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Attualità

STAMPA/1 PAESE DI SEGRETI

MANIGLIO BOTTI - 06/11/2015

papaPapa Francesco è malato: ha un tumore – benigno – alla testa. Il papa s’è fatto visitare dal professor Takanori Fukushima, luminare giapponese della neurochirurgia. Forse sarà operato. E via raccontando. Balle, stando alle piccate smentite della curia romana.

La notizia delle precarie condizioni di salute del pontefice ha sorpreso molti (a cominciare dal pontefice stesso) e qualcuno s’è anche preoccupato. Ma sui giornali, e sul web, ha avuto un’innegabile risonanza; e s’è parlato non solo della malattia eventuale o presunta ma dei suoi strascichi e delle sue conseguenze, mirate e complottistiche, specie se associate agli ultimi importanti giorni del Sinodo dei vescovi. Sono intervenuti tutti, giornali di destra e di sinistra. A precisare, a puntualizzare, a smentire e v’è pure chi ha descritto la vicenda della malattia come un’abilissima manovra della “macchina del fango”, che da noi è sempre in marcia, purtroppo.

Un po’ come, qualche anno fa, era accaduto a causa della “vicenda Boffo”, dal nome dell’ex direttore del più importante giornale cattolico, accusato di molestie e di un’omosessualità nascosta per la quale era da tempo “attenzionato” anche dalle forze dell’ordine. Una balla anche quella, e male descritta, poi riconosciuta dagli stessi giornalisti che l’avevano diffusa, basandosi su documenti truffaldini.

Del resto, quando v’è la necessità di metter realmente mano a indagini su fughe di notizie (il Vaticano è inevitabilmente sempre sotto i riflettori) e alla caccia di “corvi” (ladri di documenti) nessuno si tira indietro e si agisce allo scoperto: un monsignore in cella e una collaboratrice della curia agli arresti, un ultimo recente caso del Vatileaks, non sono frottole. “Ho appena visto il Papa, che m’ha detto – sue parole testuali – andiamo avanti con volontà e determinazione”, ha dichiarato senza ombra di equivoco e di ambiguità monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato.

Ora, invece, la notizia della “malattia” di papa Bergoglio, comunicata per primo da un quotidiano di tiratura nazionale, ripropone un problema che tra i giornalisti è vecchio almeno tanto quanto la loro costituzione in ordine professionale: quello del segreto. Il giornalista, infatti, come il prete in confessionale e, in molti casi, come il medico, è tenuto al segreto. Potrebbe resistere anche dinanzi a precise richieste del magistrato (il quale, però, se non soddisfatto, potrebbe arrestarlo, com’è accaduto nel passato con gran disdegno dell’intera categoria).

Il segreto del giornalista trova – o dovrebbe trovare – la sua giustificazione nella cosiddetta “tutela della fonte”. Cioè il giornalista diventa egli stesso sacerdote della notizia, assumendosene ogni responsabilità, difendendo l’origine della confidenza, un’istituzione o – molto più di frequente – una persona.

È strano come non si sia mai pensato di capovolgere la questione. Perché non è la notizia a essere “sacra” ma i soggetti cui quella notizia è indirizzata, cioè i lettori. Pochissimi cronisti, crediamo, probabilmente nessuno, in anni e anni di onorata carriera potrebbero affermare di essere stati testimoni diretti di notizie (specie di fatti di “nera” o di gossip). Sempre hanno appreso le notizie stesse e i loro particolari da fonti esterne (magistratura, carabinieri, polizia e “amici” o confidenti). Talvolta, è il caso di notizie di “nera”, lo si è riferito nella scrittura con formule un po’ stantìe, stereotipate ma efficaci allo scopo: “Secondo quanto dichiarato dalle forze dell’ordine…”. Nel caso di gossip e pettegolezzi, silenzio assoluto.

Diverso è quando giornalista descrive un evento di cui è testimone diretto (un convegno di partito, un consiglio comunale, una qualsiasi assemblea). Anche il lettore più ingenuo e meno scafato intuisce però che il relatore (omettendo per esempio alcuni passaggi o accentuandone altri) può stravolgere il significato dell’evento. Ma qui è il lettore a decidere, e fatto salvo il diritto di manifestare la propria opinione e quello di essere correttamente informati, proprio il lettore può scegliere la lettura del resoconto di colui che considera più obiettivo o solo meno partigiano.

Di tutt’altro genere la vicenda dalla quale si è partiti, per non dire di altre e più comuni: la notizia della “malattia” di papa Bergoglio. Chi e perché l’ha resa nota? Non sarebbe stato meglio per il lettore conoscerne da subito la provenienza? In questo, ma sempre, crediamo noi, la “tutela della fonte” è una foglia di fico che danneggia il lettore e, soprattutto, la persona che dalla notizia è toccata. Al papa ovviamente auguriamo cent’anni di buona salute. Ma ci piacerebbe sapere chi lo vuole malato o chi lo va spifferando in giro. Se il giornalista avesse scritto in calce al suo pezzo: lo dice il signor tal dei tali, di sicuro saremmo stati meglio informati; signore con la esse minuscola, naturalmente.

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