Io & Lui

VARESE NON È SALERNO

LUCIANO DI PIETRO - 24/02/2012

 

Dopo un giretto in città, torno a casa e vado in cucina, dove la Lui (Luisella, mia moglie, sempre la stessa da quasi trentasette anni) sta preparando i pici all’aglione.

– Sai – le faccio – Varese è piena di manifesti con su scritto: “Varese non è Salerno”, “Varese non è Pordenone”.

– È pur sempre una notizia – dice lei -. Cosa vuoi, saranno i maghi della pubblicità, che prima lanciano una frase provocatoria, senza senso, e poi te la spiegano una settimana dopo.

– Già, ma la notizia non è questa. È che sul manifesto c’è scritto “Varese (virgola!) non è Salerno”, “Varese (virgola!) non è Pordenone”.

– Come sarebbe, Varese virgola?

– Proprio così: c’è scritto: “Varese (virgola!) non è Salerno. Insomma, dopo il soggetto, e prima del verbo essere, c’è una virgola! È come se scrivessi: Io (virgola!) sono laureato in lettere classiche!

– Può darsi.

– Come, può darsi?

– Sarà una laurea breve.

– Cioè?

– Così breve che non hanno avuto il tempo di insegnare la grammatica!

Devo dire che la Lui, anche quando è tutta infarinata per preparare i pici all’aglione, non perde mai la sua sapida ironia, che a volte sconfina nel sarcasmo.

– Ma tu non capisci – le faccio io -. Sono le esigenze della comunicazione. Voglio credere e voglio sperare che quella virgola sia voluta e stia lì come per dire: “Varese (porca miseria! oibò! per Giove! càspita! cribbio!) non è Salerno e non è neanche Pordenone! È una virgola enfatica, insomma!

– Non licet.

– Non cosa?

– Non licet, è latino! Vuol dire che comunque non è lecito, non si può, non si deve, è un errore da matita blu.

– Obtorto collo, mi costringi a ricordare studi perduti nella nebbia!

– Albo signanda lapillo! Oh giorno memorabile! Finalmente mi riparli in latino come quando, nella dichiarazione d’amore, timido eppur deciso, mi dicesti: “Nec tecum nec sine te vivere possum!”

La Lui, quando fa i pici all’aglione, si esalta e parte con la fantasia. A proposito! I pici all’aglione, fantasia in cucina: spaghettoni solo acqua e farina, tirati a uno a uno con le manine sante della Lui; e poi l’aglione, che si stempera con il pomodoro al fuoco lento come un’ora di latino, fino a perdere tutta la sua aggressività per diventare soltanto un profumo. Spruzzata di pecorino, e via!

– Fra quanto sono pronti? – le domando.

– Ci vuole ancora un’ora! –

Bene. Fra un’ora, io (virgola!) mi mangio un bel piatto di pici all’aglione!