
Un fine settimana all’insegna delle “nuvolette”. Nel senso del fumetto. È quello a Varese il 23 e 24 maggio, con un fitto programma di incontri, presentazioni, laboratori per bambini, e anche di una competizione per giovani autori, con una “notte bianca” tra venerdì sera e il sabato a mezzogiorno. Un “Challenge” rivolto a giovani fino a 35 anni, non professionisti ma magari studenti di grafica o, appunto, di fumetto, pronti a sfidarsi nelle sale della biblioteca civica. Il formato è intrigante: una sfida di quindici ore per realizzare sul formato minimo di una tavola A3 una storia contenente una serie di “elementi” estratti a sorte. Padrone di Casa è Comune, con l’assessore alla cultura Enzo Laforgia, che da tempo parla del fumetto come forma di comunicazione e letteraria, e la cooperativa Totem.
Ma che ci fa con una materia come il fumetto uno storico prestato alla politica (“trentotto anni di insegnamento”, come lui stesso racconta), uno studioso con all’attivo collaborazioni con università e centri di ricerca in Italia e Francia, un autore che ha tra l’altro da pochi giorni presentato il suo ultimo libro, dedicato alle abitudini alimentari degli italiani durante il Ventennio,? L’abbiamo chiesto al diretto interessato e non mancano le sorprese.
- Professore e amante del genere “comics”, per alcuni “la Nona Arte”. Dica la verità: ogni amante dei fumetti ha i suoi preferiti. Quali sono i suoi?
Sono passioni che si formano da ragazzo: tra gli italiani citerei Corto Maltese, di Hugo Pratt, tra quelli esteri i francesi Tintin, di Hergé, e naturalmente Asterix, di Goscinny e Uderzo. Diversi autori italiani degli anni ’70 hanno lasciato il segno, come Andrea Pazienza a Filippo Scozzari, solo per citarne alcuni, per arrivare in anni più recenti a Zerocalcare, ovvero Michele Rech….
- Come nasce questa passione?
Sono cose che ti prendono fin da ragazzo. Come tanti della mia generazione, quella degli anni Sessanta, ho cominciato con il Corriere dei Piccoli e Topolino, ma il salto avvenne con il fatidico Linus.
- Mai pensato di cimentarsi direttamente? In fondo in queste ore a Varese ci saranno diversi giovani a provarci, i fumettisti italiani hanno fatto scuola…
E come no? Da ragazzo mi sarebbe piaciuto fare il disegnatore. Ci ritrovavamo con gli amici e ci si cimentava.
- Nessuna tentazione di provarci professionalmente?
No, però devo dire che in qualche interminabile riunione, il disegnare un po’ sul foglio degli appunti è stato anche la salvezza dalla disperazione!
- Un amante del fumetto ha anche le sue collezioni….
Naturalmente. Solo che non sono ordinato e poi ho vissuto in diverse città, con il risultato di una certa dispersione. Diversi albi sono tra l’altro ancora nella casa dove sono cresciuto, in Puglia, a Barletta Naturalmente c’è sempre da combattere con il problema dello spazio, che si tratti di raccolte di fumetti o di libri, perché in entrambi i casi lo spazio occupato continua a crescere.
- Già: come uno storico e scrittore concilia questo background “paludato” con il fumetto, spesso considerato una sorta di “arte minore”?
Ormai è assunto che il fumetto è una sorta di “letteratura disegnata”. Direi piuttosto che anche in Italia si sta riscoprendo quella che chiamerei “dignità autoriale”. Del resto, pensiamo che al fumetto si sono dedicati autori e scrittori come Oreste Del Buono (tra i “padri” della rivista Linus, di cui fu direttore negli anni Settanta) o Umberto Eco. Il fumetto ha anche il merito di riflettere molte delle sensibilità di ogni giorno, comunicare dei valori.
- Il fumetto è cultura.
Assolutamente: In Francia per esempio questa consapevolezza è molto alta. Lo scorso anno a Parigi si è tenuta al Centro Pompidou una straordinaria mostra del fumetto degli ultimi 60 anni che ho potuto visitare con grande interesse. Parliamo di un evento durato cinque mesi, che ha occupato gran partedei sei piani del “Beaubourg”, che ora sta per chiudere per ben cinque anni per una radicale ristrutturazione. In tale ambito c’è stata tra l’altro anche una retrospettiva dedicata a Corto Maltese. Del resto, diversi autori italiani, oltre appunto a Pratt, il creatore di Corto Maltese, hanno avuto un ruolo nella cultura transalpina e hanno a lungo lavorato per editori francesi tra i più importanti. È il caso di Milo Manara, cui l’anno prima ancora a Parigi era stata dedicata una mostra, o di Tanino Liberatore, autore italiano da lungo tempo in Francia.
- Attese per il fine settimana del fumetto varesino?

Da una parte è la conferma del nuovo ruolo che la biblioteca ha assunto con il passare del tempo, sempre più aperta alla città, alle nuove tematiche, alla sperimentazione: solo nell’ultimo anno sono stati una cinquantina gli eventi che si sono svolti.
Dall’altra c’è la volontà di fare conoscere e apprezzare sempre più questo formato di narrativa e fare crescere la curiosità. E poi, perché no? potrà anche crescere la voglia di diversi giovani di farne un percorso di studio e un’opportunità di lavoro e comunque arricchimento culturale. Nel programma è stato previsto anche un incontro con Gianfranco Florio, fumettista disegnatore della Disney. Gli esempi non mancano.