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Lettere

NOI SINDACI

- 29/01/2014

Scrivo a proposito dell’articolo di Arturo Bortoluzzi su Castello e Caserma. Le considerazioni di principio sono tutte profondamente condivisibili: chi non può essere d’accordo su preservare o salvare un bene che ricorda la nostra storia, che riporta alla nostra coscienza il territorio con tutto ciò che in esso racchiude. Le mie origini sono venete, sono nato a Milano ed immigrato in Provincia di Varese da oltre trent’anni: ma ora mi sento varesino e tutto ciò che offende il territorio crea un profondo solco tra realtà e desiderio, colmo di amarezza.

In tante occasioni ho silenziosamente approvato la parte di censore, di fustigatore che si oppone alle azioni di coloro che hanno il potere e lo esercitano in  modo non condivisibile, ma, questa volta, non posso esimermi dal dissentire non sui temi ma sull’attribuzioni di responsabilità.

C’è un po’ di ingratitudine verso la classe politica, la cui responsabilità e colpa è da addebitare semplicemente all’essere autorità. Essendo io Sindaco di un piccolo Comune, ma comunque autorità, mi sento un po’ coinvolto.

Quale amministratore non vorrebbe arricchire il proprio patrimonio storico immobiliare riportando ciò che l’uomo e la storia hanno portato al disuso e all’abbandono; quale amministratore non vorrebbe restituire alla Comunità beni che trasudano storia ed arricchiscono la nostra consapevolezza del territorio che ci circonda?

La storia economica di questi anni ci ha visti, noi sindaci, come generali senza armi e con un esercito impossibilitato a svolgere il proprio compito sociale: ci hanno lasciato solo le stellette in modo di addossarci responsabilità su scelte imposte e che vengono decise al di fuori del territorio.

Quante volte abbiamo dovuto scegliere fra un desiderio ed una necessità, quante volte abbiamo dovuto scegliere fra una necessità ed un’altra necessità, sapendo che comunque avremmo dovuto farci carico di negare a qualcuno non solo delle aspettative di vita, ma anche negare ciò che in cuor nostro riteniamo assolutamente necessario.

Con questa amarezza dobbiamo scegliere di intervenire nel presente a scapito del futuro o, come in questo caso, del passato.

Però una soluzione ci potrebbe essere, anche se proporla in questo momento è come bestemmiare in chiesa, ci provo: è previsto dal nostro ordinamento fiscale una tassa di scopo, bloccata e finalizzata alla realizzazione di un progetto.

Credo che molte persone sarebbero disposte, forse anche contente, di poter contribuire economicamente alla realizzazione di un progetto condiviso,  certi che i loro soldi non finirebbero nel solito calderone in cui si perderebbero tracce per poi magari riemergere in un utilizzo alquanto anomalo.

È  un’ipotesi, possiamo parlarne.

Bruno Pavan, Sindaco di Bodio Lomnago

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