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Attualità

SOGNO E RISVEGLIO

LILIANO FRATTINI - 19/12/2014

Il risveglio al mattino era stato, come al solito, avvolto nel cinguettio di passeri e cardellini che frusciavano dentro maestose chiome. Il cielo, luminoso, trasparente dopo una nottata di pioggia. Affacciandomi dalla finestra ritrovavo la quotidiana processione di automobili che scivolava silenziosa verso il centro città, ordinatamente, come a una sfilata militare. Leggeri colpi di clacson erano rivolti a salutare amici che si affiancavano nel procedere. Il lindore delle case, l’armonia dell’abitato si fondevano quasi con lo spicchio di cielo terso che li sovrastava.

Era una domenica di maggio e come accadeva abitualmente, scorgevo che da lontano si formavano gruppetti di persone avviate verso la parrocchia cattolica del rione nel cui interno della chiesa spiccava, fra gli altri, il ritratto del riformatore tedesco, Martin Lutero. D’altro canto, nella chiesa protestante, affondata nel verde, non mancava una vistosa immagine del Papa. Il giorno prima, come ogni sabato, ero solito sostare davanti alla sinagoga per compiacermi di vedere tanti devoti ebrei, per lo più famigliole, che allungavano il passo per entrare. Gli adulti e i bambini avevano in testa, con orgoglio, la kippah. Il rabbino riceveva, prima del rito, nel tempio, per un rituale saluto, l’imam sciita, sempre accompagnato, da un fedele collaboratore sunnita. La moschea distava un centinaio di metri dalla sinagoga e come usuale, ogni venerdì, un consistente numero di musulmani, di prevalente provenienza magrebina, con le loro variopinte galabìe, prendeva parte alle preghiere e alla recita di versetti del Corano, richiamati da un elettronico muezzin. I musulmani hanno l’obbligo di pregare cinque volte al giorno con il capo rivolto alla Mecca. Gli ortodossi di rito orientale erano, invece, ospiti di una comunità cattolica.La maggior parte era di origine russa e ucraina.

La gente sapeva che il 25 settembre era per gli ebrei il primo giorno del mese di Tishì, il loro capodanno (lo Shevat 5775), che lo Yom Kippur era il Giorno dell’espiazione, che il Sukkot ricorda i 40 anni nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto, la Simchat Torah è la gioia della Torah che conclude la lettura annuale; che per i musulmani il Ra’s al-Sana ( il loro capodanno 1436) lo festeggiano il 25 ottobre, 1° giorno del mese di Muharram in ricordo dell’Hijra e che dal 28 giugno cominciano i 40 giorni del Ramadam. C’era poi la nuova consuetudine di cattolici, evangelici e ortodossi di festeggiare il Natale l’ultima domenica di dicembre per superare precedenti discrepanze mal tollerate dalla cristianità. E nel giorno della natività di Gesù le tre comunità cristiane si scambiavano doni, partecipavano a riti inter-confessionali lodando all’unisono lo stesso Signore e Redentore.

L’amministrazione comunale assecondava gli sforzi e le iniziative di cristiani, ebrei e musulmani facilitando e finanziando opere a favore dei bambini, dei meno abbienti, degli anziani in un fervore che entusiasmava la collettività. Il confronto politico e partitico si svolgeva all’insegna della competizione franca ma leale nel solo interesse dei cittadini a qualunque ceto, religione, razza appartenessero. Le consultazioni elettorali registravano altissime percentuali di votanti, segno del convincimento che sindaco, giunta e consiglieri svolgessero un reale servizio alla città rinunciando a speculazioni, malaffare, falsificazioni. Lo stesso accadeva per le elezioni politiche: c’era la convinzione che i deputati rappresentassero lealmente le istanze della gente e non particolarismi di partito e fossero scelti fra persone oneste, preparate, con alle spalle anni di esperienza in istituzioni locali, regionali, volontariato, associazioni no-profit, organismi scolastici, religiosi, scientifici.

Fiorivano i centri di solidarietà sociale con insistiti slanci di generosità nel rispetto di ogni sensibilità culturale o etnica. Gli abitanti avevano cura della loro città e gli amministratori comunali si prodigavano per ottemperare ai loro doveri e alle loro promesse. Nel mondo regnava la pace fra i popoli, Gerusalemme era diventata la capitale dello Stato ebraico e dello Stato palestinese e la banda criminale dell’ISIS era stata definitivamente sconfitta.

Tutti quelli che credevano stavano insieme e avevano ogni cosa in comune, vendevano le proprietà e i beni e li distribuivano a tutti secondo il bisogno di ciascuno” Atti degli Apostoli: 2-44

Ma il sogno è finito, mi sono risvegliato, ho sentito il rumore fastidioso e costante del traffico caotico che scorre davanti a casa. Mi sono affacciato sulla strada richiamato dalle urla, dal turpiloquio e dalle bestemmie di incivili che sostavano di fronte al cancelletto d’ingresso. Ho riflettuto un po’ e poi mi sono detto: “Nonostante tutto resta una grandissima e immarcescibile realtà – ancora una volta è Natale e risplende il meraviglioso annuncio che nella città di Davide è nato un Salvatore, che è Cristo il Signore.

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