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Editoriale

ASSENZE

MASSIMO LODI - 14/02/2014

Assenze. 1) Siamo ormai in una nuova epoca, sentiamo dire e leggiamo. Forse sì, forse no. La Prima Repubblica è stata archiviata, ma la Seconda ne ha conservato gli usi (i difetti). Tanto da farci intendere che il prossimo presidente del Consiglio aprirà l’epoca della Terza. Un bel parolare prendingiro, ligio al costume partitico tricolore. Difatti se Renzi sostituirà Letta, come pare ormai sicuro, la staffetta avrà luogo in base alle regole dell’infingimento antico. Cioè: i rappresentati votano, i rappresentanti decidono che fare di quel voto. A loro piacimento, quando gli pare, esercitando plastiche acrobazie. Il governo Letta non uscì dalle urne, quello Renzi tantomeno vi uscirà. D’altra parte, si entrerebbe nella fantasia più sfrenata immaginando che accada il contrario di quanto vediamo. Era (è) meglio tornare a votare, una volta aggiustata la legge elettorale. All’appello numero uno l’assente dichiarata è la democrazia.

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Assenze. 2) Gli svizzeri, specialmente gli svizzeri ticinesi, vogliono un tetto all’immigrazione. Troppa gente che si affaccia alle loro frontiere chiedendo di lavorare. Però è strano: la domanda di manodopera, cifre alla mano, va oltre l’offerta. Dunque la ragione non sembrerebbe solo economica. È culturale – sociale – identitaria, se possiamo osare. Sintetizzando: gli ribolle dentro la paura dell’altro. Censurarli? No, comprenderli. Anche da noi succede la stessa cosa, però non ci è dato di manifestare attraverso i referendum l’angoscia che abita il cuore. Bisognerebbe avere il coraggio (il senso etico) d’ammetterlo: soffriamo dei medesimi timori dei nostri finitimi insubri. Annotava il saggista francese Julien Green: finché si è inquieti si può stare tranquilli. Sì, però. Però, e qui ci soccorre il pensare agostiniano, anche all’inquietudine bisognerebbe imporre un tetto, altrimenti finisce per occupare il posto della serenità. All’appello numero due l’assente dichiarato è l’ottimismo.

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Assenze. 3) Varese è obbligato scenario d’una nuova rivoluzione del traffico, dopo quella degli anni Ottanta, tempo ormai dimenticato: sindaco Gibilisco, assessore alla Viabilità Zoppini, istituzione problematicissima del ring (Verdi – Copelli – Sant’Antonio – Alpini – Bizzozero – Repubblica – Avegno – Cavour – Dandolo – Paravicini – Staurenghi). Allora fu una scelta, ora è un ripiego. Colpa dell’ex caserma Garibaldi che rischia di crollare, dei prossimi lavori d’abbattimento parziale, dell’imperdonabile incertezza dell’Amministrazione comunale che la comperò nel 2007 e non ha saputo che farsene. Sicché scontiamo, incrociando i disagi del caos da traffico, una fila d’errori più lunga della coda di macchine impazzite attorno al decrepito manufatto. Emergenza, dicono le autorità civiche. Certo. Emergenza purtroppo annunziata e prevedibile. Ci saremmo almeno aspettati qualche parola di spiegazione, di aiuto, di scusa. Assolutamente no. Conferenze stampa in pompa magna per questo e per quello, ma nessuna faccia né di sindaco né d’assessori per l’evenienza negativa. All’appello numero tre l’assente dichiarato è il pudore.

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