Editoriale

LA FISSA DEL LEONE

MASSIMO LODI - 16/05/2025

Leone XIV con i giornalisti

Solo i popoli informati compiono scelte libere. È il passaggio-clou, un meditato graffio politico, del primo incontro di Leone XIV coi giornalisti d’ogni parte del mondo. Elogio al coraggio di chi scrive e alla liberalità di chi lascia scrivere. 1) Non tutti hanno il coraggio di scrivere: gli preferiscono obliquità, nascondimenti, servilismo. Usano il mestiere -che dovrebbe essere vocazione, vista la scelta di servizio pubblico- a pro della carriera. E a detrimento del resto. 2) Tanti s’adoperano in favore della liberalità di lasciar scrivere. Liberalità uguale libertà. Libertà di pensiero, coscienza, rivelazione.

Parola grossa, rivelazione. Ma vale usarla. Ti rivelo, in buona fede (in pace con me stesso, senza uso di fragorosità e muscolarismi, Prevost dixit), ciò che so. Vi aggiungo talvolta un giudizio. Poi tu valuterai se son stato fedele agl’intenti. Tu che mi leggi, ascolti, vedi. Non sempre porto la buona novella. Ma la novella buona sì, cioè quanto succede e merita l’attenzione generale. Ovvero la conoscenza. A chi s’impegna in tale lavoro il Papa ha reso omaggio, quasi considerandolo una missione, se correttamente interpretato e svolto. E da chi lo impedisce ha voluto prender subito le distanze.

C’è infatti chi lo impedisce. Succede talvolta nelle democrazie, quando si soffocano con sottili artifizi voci che disturbano il pensiero dominante. Succede sempre nelle autocrazie o democrature o regimi truccati da bonomie mascherate, che han di fondo l’avversione a discutere, confrontarsi, accogliere obiezioni, figuriamoci critiche biasimi sferzate e quanto di più. È il sentiment dispotico, oscurantista, reazionario che dà corrente all’imperialismo della comunicazione, esplicito o meno che sia. Segue l’obbligata remissività di massa.

A questo mondo l’agostiniano di San Pietro, determinato nell’opporsi ai soprusi planetari, ha già fatto intendere il rifiuto a negoziare. Lui che è un mediatore, non può né vuole esserlo in tema di racconto delle realtà e loro analisi. Sul punto si dichiara severo/irremovibile, lasciando capire quale interlocutore sarà la Chiesa per i regimi che negano all’uomo il dignitoso esercizio del diritto a esprimersi, dissentire, controproporre.

Scelta di campo netta. Quando Il Papa chiede di disarmare le parole, riprendendo l’assunto del predecessore, si riferisce in primis alle parole armate dei negatori d’emancipazione, indipendenza, autonomia. I tiranni che usano ogni mezzo coercitivo allo scopo di prevaricare. I prepotenti che custodiscono analoga indole pur cercando di dissimularla. I maestri dell’oppressione felpata, spesso abili nell’ammantarla di velluto populista, spacciandolo per tessuto popolare. Gente che avrà vita dura: cadono male, nella fossa d’un Leone che ha la fissa del giornalismo chiamato a disobbedire quando l’obbedire è inchino al potere.