
Si parla molto in questo periodo di “risiko” bancario, delle grandi manovre che coinvolgono i maggiori istituti di credito. Si parla molto meno dei cambiamenti che stanno progressivamente coinvolgendo un sistema bancario che, per molte ragioni, non è più quello di una volta.
Uno di questi cambiamenti è quello che viene chiamato “desertificazione” bancaria: la progressiva chiusura degli sportelli sia nei piccoli centri, sia nelle grandi città. È una scelta dettata soprattutto da ragioni economiche: le banche sono sempre più automatizzate, le maggiori operazioni si fanno via computer o telefonino, il costo del personale e delle sedi pesa sui bilanci.
“In Italia – sottolinea l’Osservatorio della First Cisl – c’è un’area vasta quanto i territori di Lombardia, Veneto e Piemonte messi assieme totalmente sprovvista di sportelli bancari. Per milioni di nostri concittadini – si pensi agli anziani – significa dover sopportare pesanti disagi per accedere a servizi necessari alla loro vita quotidiana. E negli ultimi anni il problema si è perfino aggravato, senza che il ricorso sempre più spinto al digitale riuscisse a tamponare le falle apertesi nel frattempo”.
La provincia di Varese non solo non ha perso progressivamente tutte le banche locali (tranne la benemerita presenza del Credito cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate), ma ha visto quasi tutti gli istituti di credito attuare una progressiva politica di tagli e chiusure. Anche qui con un’unica eccezione, quella della Banca popolare di Sondrio che non ha chiuso nessuna filiale (ne ha 24 in provincia di Varese).
Proprio la Popolare di Sondrio peraltro è nel mirino della modenese Bper che ha aperto proprio in questi giorni le procedure per convincere gli azionisti della banca valtellinese a cedere le loro azioni. Ebbene Bper è proprio la banca che, dopo aver acquisito molti sportelli di Ubi banca, li ha almeno in parte chiusi.
È così che sui dodici maggiori comuni lombardi con più di cinquemila abitanti senza più uno sportello bancario ben cinque sono nella nostra provincia (Sumirago, Venegono inferiore, Casorate Sempione, Jerago con Orago e Lonate Ceppino).
I sindaci di Casorate Sempione e Jerago con Orago, Dimitri Cassani ed Emilio Aliverti hanno invano protestato nei mesi scorsi contro la decisione: “Le filiali – hanno scritto ai vertici Bper e al prefetto – hanno rappresentato da sempre un cardine fondamentale per i nostri cittadini, in particolare per le 550 imprese e attività commerciali del nostro territorio, per le famiglie e soprattutto per i tanti anziani che abitano e vivono i nostri centri. La loro chiusura avrebbe un impatto profondo e immediato su circa 11mila abitanti, 4000 famiglie, oltre 1.600 ultra settantenni, lasciandoli senza un punto di riferimento cruciale”.
Il 37% dei comuni lombardi non ha sportelli bancari sul suo territorio. Il fenomeno di desertificazione è avanzato più rapidamente negli ultimi anni: dal 2015 ad oggi il 16% dei comuni è rimasto privo di filiali, mentre negli ultimi 12 mesi sono 18 i comuni che hanno perso l’ultimo sportello. Una percentuale che potrebbe salire ulteriormente: i comuni con un solo sportello sono il 27% del totale.
È significativo che tra questi ultimi la banca che ha mantenuto il maggior numero di presidi locali sia proprio la Banca popolare di Sondrio che è rimasta l’unica banca presente in 74 comuni. Ma se andrà in porto l’offerta di Bper tutto lascia credere che molte filiali verranno chiuse, come è avvenuto con quelle ex Ubi in Lombardia ed ex Carige in Liguria.