Pensare il Futuro

NO RIMANE NO

MARIO AGOSTINELLI - 20/06/2025

Mi colpisce come dallo schieramento governativo si assuma l’esito dei referendum appena svolti come una definitiva sconfitta dei quesiti posti ed una conferma della loro inattualità solo perché sancita non da un dibattito franco sui contenuti, ma dalla indebita pressione esercitata per disertare le urne. Una prova – quest’ultima – più di debolezza che di capacità di stare in un confronto in campo aperto che segni una strategia su lavoro e cittadinanza come la CGIL ha proposto in auspicabile discontinuità con tutta la politica per i prossimi anni.

E che dire del tentativo di screditare lo strumento costituzionale di democrazia diretta, forse per avere mani libere sulle modifiche ai principi della nostra Carta?

Più nello specifico e in relazione alle continue improvvide incursioni del Ministro dell’Ambiente che ripropone l’atomo nella transizione energetica da qui al 2050, si vuole forse suffragare e giustificare un comportamento contrario al rispetto del voto popolare di un altro referendum, questa volta ampiamente accreditato dal raggiungimento del quorum: quello cioè del 2011 che ha ribadito l’esclusione del nucleare dal territorio nazionale?

Avanzo qui alcune riflessioni al riguardo, proprio nell’anniversario di quel 13 Giugno di 14 anni fa, segnato da una grande mobilitazione popolare, caratterizzata dalla centralità dei temi dell’acqua e dell’energia scossi anche dall’incidente catastrofico alla centrale di Fukushima qualche mese prima della prova elettorale. Un avviso chiaro quello del 2011 di come i beni comuni siano assai cari ai cittadini e meno ai governi, se si pensa alla scarsa considerazione mostrata verso l’acqua come risorsa pubblica e bene comune e all’improntitudine con cui il governo Meloni-Pichetto Fratin oggi parla un giorno sì ed uno no di ritorno del nucleare nel programma energetico del nostro Paese. Si dirà: l’emotività aveva caratterizzato il voto dopo Fukushima. Un’emotività, si continua a riportare, oggi superata da rassicurazioni verificabili. Ma… non banalizziamo! Non solo l’incidente giapponese è responsabile di oltre 65 morti con certezza e di un numero assai maggiore attribuito allo stress successivo o agli effetti di danni radiologici, ma rimane oggi una ferita non rimarginabile sul territorio e nel mare circostante. La società che gestisce l’impianto sta infatti trattando e rilasciando l’acqua contaminata nell’Oceano Pacifico (già 90.000 tonnellate tra 2023 e 2024), oltre a cercare di rimuovere detriti pericolosissimi di combustibile fuso (dentro i reattori permangono 880 tonnellate di materiale estremamente pericoloso, che presenta livelli di radiazioni così elevate da essere trattate solo con robot telecomandati).

(…)Nel richiamo al nucleare bandito dal referendum, come giustificare l’assoluta mancanza di novità di rilievo riguardo al rischio di incidente dei reattori e allo smaltimento delle scorie radioattive, se non con una improvvida ed arrogante infrazione del risultato di un atto di democrazia diretta raggirato dalle deleghe ad un Esecutivo che non transita mai dal Parlamento?

Una infrazione che si manifesta anche questa volta con decreti legge reiterati nel tempo che anticipano risoluzioni che sono allo stato attuale impugnabili di diritto.

Come è possibile che Governo italiano e Industria francese siglino in questi giorni un accordo per il nucleare europeo in cui la Francia assume un ruolo guida nel rilancio del settore in Europa, in un contesto di rinnovato entusiasmo per l’energia atomica nell’Unione europea? Dove sta il mandato? In questo accordo sottoscritto a Bruxelles la Francia, come Paese più nuclearizzato del continente, è alla testa di un’alleanza crescente di Stati membri dell’UE, tra cui l’Italia, che promuovono il nucleare come “mezzo per decarbonizzare la produzione elettrica”. In quella sede il Governo ha annunciato l’intenzione di aderire all’alleanza nucleare in estensione avviando un iter legislativo per rilanciare la produzione nazionale (…).

Naturalmente, “l’alleanza per il nucleare” ha immediatamente chiesto un accesso dell’energia atomica ai meccanismi di finanziamento europei. Quando poi l’accordo celebra i suoi fasti senza ritegno alcuno – testualmente : “Abbiamo bisogno di nuovo nucleare per inaugurare un’età dell’oro dell’energia pulita e abbondante: è l’unico modo per proteggere i bilanci delle famiglie, riprendere il controllo della nostra energia e affrontare la crisi climatica”  – chi ha autorizzato il nostro Governo a condividere questa prospettiva?

E i referendum traditi ed i ritardi sulle rinnovabili a chi imputarle se non a una classe dirigente priva di una valorizzazione di quell’esercizio della pedagogia politica che confida nei cittadini e si colloca in comunicazione con loro, non rinchiudendosi in quelle élite che, al riparo di un populismo mal dissimulato, non esibiscono un sufficiente riguardo della rappresentanza e delle sue regole di democrazie diretta e delegata.

*Da Il Fatto Quotidiano (https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/13/referendum-2011-nucleare-acqua-pubblica-governo-meloni/8024363/)