Attualità

AHI, GARIBALDI

FABIO GANDINI - 23/05/2025

“Il combattimento di Varese” di Gerolamo Induno

Il primo sussulto davanti alla notizia è stato politico, con una vena di ironia che speriamo possa trasparire chiara dalle prossime righe…

“Ohibò, è forse tornata la Lega?” ci siamo infatti chiesti…

Quella “vera”, intendiamo, “nostrana”, anzi meglio: delle origini, il Carroccio che – diciamocelo un po’ in confidenza – quel “Garibaldi lì” non l’ha mica mai visto tanto di buon occhio… In fondo certe “sventure” che i devoti al Senatùr Umberto Bossi hanno combattuto per anni trovavano genesi nel personaggio che un giorno si mise in testa l’idea di unificare l’Italia tutta… Senza di lui, i suoi Mille e quel fervore patriottico mal risposto… hai voglia che bella Padania sarebbe nata un giorno…?

Altro che Salvini, Vannacci, gli occhiolini ai fascisti di ieri e di oggi, la destra più destra della destra e gli immigrati da “remigrare”, ultima parola preferita dai “verdi-neri” del 2025: era l’Eroe dei due mondi il vero nemico…

Finita l’ironia, rimangono i fatti. Incomprensibili. Questi: Regione Lombardia, da tempo immemore a guida leghista, ha appena negato l’autorizzazione a realizzare un murale – su una parete dell’ospedale pediatrico varesino Del Ponte – raffigurante la “Battaglia di Varese” del 1859 (ndr, raffigurata in un noto quadro da Gerolamo Induno) senza peraltro esprimere alcun perché al proprio diniego. L’opera sarebbe stata commissionata dall’associazione cittadina “Varese per l’Italia 1859” e “firmata” da un’artista che da anni è anticipato dalla propria bravura, Ravo Mattoni, autore di diversi murales – l’ultimo qualche giorno fa, per Ance – disseminati qui e là per la provincia: l’azienda sanitaria locale aveva dato il proprio benestare, felice che un’anonima facciata di un nosocomio potesse acquisire inaspettatamente bellezza e interesse, ma l’amministrazione regionale non ha lasciato scampo alcuno ai sogni.

Tutti basiti. I garibaldini dell’associazione, che mai han torto un capello a chicchessia; l’amministrazione comunale, che pregustava un altro abbellimento cittadino; quella sanitaria, i cittadini, qualsivoglia osservatore esterno.

Che male fa il ricordo del Risorgimento, del quale la “Battaglia di Varese” rimane episodio valoroso soprattutto per una storia locale che può così fregiarsi di aver dato un “contributo” significativo al processo di unificazione italiano? Lo scontro tra i Cacciatori delle Alpi e le truppe austriache del generale Urban fu infatti una conferma militare molto importante della fattibilità della cacciata straniera, che aveva fatto segnare punti importanti in Piemonte e che, dopo Varese diventò fragorosa in tutta la Lombardia, fino all’armistizio di Villafranca. Non mancano, all’epica che racconta questi fatti, episodi drammatici come le cannonate che imperversarono sulla città, i luoghi simbolo come Biumo (“dentro” la “Battaglia di Varese” c’è la “Battaglia di Biumo”) e le gesta valorose che hanno costruito un passato comune che sarebbe stato originale – 166 anni dopo – ammirare riprodotto sotto forma d’arte su una struttura pubblica.

La Storia, quella con la S maiuscola, quella costitutiva, non si può cancellare, così come non si può cambiare il significato alle parole, soprattutto quelle più turpi. E allora la Lega rammenti – se ne ha voglia – che in centro a Varese, murale o non murale, rimarranno per sempre una piazza e un monumento a ricordare quelle imprese “nordiche” eppure così tanto “italiane”, e, allo stesso tempo – facendo un salto non richiesto ma che ci viene spontaneo se pensiamo ai fatti di cronaca politica degli ultimi giorni sul nostro territorio e se torniamo alla “nuova” Lega – che la parola “deportazione” può avere solo un significato. Che rimanda a un crimine contro l’umanità, non alla libertà di espressione.