Politica

EUROPA, EUROPA!

GIUSEPPE ADAMOLI - 27/06/2025

Era un’invocazione che parecchi anni fa risuonava in Italia e fra gli italiani. Negli ultimi tempi sembrava caduta di moda. Del resto, basta osservare le posizioni sia del governo che delle opposizioni per avere conferma di quella impressione.

Nelle forze di governo, Meloni galleggia abilmente e furbescamente come fa sempre più spesso. Salvini è profondamente euroscettico mentre solo Tajani appare saldamente europeista essendo peraltro nel Partito Popolare Europeo, più che mai al comando dell’UE.

Nel campo avverso la situazione è al solito più complicata e meno facile da descrivere. Il Pd è sostanzialmente europeista con qualche sacca di incertezza. Italia Viva di Renzi e Azione di Calenda sono sulla medesima linea del Pd. Il M5S e Alleanza Verdi e Sinistra hanno una posizione molto scettica anche per l’opposizione alla politica di Difesa comune adattata dall’UE.

È per questo che, da europeista convinto, ha letto con piacere l’ultimo sondaggio di Eurobarometro condotto in aprile da cui emerge qualche positiva novità. Si conferma il cliché degli italiani brontoloni. Ma il 49% dichiara di avere fiducia nell’UE (leggermente al di sotto della media europea) e il 47% si fida del Parlamento europeo. Sono dati che si possono definire promettenti.

Alcuni analisti ritengono che la migliore considerazione da parte dei cittadini europei ed italiani rispetto al recentissimo passato dipenda dall’effetto Trump. Con la sua imprevedibilità, il suo cambiamento di stile e di politica verso l’Europa; il non sapere se credere a quel che dice in questo momento o a quello che dirà fra un’ora; la sua simpatia e connessione politica con Putin; i suoi brutali voltafaccia sulla guerra fra Israele e Iran – ebbene con tutto ciò l’Europa viene ritenuta un’autorità sovrannazionale abbastanza affidabile.

È la tesi di Mario Monti, ex presidente del Consiglio e per lunghi anni membro importante della Commissione Europea secondo cui l’UE è l’esperimento di integrazione più avanzato nel mondo ma deve uscire dall’ombra di Trump, deve essere più coraggiosa e più protagonista nella nuova realtà multipolare che avanza sulla scena internazionale.

Ho scelto, fra le tante, la testimonianza di Mario Monti per la sua profonda critica all’America di Trump sui nodi fondamentali di carattere istituzionale e strutturale della democrazia liberale come: “La separatezza fra potere economico e potere politico; la disciplina dei conflitti d’interesse; la tutela della concorrenza; la lotta intransigente contro l’evasione fiscale e la corruzione; l’autonomia della concorrenza. Da sempre capisaldi dello Stato di diritto, questi paletti vengono divelti a piacere se ostacolano gli interessi personali del Presidente”.

E con tutto ciò come si rapporta Giorgia Meloni? La risposta di Monti è nettissima: “Il nostro Paese ha assistito silenzioso a qualunque cosa Trump dicesse o volesse. Ha dato l’impressione di una subalternità che non giova all’Italia”.

Condivido totalmente. Sarebbe invece necessaria una forte spinta verso una migliore e maggiore unità politica cominciando con l’eliminazione del diritto di veto che consacra la supremazia nell’UE dei singoli Stati. Che ci fa ancora Victor Orban che ha detto più volte che la sua Ungheria è e vuole essere una democrazia illiberale? Di Salvini conosciamo la risposta. Meloni tiene al solito il piede in due scarpe.