Garibalderie

IN MEMORIA DEL GELSO

ROBERTO GERVASINI - 25/04/2025

Facendo omaggio del suo libro “Dio creò gli alberi a Sua immagine e somiglianza” Gaspare Morgione mi scrisse una dedica definendomi “….amico italiano ed albero ad honorem”. Gli avevo regalato un grande Tricolore, era il 2011. Gli alberi sono sacri e si sono evoluti meglio degli umani: vivono più a lungo e sanno rigenerarsi stupendamente : tagliate le braccia ad un umano, non gli ricrescono. Gli alberi comunicano tra loro e sono intelligenti.

A Varés, città dei giardini, la loro vita negli ultimi lustri è diventata difficile. Dei cipressi dei Giardini estensi ricordiamo tutti: Accetta Nera (così da me appellato l’assessore al Verde del tempo, un po’ di destra), voleva, con una ragione, abbatterli. Non erano querce, sacre alle divinità dei Celti insubri, non si trattava di Ficus religiosa, sacro ai buddisti; di ulivi sacri a Minerva; di pioppi sacri a Zeus, di pomodori sacri a Ciccillo… Furono salvati: li aveva fatti piantare un varesino illustre, Salvatore Furia. Morì (?) l’albero secolare di Villa Panza. Malato ed instabile il “Piantone” di via Veratti venne messo in sicurezza con una colata di cemento intorno (detto ironicamente).

A Villa Mylius venne segato un filare di stupendi tigli quando il problema poteva essere quello di trovare spazi per un facile parcheggio per la scuola di Gualtiero Marchesi e i tigli vennero dichiarati malati (mal di gola?). Sparirono anche le radici in pochi giorni rendendo vano ogni tentativo di analisi da parte di fitopatologo “incazzato”. Un altro filare in attesa di motosega potrebbe essere quello di via Vico, ingresso di Villa Toeplitz, dentro il parco della quale “sono, siccome immobili” i resti di alberi secolari vittime della “sicurezza”. La strage è in atto. Dentro il giardino del Museo Morandini in pieno centro è stato abbattuto un grande ippocastano, sacro a nessuno, eretico, chissà se e come periziato; il gemello farà la stessa fine a breve così come abeti e pini che hanno la colpa di essere stati piantumati tanti anni fa vicino al fabbricato.

Milei e le motoseghe son diventate di moda. Non ci sono solo i mezzi meccanici. Il gelso secolare di viale Aguggiari angolo Via Appiani, più che centenario, è stato assassinato col fuoco e la benzina. Chi scrive ricorda Vittorio Gervasini, allevatore ed agricoltore, che di quel gelso massacrato col fuoco tagliava i rami carichi di foglie di un verde brillante, cibo per i bachi da seta ancora allevati a Varese alla fine degli anni 40 e primissimi anni 50. Il più bello e forse vecchio gelso sta da oltre un secolo nel centro di San Fermo. Curatissimo. Alcuni rioni di Varese stanno cambiando fisionomia con abbattimenti indiscriminati di alberi, Sant’Ambrogio in testa. Desolati, che rimane da scrivere? Buona sega per tutti.