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Lettere

IN MORTE DI UNA INSEGNANTE

- 01/04/2013

Quanto dolore  e quanto amore, quando la morte allontana un insegnante dalla vita dei suoi studenti. In questi giorni l’incredulità, la fatica, la dolcezza del ricordo hanno il volto di Cristina e si sciolgono nelle giovani sommesse lacrime dei suoi ragazzi, che vogliono ridonare  il bene ricevuto con parole che fermino quasi le ali  del tempo.
Quanto dolore e quanto amore, quando la quotidiana relazione della vita in una classe e in una scuola si interrompe.
Soffrono i ragazzi con la stessa disperazione e attanagliati dal medesimo senso di vuoto con cui assaporano amaramente la scomparsa di un amico o di un familiare. E amano con lo stesso appassionato slancio del cuore.
Oggi Cristina, e come lei nel tempo i tanti insegnanti tolti all’improvviso dalle loro cattedre, racconta la bellezza e l’unicità dei rapporti umani che la scuola sa costruire: un privilegio nella vita di ciascuno di noi o dei nostri figli, che investe l’integrità della persona, con i suoi valori, sentimenti, emozioni, speranze, desideri.
Per anni, giorno dopo giorno, in una scuola adulti e giovani camminano assieme, lungo percorsi che hanno il calore dell’offrire  sicurezza e ricevere fiducia, la forza della tenacia nel chiedersi reciprocamente il meglio di sé, la serenità del sentirsi nella stessa “casa”.
Questo ci dicono gli studenti di Cristina e, come loro, i tanti giovani che, rientrando un mattino a scuola, non hanno ritrovato più il volto familiare e mai scontato di un prof…il loro, la loro prof.
Ascoltiamoli questi ragazzi e crediamo a quanto ci stanno dicendo. Con il colorato groviglio della loro esuberanza nell’esprimere la  gioia e il dolore sono i primi a raccontare quanto le nostre comunità sociali e  il loro domani di donne e uomini adulti si fondino su ciò che dentro le mura di un edificio scolastico ogni giorno si vive.
Alcuni di loro riannodano purtroppo la sofferenza per un insegnante che non c’è più alla drammatica fatica di avere perso magari giovani madri e padri che se ne sono andati e non li hanno visti crescere. E allora, proprio i loro insegnanti si erano messi di fianco accompagnandoli silenziosamente nella difficoltà di ricomporre il loro giovane insopportabile dolore  in cammini di quotidianità.
Tanti docenti scavano le vite dei loro alunni con segni che il tempo non riempie di altro che del loro ricordo: quella lezione, quel tratto caratteriale distintivo, quella capacità di chiamare i ragazzi per nome rendendoli consapevolmente unici nel cuore e nella mente dei loro prof, quella forza d’animo nel domandare rigore intellettuale e nell’aiutare a vivere l’errore come opportunità di crescita e il successo, anche minimo, come importante conquista.
Tanti alunni scavano le vite dei loro insegnanti con tracce che la vita benevolmente ripercorre: li si accompagna nelle loro storie verso il futuro, si condividono parti di vita, li si ritrova madri e padri a loro volta.
La vita della scuola è tutta in questo appassionato incontrarsi e costruire.
Ed ogni comunità,  ogni Paese dalla scuola nasce e nella scuola si alimenta. Alla scuola bisogna quindi assolutamente chiedere il meglio ma anche saperlo e volerlo dare.
Ce lo insegnano i ragazzi che oggi piangono la loro prof Cristina.
Luisa Oprandi
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