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Universitas

COSTRUIRE IL VOLANO

SERGIO BALBI - 01/11/2013

Il volano è un organo rotante che, applicato a una macchina, serve a diminuire le accelerazioni del moto della macchina stessa, uniformandone il moto rotatorio; nelle macchine a funzionamento intermittente con fasi attive di breve durata ha lo scopo di accumulare energia nel periodo di inattività, restituendola in quello attivo. Direi che possiamo parlare più che di proprietà meccaniche di vere e proprie “virtù” quando vagheggiamo di un volano per l’economia nazionale, per il lavoro, per lo sviluppo delle idee; un oggetto, un modo per rendere uniforme, costante, duraturo un movimento, una forza, che trattenga i facili entusiasmi, le fiammate estemporanee, ma anche un serbatoio capace di restituirci un po’ di energia quando la stanchezza ci assale.

Ernesto Galli della Loggia in un suo editoriale pubblicato sul Corriere della Sera descrive un’Italia dove tutti paiono “rassegnati all’idea che le cose non possano andare che così”, svuotati dall’idea che il Paese “si sta perdendo, sta lentamente disfacendosi”, dove “lo scoraggiamento generale guadagna sempre più terreno… Quasi la conferma di una nostra segreta incapacità di reggere sulla distanza alle prove della storia”. E allora facciamolo funzionare questo benedetto volano, che ci renda pazienti e lungimiranti, come ho già detto altre volte, con un moto uniforme, a testa bassa, e non preda delle fiammate, degli archi riflessi alla Cartesio a cui anche le lusinghe del “navigare in rete”, fermi, a guardare immagini e filmati, abitua tutti, giovani e vecchi. Ma troviamolo anche, questo volano, quando esausti per l’attività principale della nostra giornata (lamentarsi e denunciare, ma sì confessiamolo un po’ questo vizio!) abbiamo bisogno di attingere ad una fonte che restituisca energia.

Questa voglia, questo fremito, il volano, va costruito, prima che evocato nei discorsi ufficiali, per darci una disciplina, un rigore nella vita quando la troppa energia rischia di farci sbandare, ma anche alimentato per restituire quello che abbiamo dato in eccesso nei momenti di entusiasmo. Ma da dove cominciamo? Come prima risposta posso pensare che sia necessario riordinare uno stile di lavoro ormai frammentato, disperso in attività che sfociano nel moltiplicarsi di servizi, di “strutturine” che rispondono a domande e bisogni parziali, ma che spesso, con il tempo, si riducono a Consorzi o Centri dai nomi altisonanti, ma solo a quelli.

La sera, stanchissimi, lasciamo sulla scrivania tanti piccoli puzzle, finiti, di sei o sette pezzi al massimo. E tra questi frammenti la gente non si parla più perché le parole si specializzano e diventano dialetti intraducibili che frenano la circolazione di idee e culture. È nel riprendere a parlarsi che il volano si trova, è lì, arrugginito, che aspetta il momento in cui si capisca che ognuno è volano dell’altro.

Per fortuna (l’ottimismo è dato forse dal fatto che sto scrivendo di domenica, lunedì è dietro l’angolo, ma sfruttiamo pure la voglia benevola che germina nelle pause!) mi accorgo che siamo tutti stufi di come vanno le cose, siamo stanchi e limitandomi al mio habitat quotidiano, penso per esempio al nostro Ospedale spesso protagonista negativo delle prime pagine; all’interno di questo microcosmo, satellite, come tante altre istituzioni, del Paese descritto da Galli della Loggia, sta crescendo (è solo una sensazione, un alito di vento) la voglia di togliere la ruggine dai volani.

Capita a volte di cominciare a parlare con persone prima lontane e si scoprono non solo idee simili ma addirittura le stesse parole per narrare un’esperienza passata e capire come dare corpo e durata alla crescita di un progresso; non stiamo camminando sulle rovine di una città devastata, le mura tengono, ciò che è stato raso al suolo è l’entusiasmo di costruire una cultura originale e solida. Le occasioni sono minime, a piccoli gruppi ma vive nella dinamica di intersezioni interdisciplinari che sanno, per loro natura, dilatarsi alla ricerca di sistemi complessi, interessanti e produttivi.

A contare si comincia da uno e questo è bene perché chiama tutti a comprendere il peso della propria professionalità per farla funzionare a regime e condividerla, insegnarla, trasmetterla, e il primo passo è rimuovere le pastoie di schieramenti e pregiudizi, così nemiche del dialogo. E l’energia per tutto questo? Per scolpire epitaffi le pile sono sempre cariche; forse guardare il primo giro di un volano arrugginito potrà dare la mossa giusta per invertire le polarità.

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