
Sei anni sono pochi o tanti? Era il maggio 2019 quando Roberto Grassi, industriale di una grande azienda nell’abbigliamento tecnico con sede a Lonate Pozzolo e sin qui vicepresidente nazionale del Sistema Moda e abbigliamento, veniva nominato al vertice di Confindustria Varese, allora con ancora il nome di Univa. Lunedì 19 maggio, l’associazione si appresta a nominare successore Luigi Galdabini, imprenditore della omonima azienda di Cardano al campo, specializzata in macchinari industriali, fino allo scorso anno anche presidente dell’Ucimu, l’Unione dei costruttori di Macchine Utensili, crème de la crème della metalmeccanica italiana. Galdabini, propugnatore di tecnologie innovative nella produzione, è stato già vicepresidente di Confindustria Varese, le due aziende sono vicine, entrambe in comuni attaccati all’aeroporto di Malpensa, che si conferma come l’”hub” dell’industria provinciale. In un paese che così come sei anni fa cresce dello “zero virgola” (+0,3% per la precisione) sembra cambiato poco, ma in mezzo é cambiato il mondo.
Ci sono stati una pandemia, che ha portato a prorogare di due anni il mandato presidenziale rispetto alla norma, la guerra in Ucraina, ribaltoni energetici, quattro governi, la guerra dei dazi, e per Confindustria Varese è nato anche il mega-progetto “Mill”, nuova sede del sapere oltre che degli uffici, prevista a Castellanza, un argomento di cui si parlerà in assemblea. E poi ci sono state le crisi aziendali, che toccano pezzi forti, come la Whirlpool

Non è un passaggio di consegne facile quello da Grassi a Galdabini, anche perché l’economia varesina non è in splendida forma. Gli indici dell’export, elaborati dall’Istat, dicono che abbiamo perso posizioni nella classifica e in questi mesi il calo dell’export è stato più forte di quello nazionale e lombardo, così come gli indici congiunturali rilevati da Confindustria Varese sono da diversi trimestri con il segno meno.
Discorso diverso è il lavoro. Se Italia e Germania veleggiano con una disoccupazione al 6 per cento, a Varese siamo al 4%, roba quasi svizzera, anche perché una parte degli occupati è assorbita dalle “idrovore” di Milano e del Canton Ticino, con impatti anche sull’andamento demografico dei comuni. Da noi è più facile trovare lavoro che lavoratori e si vedrà se il nuovo quadro fiscale italo-elvetico che non avvantaggia più i frontalieri, che già hanno stipendi ben più alti, convincerà più lavoratori a restare sul mercato locale.
La Cassa Integrazione invece cresce man mano l’economia rallenta. Nel 2024, quella ordinaria è salita del 29% in provincia (diminuisce la straordinaria), con la metalmeccanica in difficoltà e le ore passate in un anno da 2,8 a 5,9 milioni. Il 2025 non comincia meglio: nel primo trimestre, nota il Report curato da Sergio Moia, esperto del lavoro con una lunga militanza sindacale alle spalle, in Lombardia la CIG è salita di quasi il 20% a 29,4 milioni di ore e solo a Varese erano 3,8 milioni.
Problemi che si trascinano di un’economia fortemente industriale (i servizi più qualificati vanno altrove), con scarsa innovazione e pure ridotto “fermento imprenditoriale”, da parte di imprese troppo piccole per crescere e investire. Tutti temi evidenziati nel poderoso Piano Varese 2050, sviluppato nel 2022 da Confindustria con il contributo dell’asse Harvard – Liuc, l’università spinoff di Confindustria Varese, rappresentato dal team che fa capo al professor Alberti. Già già allora il Piano strategico segnalava: “La provincia di Varese, da sempre territorio industriale di grande tradizione e peso per l’economia nazionale, registra un progressivo indebolimento sia nelle sue posizioni competitive sia nella tenuta della sua struttura economica e sociale”. Insomma, non siamo messi bene, anche perché “da un lato si registra un mismatch tra realtà e percezione, che ancora vede in Varese la capitale dell’operosità industriale e della capacità imprenditoriale, dall’altro si tratta di un territorio che perde velocità a fronte di preoccupanti debolezze strutturali”. Risultato: “forte rallentamento in termini di capacità e dinamicità innovativa, con flessione nel numero delle imprese, degli addetti e della produzione di valore aggiunto”. Sentenza: “Una competitività che rischia di non essere a prova di futuro”.
Il tema è stato ben presente nella gestione Grassi che, insieme alla continua pressione per lo sviluppo degli ITS (gli Istituti Tecnici Superiori), ha varato il progetto MILL, un “acceleratore di imprenditorialità” annunciato nel 2023 con la previsione di realizzare un grande polo a Castellanza, accanto alla Liuc. Qui dovrebbero concentrarsi la nuova sede (con la chiusura di una buona parte delle altre sedi già avviata) e poi laboratori, spazi per aziende innovative, spazi di co-working, corsi ITS, residenze per studenti e personale. Contatti sono già stati presi con altre realtà consimili in Lombardia, dove uno dei modelli è Kilometro Rosso.

Un progetto di cui proprio Galdabini è manager, che concentra ulteriormente su Castellanza e il sud della provincia il peso confindustriale e di cui si è parlato molto all’Assemblea del 2024 alla Schiranna nei capannoni MV. Il problema è che da tempo si è in stand-by: Il Comune di Castellanza aveva dato entusiastico appoggio, ma l’improvvisa scomparsa del sindaco Mirella Cerini il 25 aprile del 2024 è stato un obiettivo freno. Manca un piano attuativo e ci sono aspetti da sistemare dai cambiamenti di destinazione dei terreni, all’uso di aree pubbliche oltre che private, agli oneri di urbanizzazione. Grassi e Galdabini sono stati fotografati insieme con il candidato Fdi-FI alle imminenti elezioni di Castellanza dove la destra intende ribaltare gli equilibri, “ma in realtà stiamo incontrando tutte le liste”, precisano in Confindustria.
Grassi parlava lo scorso anno del 2027 come anno del completamento, ma intanto sorgono altre iniziative: saranno partner o concorrenti? il MIND nella zona ex Expo a Milano, con anche destinazioni residenziali, sta crescendo, la LIUC è pur sempre una (piccola) università privata di indirizzo manageriale ma non è un politecnico, con collegamenti migliorabili e più vicina a Milano che a Varese. Per la nuova presidenza ci sarà ancora molto da fare e buone idee per dare anima al progetto.