Il mondo della politica del nostro Paese è ancora diviso tra sinistre e destre. Per non dare idea di essere o troppo destra o troppo sinistra si mimetizzano denominandosi centro-sinistra o centro-destra; c’è poi qualche furbone che si dichiara di centro, cercando di ripristinare quell’idea furtiva della Prima Repubblica del doppio forno, per far cuocere le proprie pietanze o nel forno di sinistra o nel forno di destra, creando quei disastri che ancora oggi ognuno di noi ha sul proprio conto i loro debiti.
Cari Alfieri, tocca a noi, con il nostro progetto federalista delineare una terza via, cioè un’alternativa concreta e praticabile, capace di proiettare prima la Padania, l’Italia e poi l’Europa e il mediterraneo, nello scacchiere internazionale come protagonisti di tutto. Raccogliamo tutte le nostre idee, prepariamo il “Nostro Manifesto”; ne abbiamo le capacità, per la nostra cultura imprenditoriale, per la nostra cultura storica millenaria. Non lasciatevi spaventare per il progetto, io non mi sono spaventato all’inizio del progetto federalista, quando nessuno sapeva bene cosa fosse, anche se poi naufragato per continui tradimenti ad alto livello; dunque, non spaventatevi neanche voi. È la formula per un orizzonte ideologico che preveda il diritto dei popoli alla piena sovranità e la costruzione di un ordine più giusto dove la Comunità e il cittadino collaborino in modo virtuoso per il bene comune.
Progetto che si pone come valore non negoziabile, anche a costo di entrare in conflitto con i potentati che non vorrebbero cambiare nulla. Sono molti i popoli europei e non solo (perché il progetto federalista non ha confini), i quali aspettano questa partenza. Vorrei tanto che gli Alfieri siano il motorino di avviamento per dare l’inizio a questo nuovo rinascimento europeo, mediterraneo, con il riconoscimento della piena sovranità. Un modello per far ritrovare l’orgoglio e l’entusiasmo e rendere protagonisti popoli ritenuti fragili di realizzare progetti e iniziative che in una visione integrale dello sviluppo sappia coniugare le ragioni morali della dignità umana con le ragioni economiche della produttività. Per la costruzione di un modello completamente nuovo, dove il bene comune e la giustizia sociale devono restare sempre una priorità di chi fa politica nel senso più nobile e alto della parola e soprattutto investono la responsabilità del cittadino.