Prima del cosa, si passi dal quanto, perché rende bene l’idea: scriviamo di un mercato che si prevede raggiungerà i 10 miliardi di dollari entro il 2032 a livello mondiale.
Insomma, è una delle declinazioni di futuro più attese.
Vertiporto: in poche parole è l’aeroporto per i droni, macchine volanti regalateci dal XXI secolo che la generalità delle persone associa all’universo delle fotografie e dei video, quindi agli “scatti” aerei che hanno regalato una prospettiva prima impossibile alla “fabbricazione” digitale delle immagini. C’è molto, molto di più in realtà: c’è la rivoluzione – pronta ormai ad affermarsi – del trasporto merci e l’obiettivo sempre più concreto del trasporto persone.
Taxi volanti? Praticamente sì: il futuro è qui.
E Varese vuole esserci. Come Roma, Milano, Venezia e pochi altri luoghi italiani, anche la Città Giardino non vuole mancare il suo appuntamento con “l’ascensore” che porta al domani e ha presentato il progetto, “Vertiport HUB”, nato con l’appoggio delle Ferrovie dello Stato: “si tratterà del primo vertiporto Italiano innovativo ed eco sostenibile, pensato per lanciare una nuova frontiera di turismo aereo avanzato sostenibile e far scoprire alle nuove generazioni il nostro Paese da un punto di vista diverso”, ha scritto dronitaly.
La sua realizzazione coinciderebbe con un restyling urbanistico corposo, prolungamento di quello che a oggi sta cambiando volto alle stazioni. La struttura sorgerebbe sul tetto di un nuovo edificio multifunzionale dedicato alla mobilità, situato nella zona che da piazzale Kennedy guarda verso via Monte Santo. Oltre a “pista” di decollo e atterraggio dei droni essa ospiterebbe anche un parcheggio multipiano, destinato a servire gli scali ferroviari ma anche il vicino ospedale materno-infantile Del Ponte, sempre affamato di posti auto, e degli spazi commerciali.
Non solo: quello descritto non sarebbe che l’esclusivo incipit di un elenco che comprenderebbe un nuovo sottopasso viario e ciclabile, a eliminare il passaggio a livello che oggi spacca in due la città, la realizzazione di una nuova rotatoria all’altezza dell’incrocio Monte Santo-Cimone–Bainsizza–Kennedy e una pista ciclabile che raggiunga il Vivirolo, attraversando una zona ex industriale (comprensiva dell’ex Macello Civico) bisognosa di riqualificazione. C’è in gioco un intero quartiere, a conti fatti, quello di Belforte.
Ma torniamo al solo “vertiporto”: «Un investimento del genere può aumentare la competitività di una città media come la nostra» ha spiegato l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Varese Andrea Civati, snocciolando uno dei primi motivi di un investimento del genere, ma aprendo al contempo e suo malgrado anche a una polemica politica.
Varese vuole “prendere il volo”? Non ditelo alla Lega, che nell’ultimo consiglio comunale a Palazzo Estense ha buggerato l’intera giunta evocando tra l’altro la similitudine tra lo stesso Civati e lo scienziato pazzo “Doc” di Ritorno al Futuro: «Mentre voi andate avanti con le vostre narrazioni futuristiche, non vi accorgete dei veri problemi della città. La vostra è una realtà finta» ha riassunto il concetto il leghista Stefano Angei.
Il pensiero di chi si oppone è semplice: chi amministra Varese non può permettersi di guardare al futuro se non pensa prima alle buche delle strade, ai perditempo di piazza della Repubblica, ai negozi che chiudono in Galleria Manzoni, al “degrado del centro storico”, ai cantieri in ritardo, all’Isolino Virginia inaccessibile e a tutto quell’elenco di problemi e problemini snocciolato ormai a mo’ di filastrocca dalla minoranza politica.
Non sta a chi scrive giudicare chi abbia ragione. Di certo si tratta dell’ennesimo scontro tra due visioni di governo, oltre che di città, contrapposte: da una parte chi è sempre stato orientato al mantenimento dignitoso dello status quo, fatto di piccoli particolari da curare in mezzo a un quieto vivere provinciale; dall’altra chi ha deciso di giocarsi le proprie carte di gradimento puntando tutto sul cambiamento, anche a costo di lasciar per strada qualcosa, anche a costo di diventare impopolare.
La storia, e gli elettori, ci diranno chi ha avuto ragione.