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Politica

MAI A SINISTRA

CAMILLO MASSIMO FIORI - 17/05/2013

L’intuizione che ha dato origine al Partito Democratico era fondata sulla profonda trasformazione subita dalla società italiana (e non solo) in seguito ai processi di globalizzazione che hanno determinato l’egemonia dell’economia finanziaria, il depotenziamento del ruolo dello Stato nella sfera pubblica e lo sviluppo di una società civile animata da un nuovo spirito individualista.

Come conseguenza di questa evoluzione si è verificata una mutazione antropologica che ha in parte mutato i valori di riferimento dei comportamenti umani; non solo gli stili di vita sono cambiati. Ispirandosi a un soggettivismo che prescinde in larga misura da un’etica oggettiva, sono mutati pure le abitudini e i profili di consumo con nuove opportunità un tempo inimmaginabili.

Anche l’evoluzione tecnica ha avuto la sua parte in questo cambiamento; i beni sono prodotti con tecnologie leggere che possono fare a meno delle imponenti fabbriche di modello fordista e gli impianti industriali tendono a delocalizzarsi in altri Paesi e in altri continenti dove i costi sono minori perché non esiste protezione sociale dei lavoratori paragonabile a quella offerta dai sistemi di sicurezza sociale dell’Europa.

Nel giro di pochi decenni è venuta meno quella coesione sociale sorta intorno alla centralità del lavoro e della fabbrica e caratterizzata dai rapporti di tipo gerarchico e dalla stratificazione sociale in classi contrapposte ma disponibili alla collaborazione tramite la mediazione sindacale.

In questa società flessibile che si caratterizza per le relazioni interpersonali fragili e provvisorie e per un continuo adattamento delle situazioni in rapporto alla propria soggettività, anche la politica è profondamente cambiata. Nella società fordista il conflitto politico vedeva la lotta delle classi per la distribuzione della ricchezza prodotta; alle classi rigide, organizzate e consapevoli del proprio ruolo ha fatto seguito l’attuale società di ceti differenziati. Questa società fluida è scarsamente inquadrabile e il ceto dominante non è più quello dell’imprenditoria, bensì quello della finanza.

I partiti di massa da cui ha origine la democrazia moderna sono stati sostituiti da partiti a sfondo personalistico, dominati dalla figura del leader e da una classe dirigente cooptata che ha abbandonato idee e ideali per volgersi al professionismo. La distribuzione della ricchezza vede nettamente privilegiato un gruppo ristretto di persone la cui distanza sociale con i rimanenti gruppi è aumentata a dismisura. In questo contesto la politica finalizzata alla lotta di classe non ha più ragione d’essere; in una società relativamente affluente dove il benessere è alla portata di tutti il conflitto politico si è spostato dalla ripartizione dei beni materiali al confronto tra i beni immateriali, come gli stili di vita, le abitudini di consumo, la condivisione di principi e di valori, le appartenenze che configurano le identità dei gruppi sociali. La politica postmoderna si basa soprattutto sul conflitto di identità diverse, tra gruppi che si riconoscono in mentalità diffuse e in comportamenti omogenei piuttosto che su interessi di carattere materiale.

Le antiche categorie di destra e di sinistra che per due secoli hanno caratterizzato la politica sono state sostituite da due tipologie di mentalità che privilegiano visioni e interessi non più riconducibili al possesso di beni fisici.

Se il Partito Democratico si fosse impegnato per tempo in una corretta lettura di questa nuova realtà non si sarebbe rinchiuso nell’area angusta della sinistra il cui radicamento territoriale è diventato sempre più evanescente e non è più tale da assicurare ad un partito, percepito come di sinistra, la maggioranza dei voti espressi dall’elettorato. Nella società fluida di oggi anche l’appartenenza è provvisoria e il consenso è volatile; non è più possibile fare affidamento sullo “zoccolo duro” della base elettorale ma bisogna intercettare i flussi di opinione; lavoratori e giovani hanno abbandonato i partiti di sinistra per volgersi verso altre formazioni che si identificano con i loro desideri anche se soltanto nella forma della protesta.

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