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Attualità

DARSI LE REGOLE INVECE CHE RIFIUTARLE

LUISA NEGRI - 31/07/2015

luino

Il rinnovato lungolago di Luino

Immalinconisce, chi percorre viale Europa, il vedere come lo spartitraffico tra le due carreggiate appaia abbandonato, bruciata l’erba e in sofferenza cipressi e cespugli che sicuramente qualcosa sono costati ai varesini che puntualmente pagano le tasse. Chissà cosa sarà rimasto a settembre della teoria di verde che s’era ritenuto indispensabile mettere in abbondanza e ora abbandonato alla fatalità di un’estate rovente. A meno che, come ironicamente ha suggerito il primo cittadino, si mobilitino gli stessi residenti con gli annaffiatoi. Insomma, il danno e la beffa.

Un’altra ipotesi potrebbe essere che ad annaffiare ci pensino i cani. Come abbiamo visto fare giorni fa da un superbo esemplare di golden retriever, lasciato libero dal suo padrone nei frutteti di piazza Monte Grappa. Il bell’animale, pascolando all’ombra dei peri, dopo aver razzolato felice, evitata saggiamente l’ipotesi di invadere la piazza buttandosi sotto i pullman che arrivano dalla via Marcobi, ha invece deciso di dare un po’ d’acqua al verde prima di allontanarsi con il padrone fantasma.

Chissà perché girare per Varese è ormai sempre motivo di … malinconia, chiamiamola così. Avete mai osservato le colonne dei portici, sporcate e irrorate una per una dal passaggio di cani, sciolti o al guinzaglio, nel corso principale della città?

Ma se tornassimo a darci qualche regola, a farci rispettare, dall’alto e dal basso? Se pensassimo che è la nostra città, e che ce la vogliamo riprendere, che non vuol dire dare l’assalto alla Bastiglia, ma significa solo che le vogliamo bene, cioè che vogliamo il suo bene, che è poi quello di tutti – salute, bellezza, dignità da condividere insieme – e non rimesso nelle mani di chi ha come sola regola di non avere regole, di infischiarsene del dopo.

Suggeriamo una visita a Luino. Qualche anno fa la cittadina lacustre era ridotta proprio male, l’indisponente negligenza pubblica e privata la stava annegando nel suo lago. Da tempo ha cominciato a rifiorire e gli impegni presi – e già in fase di concretizzazione – promettono che lo sarà ancora di più. Perché si è deciso di tirar su le maniche e darsi delle regole. Se Pellicini ha avuto il notevole consenso che l’ha riportato al comando della sua città, anzi al servizio, un motivo ci deve essere. Il lungolago, che sfoggia un’erba verdissima, è piacevole da percorrere, pulito e tenuto al meglio, prontamente riparati anche i non pochi danni provocati dall’ultimo maltempo. Rifatto a nuovo l’imbarcadero, presto partiranno i lavori di palazzo Verbania, che ospiterà anche un bar e un ristorante con vista sul lago. Certo si sono imposte delle regole, accettate all’inizio coi mugugni anche dei cittadini: spostare i parcheggi, spostare il mercato, non è cosa facile da far accettare. Ma è stato fatto e si è guadagnato in vivibilità. E l’iniziativa privata vi si è felicemente accompagnata con l’apertura di bar, trattorie, negozi di nicchia che stanno dando nuova vita. Si veda la via Felice Cavallotti, che sembra davvero un’altra. Aleggia ovunque l’ombra di Piero Chiara, sono proprio le sue parole, quelle dei suoi libri, ad accompagnare il visitatore tra strade, monumenti e palazzi. La bella chiesa del Carmine, la storica casa del pane dove il vecchio forno concedeva pagnotte a buon mercato per tutti, il caffè Clerici e palazzo Verbania, caro anche a Sereni, che vi traeva ispirazione per i suoi versi, sono puntualmente raccontati, e spiegati ai turisti grazie a cartelli esplicativi ben leggibili.

Certo più difficile è stato mettere altri cartelli (tanti, puntualmente posizionati, per non lasciare ombra di equivoco) coi quali si impedisce l’ingresso ai cani negli spazi verdi: decisione rarissima e impopolare ai nostri giorni. Perché chi osa più fermare l’accesso ai cani, ammessi nei bar, nei ristoranti, negli alberghi e nelle spiagge sotto il sole cocente, dove le povere bestie farebbero molto volentieri a meno di andare, tirate per il guinzaglio o legate a gambe di tavoli e sdraio da improvvisati dog sitter – pancia a terra sul pavimento o lingua penzoloni nella sabbia – per la gioia dei padroni che li amano più di se stessi. O almeno fino a quando non decidono di abbandonarli, perché non ce la fanno proprio più a tenerli, trattati come sono, cioè coi guanti … sempre pronti a raccogliere le cosiddette deiezioni dai prati pubblici.

A Luino i cartelli impediscono invece drasticamente l’ingresso ai cani, ai pallonari, alle biciclette, perché gli spazi verdi, sembra impossibile ma è scritto proprio così, sono riservati ai bambini. Roba da non credere, però succede, e, incredibile, funziona davvero. Probabile anche che molti padroni dei cani abbiano sdegnato Luino per dirottare le loro visite verso altri lidi, più di manica larga.

Uno di questi potrebbe essere Pallanza, uno dei più bei lungolago del Verbano, sponda piemontese e vista sul magnifico Golfo Borromeo, ma che da troppo tempo, duole dirlo, si sta mostrando al peggio: ammantata di una fioritura di deiezioni ovunque, di prati sbucciati – dagli stessi amici a quattro zampe – o ossigenati di un biondo che più biondo non si può, e dove i bambini, se si prova a contarli, sono statisticamente molto al di sotto dei cani. Anche perché, se s’azzardano a entrare nei prati, rischiano di doversene allontanare, scoprendo che il più caro amico dell’uomo è appena passato di li, lasciando il segno.

Speriamo in un nuovo rinascimento delle nostre realtà locali. Bastano le idee chiare e soprattutto un po’ di regole giuste. Non ci si venga sempre a dire che mancano i mezzi. È vero il contrario: spesso la penuria di soldi porta concretezza di idee. Dicevano i nostri padri: necessità aguzza l’ingegno. Quello che a noi italiani non è mai mancato, basta indirizzarlo nel giusto verso.

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