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Editoriale

MALESSERE

LILIANO FRATTINI - 28/11/2014

nonmipiaceC’è in giro, nella nostra regione, nel Paese, in Varese un senso di malessere che attanaglia le nostre esistenze. Siamo scontenti, diffidenti, scontrosi, intolleranti, smagati (quest’ultimo lemma piaceva a Riccardo Bacchelli). “Peggio di così non può andare” borbotta la gente, sfiduciata fino alla punta dei capelli. Se riflettete un po’, non si sente come prima raccontare barzellette, si ha poca voglia di scherzare e le notizie che ci bombardano i media finiscono per cacciare in un angoletto l’ultimo mesto sorriso. Ma forse non si tratta di pessimismo antropologico, di ripiegamento esistenziale ma semplicemente di condizione socio-culturale, di mancanza di valori (i minimi!), di tolleranza, di vera solidarietà. Alla base, certo, c’è una crisi economica che riduce migliaia di italiani alla fame, all’indigenza, alla disperazione. E allora, come fai a ridere! Una valvola di sfogo sono gli insulti ai politici, alla classe politica che oggettivamente è giunta… all’Amaro. Non se ne può più di ruberie, corruzione, incapacità, promesse non mantenute dopo gonfi e ridondanti proclami.

Smettiamola di tacciare di qualunquismo ogni pronunciamento non in sintonia con i benpensanti (in inglese: “right-minded person”), con coloro che tendono a conformare le proprie opinioni, il proprio comportamento alla tradizione e alla convenzione sociale. Non ci stai e sei subito giudicato inopportuno, intollerante, “gufo”, rompiscatole, tardo idealista. Meglio sarebbe se uno fosse allineato, conformista, piegato ai dettami del convenzionalismo politico, modellati dalla creta unanimistica.

Fate caso a quello che succede da noi, nelle nostre contrade varesotte e specificatamente nel capoluogo una volta, tanto tempo fa, “città-giardino”! Da una parte i benpensanti e dall’altra i rompiscatole (nel lessico quotidiano si usa altra espressione), quelli per capirci che sono contrari al massacro della collina sul Sacro Monte, che dissertano e agiscono per non assecondare il sogno-incubo di un assessore tagliatore di alberi, persone che vogliono imprimere slancio a una città morta, svecchiare bolse istituzioni, rigenerare ossificazioni edilizie e opporsi a progetti balordi che poi non vengono portati a termine, ridare respiro alla cultura, alla difesa dell’ambiente, alla tutela paesaggistica e storica, a non ricorrere sempre al privato, allo sponsor di turno, per risanare un luogo, un monumento, ad esempio, un bene dell’UNESCO come I’Isolino Virginia.

Inoltre la città – ex giardino si trova a competere con le metropoli mondiali nella gara al più alto tasso di inquinamento delle polveri sottili (Pm 10) con valori che vanno oltre i 50 microgrammi per metro cubo. Batte anche Milano! I dati sono dell’Agenzia europea per l’ambiente di Bruxelles che segnala il tasso di smog sopra la soglia d’allarme. C’è chi si allarma come il nuovo presidente della Provincia, Vincenzi, e i medici pneumatologi che denunciano una crescita delle affezioni polmonari, delle asme e delle bronchiti croniche con casi di patologie tumorali.

Sapete come si giustifica l’assessore competente, quello dell’ambiente, Clerici: “Sono dati da prendere con le pinze (forse perché i dati scottano, ndr), sono vecchi (i dati o gli estensori dei dati? ndr), c’è un’emergenza modesta!”. È stupefacente questa dichiarazione: la sa lunga il benpensante. Altre note: pietra tombale sul “gioco” del teatro e sulla “sistemazione” di piazza della Repubblica. Basta così!

È compito primario di una amministrazione attendere ai suoi compiti, ai suoi doveri assegnatile dagli elettori con una programmazione che valuti attentamente le risorse e promuove iniziative capaci di attrarre contributi di idee e di finanziamenti.

Mi piace concludere queste riflessioni che non hanno alcun intento pedagogico o moralista ribadendo che ogni ponderazione è rivolta al proposito di concorrere a far marciar meglio il procedere della società varesina, delle sue istituzioni e delle sue strutture tirandosi fuori, però, dal benpensantismo che ammorba idee e progetti, per respirare un’aria fresca, foriera di incoraggianti cambiamenti tanto da farmi cantilenare con Goldoni “cavallo non morir/ che bell’erba ha da vegnir”.

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