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Attualità

DEL PONTE, LA STAZIONE SANITARIA

LUISA NEGRI - 16/05/2014

A osservarlo, da lontano o da vicino, la vista è davvero disturbante. Lo è ogni giorno di più, piano dopo piano, (ma quanti sono?) in questi mesi in cui l’abbiamo visto crescere.

Il mastodonte cementizio, sormontato dalle incombenti gru che gli roteano sulla testa, s’eleva nell’angusto spazio, stretto all’ospedale preesistente, e a pochi passi dalla stazione delle Ferrovie dello Stato e dai suoi suoni e fumi di antica stazione, che da sempre stava lì, e ancora ci sta.

I palazzi che lo guardano d’attorno subiscono la soggezione del gigantesco parallelepipedo totalmente sprovvisto di ogni segno, e sogno, di leggerezza. Un ospedale è un ospedale, potrebbe dire qualcuno, ma è anche vero che, almeno quando lo si fa dal nuovo, c’è ospedale e ospedale.

Il fatto è che questo nuovo edificio di Giubiano, che per ora dà più la sensazione d’essere un infinito silos, ha tutto l’ingombro di una goffa scatola, infilata a forza nello stretto buco creato dall’abbattimento di padiglioni sanitari precedenti. Insomma, l’impressione è che averlo previsto lì, sacrificato in un’area minimalista, a ridosso di altre costruzioni non è stata proprio un’ idea né bella né buona. Se il Ponte del Sorriso, perché così lo si chiama da lungo tempo e così dovrebbe chiamarsi, troverà finalmente realizzazione, ci sarà poco di bello da vedere e poco di buono da godere per quei bambini malati, utenti, tra gli altri, del previsto polo di eccellenza infantile. Non un po’ di verde da guardare, non certo aria pulita da respirare, non uno spazio aperto in cui poter sgranchire le gambe.

La zona in cui sorge è punto focale di passaggio del traffico che circonda Ospedale Del Ponte e stazione. Pare anzi evidente, anche a chi poco capisce di costruzioni, e ancor meno sa di urbanistica, che posto peggiore non poteva essere scelto. E sembrerebbe anzi quasi operazione rischiosa avergli offerto collocazione proprio in fronte a uno scalo ferroviario che è frequentato punto di passaggio di convogli di ogni genere.

Quanto all’aria, degenti e malati e partorienti ospiti della ginecologia nel vecchio, vicino ospedale Del Ponte, sanno quanto caotico sia il traffico attorno e quanto poco gradevole il clima, soprattutto quando arriva l’estate con i primi caldi. Il nascente Ponte del Sorriso è collocato ancor peggio, ancora più a ridosso dei fumi, delle polveri e dei rumori della stazione del vecchio manufatto. Ma allora, che ci sarà mai da sorridere?

Nessuno nega l’importanza di un polo d’eccellenza pediatrico, ma continua ad essere incomprensibile il senso di una simile scelta dell’ubicazione, per di più già ripetutamente contestata e denunciata pubblicamente, sul piano terapeutico questa volta, dagli stessi addetti ai lavori, medici e infermieri, che a ragione lamentano la realtà (purtroppo vissuta in diretta giorno dopo giorno) della pericolosa lontananza dai reparti che si occupano delle urgenze.

La vicenda la conosciamo, tanto se ne è parlato anche da queste pagine e le cose sono andate come sono andate, meglio come non dovevano andare. Perché l’edificio è comunque ormai al tetto, nonostante i tanti pareri contrari e la nascita di un comitato che ha cercato di aprire gli occhi a chi li ha voluti invece tenere ben chiusi. Sarebbe il momento di fermarsi a pensare e valutare bene come poter evitare adesso il peggio del peggio tenendo presente che la salute e l’incolumità delle persone, soprattutto di minori innocenti, deve venire prima di ogni interesse, di ogni logica politica, di ogni scelta personale o valutazione di parte. E che i conti con la realtà è sempre opportuno farli al momento giusto, per non correre l’alea di sbagliarli

 

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