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Lettere

LA MISERICORDIA DEL SIGNORE

- 13/12/2014

Certamente il prototipo, il primo uomo, Adamo, Gli era riuscito bene.

Ce lo dice chiaramente la Bibbia (Genesi capitolo 1°, versetto 31). Dopo che nel sesto giorno ebbe creato l’uomo, “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”!

E, in verità, non poteva essere diversamente, dato che il Signore  aveva creato l’uomo “a Sua immagine e somiglianza”  (Genesi 1, 27).

Poi, probabilmente,  il Signore avrà pensato : “Non posso certo andare avanti  a fabbricare uomini per tutta l’eternità, giocando con paletta e secchiello come un bambino sulla spiaggia!”.

Il progetto però era molto buono e bisognava quindi trovare una via più comoda per provvedere alla produzione su scala industriale.

Così  Dio  “creò l’uomo a sua immagine e somiglianza,  maschio e femmina li creò. Li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi”  (Genesi 1, 27 – 28). In questo modo  il progetto procreativo del Signore veniva affidato all’uomo e alla donna.

Il 2° capitolo della Genesi, in verità, propone una più articolata descrizione della creazione dell’uomo e della donna.

Dopo  aver creato Adamo,  il Signore gli mise a disposizione tutti gli animali della terra e tutti gli uccelli del cielo, ma essi non erano in grado di colmare la sua solitudine.  Dio allora creò la donna dalla costola di Adamo.  Adamo subito comprese che Eva era veramente il dono che lo avrebbe salvato dalla solitudine e che, vivendo  insieme,  si sarebbero completati a vicenda.

E la Genesi  – cap. 2, vers.24 –  conclude il ciclo della creazione della famiglia umana:  “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne”.

Un’unica carne.

Prendo la farina, prendo il lievito, impasto e metto al forno.  Ottengo il pane.

Ma poi non posso più tornare indietro, non posso più riavere la farina separata dal lievito.

Un unico pane.

Un unico pane certamente per il bene dei figli (“siate fecondi e moltiplicatevi”, dice il Signore alla prima coppia) : niente può superare l’amore reciprocamente vissuto dai genitori e riversato sui propri figli.  Ma anche un’unica carne, perché l’amore coniugale è il riflesso dell’amore immenso di Dio, che è un amore infinitamente fedele!

L’indissolubilità del matrimonio non è un affare degli Ebrei e del Vecchio Testamento. E’ anche un affare di noi Cristiani, perché Gesù si è espresso molto chiaramente !

Sembrano nostri contemporanei i Farisei che un giorno interpellano Gesù, come si legge nel Vangelo di Matteo al capitolo 19, versetti 3-9 :

“Alcuni Farisei si avvicinarono a Gesù per metterlo alla prova e Gli chiesero : “E’ lecito ad un uomo ripudiare la moglie per qualsiasi motivo ?”. Egli rispose : “Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre si unirà alla sua moglie e i due diventeranno una carne sola? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida ciò che Dio ha congiunto … Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio”.

Ci sono molte persone divorziate e risposate civilmente che lamentano di essere escluse dalla Comunità e dalla Comunione.

Se intendono esclusione dal Banchetto Divino, dall’Eucaristia, non so proprio cosa dire, è vero.

Non è vero invece che sono escluse dalla Comunità, dalla Chiesa, se lo vogliono; e nessuno impedisce loro di partecipare ai Riti religiosi preparati per la Comunità e dalla Comunità.

Non ci sono Arcangeli e Angeli che presidiano gli ingressi delle nostre Chiese, per impedire ai peccatori di entrare.

Se fosse vero, chissà quanto volte sarei dovuto rimanere “ in castigo” sul sagrato della mia Chiesa  (e chissà quante Chiese resterebbero spopolate)!

Il problema, in fondo, è capire cosa significhi per noi  vivere una vita cristiana  e  voler restare in comunione con Gesù.

In estrema sintesi si può dire che le linee fondamentali della vita cristiana sono conservate nelle “Tavole”, che il Signore ha consegnato a Mosè sul Monte Sinai  e  che Gesù ha fatto proprie e perfezionate nel Vangelo.

Se ci stacchiamo da quelle linee, se ci ribelliamo alla volontà del Signore, nella nostra vita entra il peccato.

E’  bello il peccato, quasi sempre, almeno all’inizio. E’ delizioso, leggero,  stuzzicante,  seducente.

E’  ovvio, l’ha inventato il “Professionista” del Male, il Diavolo, che conosce alla perfezione l’arte di attirare le prede nella propria rete!

Ma non per niente la parola “peccato” deriva dal termine latino “peccus”, che vuol dire  “difettoso nel piede”,  “zoppicante” : se sono in peccato – se sono zoppicante –  non posso muovermi agevolmente, non posso camminare spedito per seguire Gesù, che è la nostra “Via”.

Il peccato all’inizio è dolce, appagante; ma alla fine ci lascia infelici, insoddisfatti, perché ci tiene lontani da Dio, che è la “Vita”.  E’ dolce e appagante come un tuffo nell’acqua calda e azzurra del mare; ma dentro il mare poi non c’è aria per respirare e si avverte l’ impellente, angosciante esigenza di tornare in superficie.                                              

Quando parlo di peccato non parlo per altri, parlo per me, che innumerevoli volte stupidamente mi sono tuffato in quel mare pericoloso; e ringrazio il Signore  – che vuole bene a me e a tutti Voi –  di avermi sempre aiutato ad avvertire il  senso soffocante del peccato e consentito di risalire in superficie.

Mi sono dovuto pentire, mi sono dovuto impegnare a fare ogni sforzo per non più ricadere in acqua.  Mi sono dovuto confessare: la Confessione è il Sacramento, il dono di Dio  che cancella i nostri atti di ribellione e che ci riammette alla Tavola del Cenacolo, alla Comunione con il Corpo e il Sangue di Gesù.

Io non sono Dio, non sono il Giudice, non devo condannare e perdonare nessuno.

Devo soltanto guardarmi ogni giorno allo specchio e controllare che ogni mia azione sia in linea col Vangelo;  e, quando non lo è, devo condannarmi, pentirmi, presentarmi al Sacerdote  - il rappresentante di Cristo –  per ottenere il perdono.

Non è affatto facile, ma il Signore è misericordioso  – irriverentemente  direi che è misericordioso “per professione” –  ed è sempre pronto  ad ascoltare  con benevolenza  le nostre  preghiere.

E se il Signore è infinitamente misericordioso, allora uniamoci tutti  – tutti noi che facciamo veramente fatica a seguire “la Via”, ognuno di noi con i propri peccati –  per invocare insieme quella Sua infinita misericordia.

Un’ “orchestra ” di voci si fa sentire meglio di una voce sola!

E il Signore certamente  ci aiuterà a ritrovare la via che, fin dall’Eternità, ha tracciato per ciascuno di noi !

 

Oreste Premoli

 

 

 

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