dicevo, una bella sorpresa, e anche una liberazione dopo la valanga di parole inutili con cui le Tv ci hanno in genere alluvionato da quando è morto Papa Francesco, dicendo di tutto sia di lui che del suo futuro successore a prescindere da quel che un Pontefice è essenzialmente chiamato ad essere.

Sin dai suoi primi gesti e dalle sue prime parole, quando ha esordito ripetendo le prime parole di Cristo risorto, “La pace sia con tutti voi”, Leone XIV ha riaffermato il proprium del Pontefice, che non è quello né di una grande autorità politica, né di una specie di cappellano di quel cumulo di vere o presunte buone cose e buone intenzioni in cui consiste il bene secondo i grandi mass media di oggi. Contro ogni riduzione e distorsione ha riaffermato che il contributo tipico dei cristiani alla pace nel mondo è “la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante”. Una pace che “proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”. È, mi pare, un invito a tutta la gente di fede a contribuire nello stesso spirito alla pace del mondo e della vita di ogni giorno.

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