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Apologie Paradossali

POVERA EUROPA

COSTANTE PORTATADINO - 12/06/2015

(S) Stavolta il tema lo detto io e toccherà a voi interloquire. Sono sicuro che le mie prese di posizione, realistiche e quadrate piaceranno di più dei sogni di Onirio e dei ragionamenti, troppo spesso più contorti che paradossali, di Costante.

Sappiate anche che mi presenterò con la mia faccia alla cena estiva di RMFonline, tanto sono sicuro di essere in sintonia con la maggior parte dei redattori e, soprattutto dei lettori, più di voi. Quindi oggi si parla di Europa. Prendete nota! Prima vi dirò qualcosa che non va, mica tutto, non basterebbe un librone! Poi, forse, qualche riga di positivo. Ma, ricordatevi, che io non sono pessimista e non sono nemmeno uno che vede il male dappertutto, semplicemente mi informo e, quando maturo una convinzione, non so più tacere.

Povera Europa! Povera perché si è impoverita economicamente, ma molto di più perché ha perso i suoi valori fondanti: orgoglio, dignità, legge naturale, libertà, diritto. Viviamo tutti nel relativo, nel provvisorio, nell’opportunismo. E nella paura.

(O) Nella divisione, soprattutto nella divisione. Non siamo mai stati così divisi, come ora che ci chiamiamo Unione Europea, che abbiamo una bandiera, un inno, un Parlamento, ma non abbiamo…

(S ) Stai per dire una politica comune, un vero governo, una difesa, una giustizia, una fiscalità, un welfare, una scuola, una ricerca scientifica comune e quant’altro di comune sarebbe necessario.

(O ) Una patria, volevo dire una patria comune. Tutto il resto seguirebbe, verrebbe dopo, a fatica, ma verrebbe. Patria non coincide con nazionalismo o, peggio, con razzismo, xenofobia, imperialismo. Solo con la prima guerra mondiale, di cui abbiamo con superficialità ‘celebrato’ l’entrata in guerra dell’Italia, il nazionalismo diventa (viene fatto diventare) la ragione di vita o di morte degli Stati come delle singole persone. Dovevano far accettare le morti dei giovani, lo sradicamento dei popoli, la durezza di confini tracciati col coltello e il patriottismo diventò irredentismo, poi nazionalismo in senso forte, infine odio. Odio verso lo straniero, odio di razza, odio di classe. L’Europa da allora non sarà più la stessa.

(C ) Bravo! Ma prima di passare a dire quanto tutto questo è degenerato nella seconda guerra mondiale, lasciami ricordare un esempio che mi ha colpito. L’anno scorso, in agosto, erano i giorni dell’anniversario di Sarajevo e dello scoppio della guerra, sono entrato per pura curiosità e per sfuggire ad una minaccia di pioggia in un museo ‘della guerra’ nei dintorni di Cortina: ho scoperto una storia singolare. La prima sorpresa: non un museo militare, ma privato, è la raccolta di una famiglia il cui avo aveva iniziato come ‘ricuperante’ nel 1918; uno dei tanti che giravano per i campi di battaglia a raccogliere rottami e avanzi di ogni genere, senza trascurare, a rischio della vita, gli ordigni inesplosi, da cui ricavare magri compensi. Le cose di minor valore commerciale, divise, mostrine, cartoline, lettere, oggetti della vita quotidiana nelle trincee furono più facilmente conservati che rivenduti e oggi raccontano una storia diversa da quella delle cronache belliche. Accanto a questa, il museo racconta un’altra storia parallela: quella di Cortina e dell’Ampezzano, allora parte dell’Austria. Una storia comune a tutto il Trentino, che vide migliaia di ‘italiani, fedeli sudditi’ di Francesco Giuseppe partire nell’agosto 1914 per il fronte russo, ma con questa particolarità, che allo scoppio della guerra con l’Italia un anno dopo, alcune zone, tra cui Cortina, furono evacuate dall’esercito austriaco per rafforzare le linee difensive sul crinale delle montagne, cosicché le famiglie ‘liberate’ dagli Italiani si trovarono separate per tre anni dai loro cari, figli e mariti, che combattevano per il ‘nemico’. Per di più, dopo la ritirata di Caporetto il ritorno degli Austriaci recò nuovo imbarazzo a molti, colpevoli di aver fraternizzato con il ‘nemico’. Tutto ciò ci dice che è possibile avere una ‘patria’ multinazionale e multiculturale.

