
Varese, 1998, Castello di Masnago. Con la curatela di Flaminio Gualdoni e di Riccardo Prina, la Città Giardino innestava una ricca conversazione monografica con uno tra i giganti della scultura contemporanea: Arnaldo Pomodoro. Un dialogo destinato ad intensificarsi con la serie di esposizioni dedicate ad autori legati al capoluogo per nascita o per formazione, ospitate negli anni a venire nel parco di Villa Recalcati, sempre a cura di Gualdoni.
In questi giorni, centinaia di città in tutto il mondo – come in un’internazionale competizione di valore estetico – snocciolano l’elenco delle sculture del grande maestro scomparso a Milano, presenti in piazze, palazzi istituzionali, università di ogni latitudine. Un vero atlante artistico, con la firma di un autore che non solo ha dato forma a musei internazionali, teatri e college ma anche ha contribuito a dare una definizione compiuta e aggiornata della scultura odierna.
Quando mi sono trasferita in Romagna, è stato Giorgio Vicentini a farmelo notare (non senza una punta di bonario ammonimento, perché sapeva che non lo ricordavo): “Pomodoro è nato a Morciano di Romagna, da dove viene anche la famiglia di Boccioni”.
E proprio quel “Colpo d’ala” dallo stile inconfondibile, sospeso a pelo d’acqua accanto alla piazzetta del mercato di Morciano, è il più diretto e centrato omaggio alla scultura del XX secolo: “Ho dedicato questa scultura a Umberto Boccioni, il primo grande artista nella scultura del Novecento, che ha svolto l’analisi del movimento, con una scomposizione delle forme monumentali. Nel Colpo d’ala ho voluto portare il mio stile alla stessa finalità, con le dimensioni massime: la freccia è così mobile che appare disarticolata; l’uccello viaggiatore vuol essere così aperto, inventivo e imprevedibile, da sentire ogni nuova direzione” (dal “Catalogue Raisonné” di Pomodoro).
Da Morciano, la famiglia Pomodoro si trasferisce ad Orciano di Pesaro, dove Arnaldo trascorre l’infanzia e dove, il 17 novembre 1930 nasce il fratello Giorgio, che in arte sarà Gio’ Pomodoro, scultore, orafo, incisore e scenografo, morto a Milano il 21 dicembre 2002.
Nel 1937 Arnaldo si trasferisce a Rimini dove frequenta la scuola media e poi l’istituto tecnico per geometri. Allo scoppio delle Seconda Guerra Mondiale ritorna a Orciano. Conclusa la guerra, Pomodoro ottiene il diploma di geometra e si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bologna. Lavora al Genio Civile di Pesaro, con incarico di consulenza per la ricostruzione di edifici pubblici; tra il 1949 e il 1952 frequenta l’Istituto d’Arte di Pesaro, dove nasce il suo forte interesse per la scenografia.
Tante, anche qui sulla costa adriatica, le tracce lasciate con infinita generosità dal grande autore nato il 23 giugno del 1926. La più nota è certamente la sfera sul lungomare di Pesaro, ormai parte integrante dell’immaginario e del linguaggio stesso dei pesaresi, “stella polare” nel classico assetto urbanistico, capace di catalizzare lo sguardo e orientare, anche solo per darsi un appuntamento.