Sono tanti, sono pochi? La concessione di un bonus di 2000 euro per tre anni, quindi fino a 6 mila euro, riapre il dibattito sulla ex provincia di punta dell’economia italiana ormai retrocessa in classifiche come attrattività, fermento imprenditoriale, innovazione tecnologica. In attesa di vedere i dettagli nella pubblicazione della delibera appena uscita, ricordiamo che il bonus è riservato agli under 40 che vengono a vivere nel Varesotto e hanno un lavoro per un aziende del luogo (si suppone comprese quelle che hanno qui unità locali anche se hanno la sede legale fuori provincia). Per come è concepita la misura, è probabile che i più diretti interessati saranno i dipendenti della sanità, anche se la richiesta viene soprattutto dalle categorie produttive. Il punto è vedere se funzionerò e quindi se i vantaggi supereranno gli svantaggi, cioè passare per ‘provincia svantaggiata’, con la conseguente perdita di immagine.
Il primo punto è ricordare che la provincia di Varese non sta vivendo uno spopolamento demografico: è semplicemente stabile, però invecchia. Ce lo dicono le proiezioni Istat, secondo le quali nel 2043, cioè quando chi nasce oggi avrà la maggiore età, gli abitanti saranno sempre 890 mila, così come oggi, solo che 53 mila in più saranno gli oltre 64 enni, e altrettanti in meno quelli di età compresa tra i 15 e i 64 anni, cioè ci saranno più pensionati e meno lavoratori. In pratica, occorrono più famiglie e famiglie giovani. Analogo è previsto il trend nel capoluogo di provincia: a Varese la popolazione resterà attorno ai 79 mila abitanti, seimila meno di Busto Arsizio, che gode di un’economia più dinamica e della- vicinanza con Milano e l’Alto Milanese.
Il secondo aspetto è che anche il presidente della Camera di Commercio, Mauro Vitiello, imprenditore pragmatico e di esperienza internazionale, si è arreso all’evidenza e alle richieste delle categorie, in particolare le piccole aziende manifatturiere. Il presidente camerale é molto attento al concetto di attrattività, che la provincia sicuramente ha in termini paesaggistici e di collegamenti, nonché di costo degli alloggi, ma alla fine si guarda anche alle retribuzioni, quindi ha messo mano al portafogli, sempre che duemila euro per tre anni facciano la differenza. Nel contesto economico piu generale si sente dire infatti che di uno zero in più avrebbe forse fatto la differenza, non un voucher che alla fine-si traduce in 150-160 euro al mese, per di più non in contanti ma in buoni da spendere presso operatori locali, in particolare in beni di prima necessità, dove occorre ancora capire se le catene della grande distribuzione (Esselunga, Coop, Lidl ecc) entrano in questa categoria o meno.
Resta da dire che due mila euro l’anno sono molti per chi li spende, ma non cosi tanti per chi li riceve.
Senza contare i casi di Porsche dove il bonus annuale è arrivato a 26 mila euro, o di Ferrari dove si superavano i 10mila, basta pensare alle diverse aziende in cui bonus sopra i 1000 o 2000 euro sono stati piuttosto comuni, compresa Poste Italiane, i cui dipendenti hanno ricevuto premi di risultato dell’ordine dei 3 o 4 mila euro. Insomma, questa volta sono voucher per i lavoratori o per le aziende?
Morale: alla fine cambierà poco e la manovra rischia di essere l’equivalente di un “bonus traslochi”, utile a decidere se trasferirsi a Solaro (città metropolitana di Milano) o ad Origgio (provincia di Varese), una sorta di-guerra dei poveri, in una provincia in cui comunque un lavoratore ogni sei già oggi lavora o in Canton Ticino (32 mila sono i soli frontalieri o in provincia di Milano e Monza- Brianza (si pensi alla zona densamente ricca di aziende di Agrate, Vimercate, Cologno, Cernusco), mentre la disoccupazione è ufficialmente al 3,6-4,0 % e le aziende letteralmente non trovano più lavoratori,
Camera di Commercio, Confindustria, Ufficio Scolastico sono da tempo alle prese con questo problema e queste sono delle risposte parziali. Questi enti ogni anno sono protagonisti di eventi che hanno lo scopo di favorire l’incontro di domanda e offerta e di promuovere la formazione tecnica, in particolare, nel caso di Confindustria di quella degli ITS, degli Istituti tecnici superiori, ma l’invecchiamento demografico qui pesa due volte, Lo scoro anno, ad un incontro promosso a Varese per il settore ristorativo alberghiero allargato, i posti messi a disposizione superavano largamente le candidature presentate, per altro fatte in maggioranza da cittadini stranieri, in un settore nel quale la comprensione linguistica é fondamentale, Insomma siamo già all’allarme rosso, e bisognerà vedere se 150 euro al mese per tre anni faranno la differenza. Resta il punto degli stipendi erogati. E non sarà facile superarlo.