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Apologie Paradossali

DUBBIOSO, ANZI STRESSATO

COSTANTE PORTATADINO - 26/07/2013

RMFonline andrà in vacanza dalla prossima settimana e il vostro A. P. resterà senza occupazione. Per essere precisi senza terapia occupazionale, essendo tale l’impegno di comporre settimanalmente una A. P. almeno decente. Uno sforzo, lo confesso, ma non uno stress, non un lavoro usurante, anzi uno sfogo, un aiuto concreto a vedere l’altro lato della realtà, spesso grazie ai suggerimenti dell’amico Sebastiano.

Come mi aiuta Sebastiano? In due modi: legge i giornali, ascolta radio e televisione prima di me, certamente con maggior attenzione, poi, due o tre volte alla settimana, verso sera, mi sottopone una serie di casi che, a suo giudizio, meriterebbero una censura anche più spietata di quella inflitta dai media e, talvolta, dalla stessa magistratura. Spara i suoi giudizi e, senza attender replica, se ne va, lasciandomi solo con i miei dubbi. Questo, dopo l’avermi informato, è il secondo modo in cui Sebastiano mi aiuta: lasciandomi solo, non obbligandomi al contraddittorio, permettendomi una calma riflessione, la scelta di uno solo tra i molto argomenti che mi propone e non replicando, a sua volta, all’apologia che quasi sempre sembra ribaltare la sua proposta.

Anche Sebastiano andrà in vacanza dalla prossima settimana, quindi, per mia disgrazia ha deciso di portarsi avanti con il lavoro e mi ha sottoposto una tale quantità di argomenti da lasciarmi, questa volta, non solo dubbioso, ma proprio stressato. Non ce la faccio a sceglierne uno solo, né posso rimandare gli altri a settembre, perciò la soluzione paradossale sarà quella di citarli tutti, senza argomentare e di proporre per tutti una conclusione assolutoria, (l’ordine di elencazione è assolutamente casuale), ecco quindi la proposta apologetica per:

Lele Mora, Emilio Fede, Nicole Minetti: perché credevano di fare soltanto un favore ad un amico o amica;

Lele Mora, Emilio Fede, Nicole Minetti, perché sette anni non si danno neanche a chi causa un naufragio con la morte di venti persone;

i giudici che hanno condannato i suddetti, perché sette anni non sono troppi per il caso di induzione di minorenni alla prostituzione;

i giudici che hanno condannato i suddetti, perché nulla è mai sufficiente a dimostrare di non essere amici di Berlusconi;

gli imputati del caso “Concordia”, perché non hanno commesso nessun abuso edilizio, ma solo fatto un inchino fuori luogo e qualche piccolo danno a persone, cose e prestigio nazionale;

i giudici che hanno condannato i suddetti a pene lievi, perché ben sapevano che i suddetti, non essendo amici di Berlusconi, non meritavano pene esemplari;

Antonio Di Pietro, che non ha salvato Gardini dal suicidio, non arrestandolo:

Raul Gardini, che si è suicidato per non incontrare Di Pietro, il giorno dopo;

il “Corriere della Sera” che ci racconta tutti gli sprechi della politica e niente di quelli di RCS;

I giornali locali, che ci raccontano tutto di incidenti stradali e di feste di paese e quasi nulla dei Piani di governo del territorio;

Moratti, che vende l’Inter e non compra giocatori;

Berlusconi, che non vende il Milan;

Galliani, che non vende e non compra giocatori;

De Laurentis, che vende Cavani per una cavagna di quattrini e invece di contribuire a risanare le finanze del calcio italiano, li butterà tutti per acquistare all’estero due mezzi campioni, rinverdendo la vecchia barzelletta di quel tale che era riuscito a farsi restituire la spesa folle per un cane di razza, sotto forma di baratto con due gatti altrettanto di razza;

la RAI, che da mesi ci ammannisce tutti i giorni in prima serata una cosa chiamata pressappoco techetechete, che non è un gioco di bambini, ma il risultato di aver infilato a caso vecchi spezzoni di scenette e canzoni, di volti noti e no nel tritacarne della memoria. Talvolta sono anche simpatici, ma procurano due danni gravissimi: uno a me, perché mi fanno contare quanti anni sono passati dal dì in cui quei tizi erano i miei idoli, e uno a loro, ai molti defunti che non sono qui a compiacersi di questa tardiva reviviscenza, ma soprattutto ai pochi viventi, perché un rapido calcolo consente a tutti di valutare l’età attuale di qualche idolo giovanilistico, se già era comparso in Rai nel… millenovecento’voltesindré.

E basta!

Anzi, no!

L’ultimo meritevole di un’apologia è proprio lui, Sebastiano.

Sebastiano Conformi, il mio doppio, l’uomo che ogni tanto vorrei essere, ma che non mi riesce mai di imitare, quello che sa sempre la cosa giusta: che il Papa dovrebbe dire così e Napolitano fare cosà, quello che sa sempre in anticipo come andrà a finire, quello che la prima repubblica era meglio (dimenticando quanto l’aveva criticata), quello che trova i biglietti omaggio per la partita, ma solo per sé, quello che lo scudetto è sempre rubato, quello che nel ’70 giocò per noi una schedina di tutti 1 e X e facemmo 12 al totocalcio, vincendo ben 29000 lire (ma di allora!) in otto…

Sebastiano è quello che per le vacanze sceglie la partenza intelligente, per scoprire che neanche gli altri sono stupidi, quindi hanno scelto lo stesso giorno e la stessa ora sua…

Senza di lui e senza i tanti suoi simili saremmo persi nella ricerca dell’originalità, nel caos dei particolarismi, nella relatività dei gusti, intorno ai quali non si disputa, perché ognuno è libero di fare quello che vuole, ma aggiunge Sebastiano, anche di criticare.

Critica costruttiva, ovviamente.

Sebastiano, l’italiano.

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