
Si voterà probabilmente in autunno, e le Regioni sono sei.
Dal Nord al Sud: Veneto, Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Campania e Puglia per un totale di circa 17 milioni di elettori. Tre hanno oggi una guida di centrosinistra: Toscana, Campania e Puglia mentre il Veneto e le Marche sono di centrodestra.
La Valle d’Aosta, sfugge a questa classica ripartizione ed è l’unica Regione in cui non si voterà direttamente per il presidente che sarà eletto dal Consiglio regionale a maggioranza assoluta.
A Roma si sta discutendo se votare in tutte queste Regioni in un solo giorno. Questa sarebbe, a mio avviso, la scelta migliore per alleggerire il clima di perenne campagna elettorale, quindi pesantemente propagandistico, che non giova ad una riflessione collettiva seria e ben ponderata dei cittadini elettori nei vari territori.
Non dirò affatto che queste votazioni non abbiano un significato politico di carattere generale, e tuttavia non mi rassegno a vederle solo come un voto nazionale spezzettato derivante “dall’unico giudizio che conta, quello sul governo nazionale”. È un modo sicuro per non dare una giusta valenza amministrativa a queste tornate elettorali.
Ci ha pensato finalmente la Corte costituzionale a togliere di mezzo una pesante polemica sul terzo mandato nelle Regioni a Statuto ordinario. Una scelta, quella del No che, data la mia esperienza regionale, ho sempre ritenuto positiva e scontata. Con l’elezione diretta del presidente si attribuisce ad una sola persona e al suo apparato (cerchio magico per i detrattori) una quantità enorme di potere che spesso condiziona negativamente il rapporto con il tessuto sociale che si amministra.
Ora anche in Veneto e in Campania, senza più Luca Zaia e Vincenzo De Luca come candidati, il punto centrale anche in queste due Regioni sarà come tenere insieme le coalizioni, come costruirle, come fare in modo che tutto ciò avvenga nello “spirito” dei territori e sulle loro capacità di essere espressione di tendenze di reale “autonomia” programmatica. Il compito sarà più difficile per il centrosinistra ma, se non ci riesce, è giusto ed inevitabile che non governi.
Ovviamente l’Italia è uno Stato unitario e non una federazione di Regioni come la Germania. Ma se vogliamo un sistema forte e propulsivo di Autonomie Locali, e ce n’è un grande bisogno, i vertici nazionali non possono imporre le scelte alle loro basi sociali e territoriali. Questo vale a destra come anche a sinistra. E poi vinca chi interpreta meglio il sentimento popolare.