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Apologie Paradossali

DON CHISCIOTTE, MACHIAVELLI E ALTRI

COSTANTE PORTATADINO - 22/02/2013

Salvator Dalì, "Don Chisciotte della Mancia" 1935

Quale è la principale caratteristica che rende un politico degno di essere votato?

Sicuramente l’ideale di giustizia che lo ispira.

La seconda è, con pari certezza, la capacità di tener conto di tutti i fattori concreti della realtà politica, quindi di essere dotato di astuzia e di forza, per ottenere quei risultati che i suoi seguaci si aspettano da lui.

Dalla mia povera e ormai lontana esperienza politica ho imparato quanto sia difficile tenere insieme questi due principi, quanto facilmente si scada nel donchisciottismo o nel machiavellismo.

Don Chisciotte, appunto, l’antieroe di Cervantes, il Cavaliere dalla Trista Figura, combinatore di ogni possibile guaio, colui che vede un torto da riparare e una impresa eroica da compiere in ogni futile occasione. L’esito del suo intento è sempre disastroso, ma non smette di volgere il pensiero al suo ideale; acquisire fama e onori da offrire alla bella Dulcinea del Toboso, la dama immaginaria cui dedica la sua vita e le sue imprese. E quando Sancio Panza finalmente riesce ad individuare nella realtà la corrispondenza della dama con la contadina Aldonza Lorenzo, la risposta di don Chisciotte è pertinente: Sancio non sa vedere oltre le apparenze, non sa cogliere l’ideale che sta dietro il contingente: “a me basta credere che la buona Aldonza Lorenzo sia bella ed onesta, poco importandomi del lignaggio; perché a giudicare i meriti della donna amata questa considerazione non c’entra, e in conseguenza io la tengo in conto della più grande principessa del mondo. Devi sapere, o Sancio, se lo ignori, che due sole cose muovono più che le altre ad amare, e sono la molta bellezza e la buona riputazione; ed ambedue queste si trovano unite perfettamente in Dulcinea, perché non ha chi la uguagli nell’essere formosa, e poche le stanno a paro nella riputazione. Per dir breve insomma io me la immagino tale che nulla le manchi; e me la dipinge la mia fantasia quale la bramo in bellezza e in fama: sicché Elena non se le avvicina, né le sta a petto Lucrezia, né verun’altra delle donne celebrate dall’antichità, greche, barbare o latine. Dica ognuno ciò che gli pare, che se venissi ripreso dagli ignoranti non verrò condannato dagli assennati.”

Il “folle” don Chisciotte sa bene che lo scudiero Sancio (seguace o forse “elettore”?) ha ben altri scopi: aspira ricompense concrete, come diventare governatore di un’isola e frequentemente lo rammenta al suo cavaliere. Ma lasciamolo per un momento al suo vagabondare.

Solo accennare a Machiavelli come ad un maestro di politica fa venire ad un buon cattolico un urto di repulsione. Eppure un grande storico, Leo Moulin, convertito al cattolicesimo, lo paragona sempre a san Benedetto, sostenendo che entrambi non guardano all’uomo come dovrebbe essere, ma come è. Si può leggere il “Principe” non come il manuale del perfetto tiranno, ma come una diagnosi di una parte della realtà, che non deve essere abbandonata al peccato o al demonio, ma che deve essere trattata con i metodi appropriati, all’interno di orizzonte disegnato da una insuperabile tensione morale.

Il politico deve sapere che ha a che fare con una moltitudine di Sancio Panza, ognuno con aspettative diverse, difficilmente riconducibili ad una concezione realistica, oltre che ideale, di bene comune, perché il “bene comune” deve essere realmente ottenibile, altrimenti è una fantasia per l’appunto donchisciottesca.

Capisco quindi quando il cardinale Ratzinger parlava del “compromesso” come essenza della politica, il cardinale Scola per chiarezza lo chiama “compromesso nobile” per distinguerlo dall’opportunismo e dal relativismo: si intende il “patto” tra politici di orientamento diverso per assicurare la governabilità in vista del bene comune; si intende anche il patto, la promessa reciproca tra governanti e governati, sempre cittadini e mai sudditi, tra elettori ed eletti. Capisco quindi che anche il buon politico dovrà essere un compromesso, un po’ don Chisciotte e un po’ Machiavelli, (a me riusciva meglio il primo…).

Perciò, cari amici, cui non ho mai inteso né intendo dare suggerimenti elettorali, accogliete solo questo pensiero: guardate alla politica, alle istituzioni, ai partiti e perfino al singolo politico, per insufficiente che appaia ai vostri occhi, con generosa simpatia. Nessuno potrà mai corrispondere assolutamente al vostro ideale, dovrà solo sforzarsi di corrispondere con i fatti ad una intenzione buona.

Valga anche per lui il simpatico finalino del film “A qualcuno piace caldo”: quando Lemmon, ancora travestito da donna, deve confessare all’innamorato miliardario “sono un uomo”, questi, innamorato del suo ideale, risponde: “Nessuno è perfetto.”

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