(S ) La buttate sul sentimento, perché non sapete affrontare la realtà in termini razionali. I popoli sono costituiti, cresciuti e preservati dalle istituzioni pubbliche e dagli interessi. Ordinamenti ragionevoli e convenienza economica sono i fattori che hanno fatto dell’Impero Asburgico una potenza europea e un fattore di civiltà per secoli, non certo un presunto patriottismo ‘austriaco’ esteso agli Ungheresi o agli Slavi. Allo stesso modo fu l’irragionevolezza dei trattati di pace a rinfocolare il nazionalismo deteriore e la frustrazione economica nelle nazioni vinte, ma anche in quelle inventate dai trattati stessi. L’odio fu una conseguenza, non la causa. Ma torniamo ad oggi, pur davanti a minacce globali, di dimensioni apocalittiche, come l’economia, l’emigrazione di massa, il cambiamento climatico, il terrorismo internazionale, c’è diffidenza, non odio, nella stragrande maggioranza degli europei, tra loro e pure verso gli extracomunitari. E c’è la considerazione, verso l’interno, che i sacrifici li devono soprattutto gli Stati meno virtuosi; verso l’esterno, che concezioni dell’uomo e della società come quella che si sostanzia nel terrorismo islamico non devono trovare attecchimento in Europa. La divisione dell’Europa è tutta qui; chi ragiona con la testa e chi con la pancia; poi, siccome spesso anche chi ragiona con la testa, poi vota con la pancia, ecco il disastro odierno: più un politico ha testa, più è tentato di parlare alla pancia del suo Paese, ma non è cattivo, attenzione, solamente non è mica grullo! Prima vuole farsi rieleggere, poi, (come potrebbe fare altrimenti?) pensare al bene del suo Paese, infine a quello dell’Europa.

Peccato che manchino sia gli ordinamenti, sia i denari. Aggiungo che all’Europa nel suo complesso mancano altri fattori decisivi, primo fra tutti l’energia, poi le materie prime in generale, poi la spinta demografica, infine la disponibilità a compiere i lavori più umili, manifattura compresa, cosa che costituisce il primo fattore di ricchezza di un Paese.

Ah! Dimenticavo i costi della difesa! Un competentissimo generale ha recentemente commentato l’ipotesi di risolvere la situazione libica con un intervento militare, semplicemente ricordando che la capacità di esercitare missioni militari all’estero da parte del nostro esercito si limita a tremila uomini. Ma quale guerra volete fare? Anch’io, che sono digiuno di questa cose, mi sono messo a ridere.

(O ) Ma vedi che alla fine mi dai ragione! La pretesa razionalistica porta al ‘vorrei ma non posso’. Occorre mobilitare prima le risorse immateriali, poi la condivisione dello scopo porterà anche alla condivisione dei mezzi necessari.

(C ) Amici cari, visto che la firma all’articolo,la metterò io, lasciatemi la conclusione. Sono tentato di dar ragione a tutti e due, perché ne avete, ma mi voglio riservare un parere personale. Purtroppo nessuna delle due strade è percorribile da sola e non c’è oggi in Europa un leader politico capace di tenerle insieme, perciò possiamo solo sperare che si muova qualcuno dalla società. L’Europa era divisa anche nel 1683 quando Maometto II pose l’assedio a Vienna; allora bastò un frate cappuccino a farle ritrovare l’unità, oggi è difficile, ma non impossibile, anche per un papa gesuita.

(S ) Sebastiano Conformi, (O ) Onirio Desti, (C ) Costante Portatadino

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