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Apologie Paradossali

“MEGLIO PERDERE BENE CHE VINCERE MALE”

COSTANTE PORTATADINO - 06/06/2014

Vabbé, l’ha detto pure il Papa, ma non parlava di calcio. Poi guarda che grinta hanno gli argentini nel calcio  e cosa fanno pure nella pallacanestro, che non hanno nemmeno il campionato nazionale. Saranno di un’altra razza…

Guarda che quelli in campo a Londra si chiamavano Ginobili,  Delfino, Nocioni, Prigioni, Campazzo, Scola, proprio come il cardinale, che c’ha la grinta pure lui… insomma, stessi nomi, stesso DNA di noi,  ma più voglia, voglia di vincere.

Nemmeno l’aria di qui gli fa male, guarda Zanetti, lo dice un milanista. E noi mollicci, a pareggiare col Lussemburgo, in casa nostra, appena prima di andare in Brasile. Ma non ci conveniva giocare a San Marino? Almeno eravamo in trasferta. Ma non è che pure in Nazionale hanno i sindacati che li frenano? Che devono discutere di qualche premio?

Saranno vacche magre anche per loro. Nemmeno Berlusconi mette più  i soldi. Intanto arrivano gli americani pure in Sardegna, l’indonesiano a Milano, il cinese girava in giro  per comprarsi la  Roma, gli sceicchi se magnano l’Alitalia e smontano Malpensa per portarsela nel deserto, Aru corre con il Kazakhstan, il Giro lo vince un colombiano, ci manca solo Putin a Rimini.

Vuoi dire che la Romagna voterebbe l’annessione alla Russia, se le facessero fare un bel referendum?

O magari il contrario, Burdel! Che se Putin si accorge come si sta bene qui, alla faccia della crisi, ci trasporta pure il Cremlino, sulla spiaggia di Rimini, al posto del Grand Hotel.

Moh! A proposito di Cremlino… Sapevi che la Chiesa Ortodossa Russa, ha fatto santi  i Romanov?

I Roma… chi?

I Romanov, lo zar Nicola II di tutte le Russie, la sua famiglia, persino i domestici. Non è una cosa recentissima, data dal 2000. Mi è capitato sotto gli occhi per caso, leggendo una rivista di storia.  Povero zar, vinceva male, ma quando ha perso ha perso bene.

I russi non si fanno mancare niente, però Putin credo che sa solo vincere; adesso corre pure per il Nobel. Ha pacificato la Siria, se pacifica pure l’Ucraina, a modo suo, altro che Nobel! Vuol dire che faranno santo, laico s’intende, pure lui. Occhio che se va avanti così, ti ritrovi pure Scalfari tra i santi. E magari Scalfarotto.

E Scalfaro no? Ridi pure, ma i politici di una volta, se non erano santi, poco ci mancava. De Gasperi… gli mancherebbe solo il miracolo, sebbene il miracolo italiano varrebbe da solo più di cento guarigioni individuali. Perché la santità è una cosa seria, ma non è roba per gli eroi, i poeti, i navigatori e quella gente lì delle lapidi, è roba di tutti i giorni, dei tempi di De Gasperi e di Montini e di quelli di oggi, dei tempi di guerra e di quelli di crisi, di quando si perde, di quando c’è un dolore grande e magari è più difficile essere santi quando si vince.

A proposito di ciò che è più difficile e di politici di un tempo, ti racconto come nacque la vocazione politica di Fanfani, come la raccontò lui stesso, in pubblico. (Non metto le virgolette perché sono costretto ad andare a memoria) Ero indeciso – disse – tra la politica, che avevo intrapreso con De Gasperi, Dossetti, La Pira nella DC, subito dopo la guerra, e l’insegnamento universitario all’Università Cattolica. Decisi di chiedere consiglio a papa Pio XII. Ottenni l’udienza privata e il papa mi ricevette, sebbene fossi arrivato in grave ritardo a causa di un guasto del treno e mi fossi presentato colla barba lunga e il vestito stazzonato da una notte in treno. Esposi il mio caso, presentai il mio dilemma ed ebbi come risposta: ‘Scelga la strada più difficile!’ Ed eccomi qua!

È una barzelletta!

No, è la verità; l’hanno sentito centinaia di persone.

Ma perché ci stiamo raccontando tutte queste ca…., queste  leggerezze e tu le scrivi per propinarle ai lettori di RMFonline?

Perché finalmente stiamo per entrare nel felice periodo dei mondiali di calcio, che hanno il potere di anestetizzare l’Italia intera (e forse mezzo mondo) e di farci dimenticare le sciagure quotidiane, di dividerci trasversalmente tra Balotelliani e Immobilisti, di tenerci sospesi tra Cassanate e Buffonate, obbedire a un Abate senza battito De Sciglio, rimpiangere i Rossi, mandati finalmente a casa senza essere comunisti, volare con ali di Aquilani e vincere anche se sei solo un Pirlo e la squadra sembra uscire da una commedia P(i)randelliana.

Mi sembri totalmente fuori!

Ma sono un italiano, un italiano vero! A proposito, Matteo, la formazione falla tu, con il c*** che ti ritrovi!

(N.B.  La virgolettatura è stata omessa perché sia io sia Sebastiano ci vergogniamo troppo, così resta tutto indistinto e impersonale.)

 

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