Martedì 21 ottobre è un giorno che potrebbe occupare nella storia della nostra quotidianità un posto di riguardo, semplicemente perché, non senza fatica, il Prefetto della Provincia di Varese Salvatore Pasquariello è riuscito nell’intento di focalizzare l’attenzione del “Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica” sul tema, sempre più scottante, dell’abbandono, dell’occupazione abusiva e della relativa vandalizzazione degli immobili ferroviari. Un tema caldo per le numerose reti che solcano l’intera penisola, quasi sempre sotto stimato negli ultimi decenni se non addirittura banalizzato, quasi fosse un prezzo comunque da pagare alla modernizzazione e alla digitalizzazione delle strade ferrate. Un prezzo ormai insostenibile se è vero come è vero che gli attacchi vandalici hanno frequenza pressoché quotidiana contro le stazioni grandi e piccole. Spesso si tratta di danni ingenti come è accaduto un paio di settimane fa alla stazione di Rebaudengo Fossata, uno degli snodi ferroviari del Torinese in via di potenziamento intermodale. Settecentomila euro sono stati bruciati nella vandalizzazione a tappeto scatenata da gruppi di teppisti. Risultato: i lavori di potenziamento di Fossata non si concluderanno a fine anno come previsto, ma solo a primavera inoltrata. Forse.
Fino a qualche decennio fa, figure ormai storiche popolavano le stazioni animandole con il loro lavoro che era anche garanzia di sicurezza per tutti. Erano capistazione, manovratori, frenatori, manovali, facchini, impiegati di sportello, baristi. Professioni spazzate via dalle tecnologie meccaniche, dai computer, dalle biglietterie automatiche. Senza alcun serio ripensamento, le ragioni di bilancio e di riduzione acritica dei costi hanno emarginato gli operatori in carne e ossa trasformando le stazioni in luoghi di predazione e impunità, sempre più estranei rispetto al contesto urbano circostante.
Si invocano giustamente risposte di polizia ma sappiamo benissimo che le forze di polizia, urbana soprattutto, sono sempre sotto organico e che spesso per ragioni di istituto stanno dietro a una scrivania piuttosto che sulle strade e nelle periferie calde della città. Ciò lascia inevasa una crescente domanda di sicurezza e di tranquillità civica fisicamente più percepibile nelle ore serali e notturne. Tutti questi nodi, peraltro denunciati da tempo da gruppi di cittadini e dai media, sono stati al centro della discussione di Villa Recalcati dove erano presenti al gran completo i sindaci (45) che hanno nel loro territorio stazioni ferroviarie, i rappresentanti delle forze dell’ordine e quelli delle aziende ferroviarie nazionali e locali.
È chiaro che a questo punto si deve andare oltre il dogma della video sorveglianza, utilissima soprattutto in seconda battuta ovvero a reati consumati, non altrettanto in fase di prevenzione. Come è emerso a Villa Recalcati, la strada maestra da percorrere è quella del riuso coinvolgendo associazioni, Ong attive sul territorio, gli stessi Comuni e altri soggetti pubblici e privati. Più facile a dirsi che a farsi, lo sappiamo benissimo. Sarà un lungo lavoro di paziente ricucitura civile di un tessuto lacerato e in parte compromesso, assolutamente necessario e urgente per arginare prima e poi sconfiggere l’illegalità ferroviaria.