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Attualità

L’ARTE DELLA POLITICA

MANIGLIO BOTTI - 09/01/2015

cadutaLa politica dovrebbe essere un’arte: l’arte di governare un paese, una città, un popolo. È davvero così? Mah! Il rifiuto, il distacco tra la politica – i politici – e i cittadini (dunque: il paese, la città e il popolo) crescono sempre di più (vedansi da noi le ultime elezioni regionali), al punto che oggi politica è diventata una parola oscura, una parolaccia; la “politica sporca”, si diceva una volta. E invece dovrebbe essere nobile cosa.

Non è qualunquismo. È un sentimento diffuso. Sta nei gangli della vita e della cultura. Guarda caso se ne parla anche in un libro. In modo apparente è un libro di un tipo di letteratura più lontano che mai dalla politica; un thriller scritto da Michael Connelly, ex giornalista del Los Angeles Times e ormai, da diversi anni, scrittore di grandissimo successo.

La riflessione sulla politica – molto garbata in verità – Connelly la attribuisce al personaggio più conosciuto delle sue opere, Hieronymus “Harry” Bosch, lo stesso nome del grande pittore olandese del XV secolo. Harry Bosch è un personaggio che Connelly ha costruito nel tempo: da “ranger-rat” nella guerra del Vietnam (quei soldati americani che si avventuravano nei cunicoli scavati dai vietcong) arruolatosi giovanissimo – Harry Bosch è nato nel 1950 –, a detective della squadra omicidi di Los Angeles e ora, in età ormai attempata, vedovo, padre di una ragazzina di sedici anni, ricercatore (e ancora detective) nell’équipe dei casi irrisolti.

Nell’ultimo volume uscito – “La caduta” (tutte le opere di Connelly in Italia sono pubblicate da Piemme) – lo scrittore fa dire al protagonista della sua storia, Harry appunto, impegnato in un’indagine complessa sulle vicende di alcune autorità locali, e contemporaneamente anche in un’altra vicenda accaduta anni prima, che lui la politica ha sempre fatto fatica a capirla, al punto da sentirsene del tutto estraneo. Ah, quant’è vero quello che pensa e che afferma Harry Bosch. La mente è corsa per un attimo (solo per un attimo) a quant’è successo nella nostra (piccola) città, ai rimescolamenti “politici”, a partiti quasi uguali (almeno nei propositi e negli ideali) che si avvicendano al governo, da una parte chiamati e confortati (Milano e Busto per esempio per non andar lontani) e dall’altra sbattuti fuori perché nel giro di qualche centinaio di metri, quanti ne corrispondono a Varese tra Palazzo Estense e Villa Recalcati, si sarebbero comportati da traditori; e poi siamo andati a riflettere sul clamore mediatico che ne è seguito, sulle dissertazioni incomprensibili e pontificali… Se questa è un’arte noi siamo delle giraffe. Non che vi sia da meravigliarsi, in Italia, però certe volte si esagera. Perché questa gente, poi, è destinata a prendere decisioni importanti che riguardano la nostra stessa vita.

Un’altra questione molto più complessa – e pare ancora strano trovare indicazioni nelle pagine di un romanzo thriller e nelle considerazioni di un personaggio letterario – riguarda l’esistenza del male nel mondo, negli uomini. Un’amica di Bosch, a cena con lui, glielo domanda. E il detective risponde: “Senti, posso dirti solo che nessuno lo sa. Purtroppo esiste ed è alla base di molte atrocità. Il mio mestiere è quello di scoprirlo ed estirparlo. A me interessa come si manifesta, non come nasce”. Una mentalità molto americana… E lei dopo un attimo: “Ben detto, Harry, ma non basta…”. E come non pensare, allora, ai numerosi orribili delitti di cui ogni giorno veniamo a conoscenza per mezzo dei giornali e della tv; come non pensare – sempre per non andare tanto lontani – alle due ragazze rapite la scorsa estate dagli estremisti islamici, Greta Ramelli di Gavirate e Vanessa Marzullo di Bergamo, che adesso riappaiono in un filmato televisivo in chador nero e che leggono un messaggio: veniteci a salvare?

La risposta di Harry Bosch all’amica probabilmente è insufficiente. Ma è vero che il male esiste ed esiste nel cuore dell’uomo, sia nei terroristi dell’Isis sia in persone che se ne stanno comode a casa loro, mamme e padri di famiglia: alcuni – basta fare un’escursione su Internet –, confortati da pareri “autorevoli”, sostengono che le due ragazze magari se ne sono andate laggiù anelando di “conquistare con il loro faccino” qualche terrorista, che se poi è così meritano di morire o, in ogni caso, d’essere lasciate sole al loro destino…, di morire. Qui ha ragione Harry Bosch: nessuno lo sa perché esiste il male. Ma c’è.

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