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Apologie Paradossali

BATTAGLIA PERSA

COSTANTE PORTATADINO - 14/02/2014

Le argomentazioni del caro Sebastiano Conformi qualche volta mi mandano in confusione.

Mai però come la settimana scorsa, quando ha preso le difese sia della manifestazione spagnola a difesa del diritto all’aborto, sia di quella francese a sostegno della famiglia tradizionale. Gli facevo osservare la palese contraddizione di schierarsi nello stesso momento per un’idea relativista e per una conservatrice, contro un governo di destra e contro uno di sinistra, ma non riuscivo a scalfire la sua convinzione di essere nel giusto in entrambi i casi. Conviene riportare alla lettera il suo assunto.

“Vedi – mi diceva – non si possono accettare le imposizioni dall’alto, dal governo, da qualsiasi autorità costituita, fosse pure dai rappresentanti della maggioranza, la libertà dell’individuo non può essere conculcata. E i cristiani devono liberarsi dell’errore storico di imporre la loro morale per mezzo della legge dello Stato. E poi, con quello che combinano i preti… non so se mi spiego, non possono imporre niente a nessuno”.

“D’accordo – acconsento – senza libertà non c’è moralità, non c’è merito. Osservare la legge per paura del castigo non crea moralità. Ma proprio per quello che affermi tu, per la diversità di piani tra la persona e lo Stato, tra la libertà e la legge, cambiano per perseguire lo scopo, ma non può cambiare l’orientamento al fine ultimo, pena cadere nel relativismo in morale e nell’anarchia in diritto”.

“Ma – insiste – proprio tu continui a scrivere su RMFonline che non ci sono nemici assoluti, che non esiste il male assoluto, quindi non ci può neppure essere una legge assoluta, ma solo convenzioni, contratti sociali, insomma. Uno si sceglie la morale che vuole, può imporsi il digiuno, la castità, ma la legge deve essere frutto del consenso, quindi della maggioranza, ma, comunque, non deve creare discriminazioni per chi vuole essere diverso”.

“Proviamo a ripartire da una definizione di moralità semplice e universale insieme. Vedi se questa ti convince: ‘Moralità è il rapporto tra il gesto e la concezione del tutto in esso implicato’. Vuol dire che nessun gesto, di nessuna persona può essere isolato, non solo dal contesto sociale e temporale in cui vive, ma dal tutto. Nota quell’ implicato, al maschile, significa che è il tutto, non solo la sua concezione, ad avere a che fare con il gesto, non è solo una questione di coerenza con i propri ideali, è di un rapporto con il tutto, di cui abbiamo bisogno, questo rapporto si chiama verità. Mi pare, inoltre, che questa definizione di moralità vada bene anche per la politica e consenta di ricondurre morale e politica sotto lo stesso tetto. Anche la politica, se non vuole condannarsi al machiavellismo, deve rispettare quel rapporto, quell’implicazione col tutto. Il singolo gesto, la legge o il provvedimento, devono tener conto di qualcosa di più grande dell’interesse immediato e del consenso anche maggioritario, ma sempre contingente. Se non fosse così, governerebbero i sondaggisti… Anzi non governerebbero affatto, perché, di questi tempi, anche i sondaggi sono impazziti. Ti faccio un esempio: è stato chiesto a coloro che non si dichiarano né di destra, né di sinistra, né di centro, di riconoscersi in una definizione. Ce ne erano indicate parecchie, da liberale, a comunista, a grillino, ad anarchico e via discorrendo. La maggior parte non si è riconosciuta in nessuna di queste (avendo già scartato le definizioni politiche tradizionali) e i risultati che hanno superato di poco il dieci per cento, non dell’intero campione, ma solo di quella parte che rispondeva, si è riconosciuto semplicemente come anticasta. Vedi che occorre riferirsi a qualcosa che vada oltre gli interessi e le opinioni contingenti, per ricostruire un tessuto sociale coeso?”.

“Eh no. Al contrario, questo tuo esempio dà ragione a me. La gente ha sempre ragione, se vuole la disgregazione sociale dopo quella politica, l’avrà. Ha il diritto di averla. E ne sarà felice, perché si sentirà più libera. La tua è una battaglia persa. O no?”.

Si stringe nelle spalle e se ne va, tranquillo e soddisfatto.

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