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Lettere

IL CASO MOLINA

- 11/09/2015

La Fondazione Molina è una Onlus senza scopo di lucro che rientra tra gli enti  di diritto privato in controllo pubblico. Essa, lavorando, con circa 500 operatori, nel settore della beneficenza, dell’assistenza sociale e dell’assistenza sociosanitaria, è la più grande struttura  di questo tipo della provincia di Varese ed una delle più grandi della  Lombardia, non appartenente a gruppi di business con fini lucrativi.  Attualmente, giusto per farsi un’idea, dispone di 436 posti letto accreditati  e 12 autorizzati in RSA (di cui 25 specializzati in trattamento degli stati  vegetativi, 39 psichiatrici, 20 Alzheimer, 6 destinati, con un progetto  sperimentale a soggetti post acuti), 22 posti letto Sub Acuti di provenienza  ospedaliera, 25 posti in Centro Diurno con specializzazione Alzheimer, 28 posti  di Asilo Nido, per un totale di 523 unità.  Accanto alle attività residenziali e semiresidenziali affianca, poi, l’Assistenza domiciliare integrata (ADI), servizio cui si rivolgono circa 170  persone all’anno.

E’ facile, quindi, comprendere come si tratti di un’Istituzione che  costituisce un prezioso patrimonio per l’intera città di Varese e tutti i  varesini. Un patrimonio affettivo, socioassistenziale ma anche economico,  concretamente costituito da circa 6 milioni di euro all’anno, necessari per la  sola gestione, e da numerosi immobili, tra cui l’ex cinema Politeama. Recentemente, il Sindaco Fontana ha nominato il nuovo presidente e il nuovo  CDA tramite un discutibile metodo spartitorio che, di fatto, ha minato l’ autonomia della Fondazione che, invece, nel passato era stata sempre garantita.  E’ evidente, infatti, che quando il sindaco ha scelto di nominare come  presidente l’attuale segretario regionale dell’UDC e già assessore in Provincia  e come consiglieri di amministrazione ex consiglieri comunali della Lega Nord e  di Forza Italia ha deciso, consapevolmente, di fare un salto indietro quando,  per amministrare gli enti come la Fondazione Molina, non contavano i curricula  e le competenze ma le tessere di partito e le fedeltà politiche.

Il PD, ha, a lungo contestato, pubblicamente, questa logica perversa che, di  fatto, ha stabilito uno strettissimo legame tra i vertici della Fondazione e il  Sindaco.  Un fatto che, di per sé, è già preoccupante ma che diventa ancora più  preoccupante se si considera che, fin dal suo insediamento, il nuovo presidente  e il nuovo CDA hanno, silenziosamente, avviato una vera e propria rivoluzione  dell’assetto organizzativo che, visti i legami politici, a meno di vivere sulla  Luna, non può che essere stata concordata con il Sindaco e con i vertici delle  segreterie politiche degli attuali partiti di maggioranza.  Per questo, senza entrare nel merito dei cambiamenti apportati, sui quali  sospendiamo il giudizio, abbiamo ritenuto opportuno chiedere al Sindaco e alla  Giunta di invitare il presidente della Fondazione Molina in Conferenza  capigruppo affinché possa fornire tutte le informazioni necessarie.

Non è nostra intenzione difendere o accusare qualcuno.  Per quanto ci riguarda, tuttavia, riteniamo questa audizione un atto di minima  e doverosa trasparenza nei confronti di Varese e dei varesini che hanno, da  sempre, generosamente, donato e che continuano a donare fondi ed opere prima  per la costituzione e poi per lo sviluppo dell’Istituto di viale Borri.  Un atto, bisogna riconoscerlo, correttamente condiviso, peraltro, dal  presidente del Consiglio comunale, dott. Roberto Puricelli,  che si è già  attivato in questa direzione.

Non possono che sorprenderci, pertanto, le dichiarazioni sopra le righe   odierne del sindaco Fontana ad un quotidiano locale che ci accusano di “scarso  rispetto per l’autonomia di un ente come la Fondazione Molina” e di essere  depositari “di una cultura di governo statalista e centralista, secondo la  quale l’Amministrazione deve mettere il becco su ogni cosa”. Il Sindaco dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza e mettere da parte l’ eccessivo nervosismo con cui commenta ogni nostra dichiarazione senza riuscire  a coglierne il valore e la preoccupazione sincera per il futuro della nostra  città.  E stato proprio lui, infatti,  a mettere a repentaglio l’autonomia della  Fondazione Molina e a volere mettere il becco sulle sue scelte di carattere  amministrativo. Altrimenti non avrebbe avvallato le nomine partitocratiche ai  suoi vertici che, evidentemente, gli sono state imposte da quelle segreterie  dei partiti che compongono la coalizione che lo sostiene, di cui ha già  dimostrato, più volte, di essere prigioniero e succube.  Tutto il resto sono chiacchiere da bar di cui i nostri concittadini sono ormai  stanchi.

 

Fabrizio Mirabelli Capogruppo PD Varese

 

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