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Opinioni

LA FAMIGLIA CHE SUPERA LE PROVE

FELICE MAGNANI - 05/02/2016

famigliaLa famiglia è sempre stata la punta di diamante della nostra società, sempre, anche nei momenti grigi, quando una pioggia di riforme o presunte tali le toglieva una parte della sua integrità costituzionale, sottoponendola a un vero e proprio lavaggio del cervello, come se all’improvviso una libertà libertina rivendicasse il suo primato. Nella famiglia abbiamo imparato a piangere e ad amare, a soffrire e a rispettare, a gioire e a sognare, mettendo sempre davanti a tutto e dentro a tutto quell’amore che scuote anche quando pensiamo di essere diventati troppo grandi o intelligenti per riconoscerne la bellezza e l’importanza. La famiglia è stato il nostro sostegno, la culla nella quale abbiamo imparato a chiamare il mondo per nome, spostando la nostra curiosità nell’esempio di genitori e fratelli impegnati a dare risposte concrete ai mille impegni della vita.

Nella famiglia abbiamo imparato a riconoscere gli affetti profondi, quelli che tutti vorrebbero avere e che rappresentano quel vissuto solidale su cui abbiamo costruito le nostre speranze, il nostro desiderio di diventare migliori. Nella famiglia abbiamo riconosciuto i nostri limiti e quelli delle persone con le quali abbiamo condiviso una parte fondamentale del nostro cammino esistenziale. Li abbiamo riconosciuti e li abbiamo vissuti, ma non per questo il nostro amore si è dissolto anzi, proprio nelle difficoltà ha dimostrato la sua vera natura, quella che va ben oltre il materialismo dei sensi. In quel nucleo così apparentemente eterogeneo e variamente composto abbiamo riconosciuto e delineato l’immagine della dignità umana, delle sue disperazioni, della sua voglia di lottare e di emergere, di non cadere sotto l’impietosa arroganza degli eventi. Nella famiglia abbiamo imparato a perdere per guadagnare, abbiamo capito l’importanza del sorriso di una madre e l’autorevole fermezza del carattere di un padre.

Abbiamo appreso anche il contrario, ma non per questo abbiamo desistito, ci siamo tirati indietro anzi, abbiamo lottato con tutte le nostre forze per dimostrare che dietro l’insolita parafrasi del male si nasconde la vittoriosa parabola del bene. Una volta all’anno le abbiamo riservato lo spazio natalizio, pensando che la famiglia di Nazareth fosse l’esempio più adatto di identità elettiva Abbiamo imparato ad amare la famiglia sistemandola nei presepi, riservandole un angolo particolare, abbiamo cercato di capirne la storia, di viverne la bellezza, anche nei momenti difficili, quando non era solo quello che avevamo idealizzato. Ci siamo accorti della sua bellezza nelle sue prove, quando ci siamo sentiti cadere il mondo addosso, quando abbiamo capito che eravamo veramente innamorati dell’amore e che, per quell’amore, eravamo decisi a fare qualsiasi cosa, persino diventare volontari a casa nostra, rinunciando alle frivolezze del mondo.

È sulla famiglia di Nazareth che la Chiesa, insieme ai suoi interpreti e rappresentanti, ha impostato la sua catechesi, la sua capacità di ricreare nella famiglia umana lo spirito di quella divina. È nella forza della coesione affettiva, che va oltre la sua natura estetica o materiale, che si protende a dimostrare che nelle piccole comunità cristiane si crea e si sviluppa la religione della continuità. Un amore, quello della famiglia, che non vive solo di rappresentatività o di visibilità, ma che cresce e si misura in tutta la sua estensione, con la sua capacità di essere risposta ai bisogni e alle necessità del genere umano, un genere che gode di un grandissimo dono, quello di avere a sua disposizione la forza della grazia. Per noi che siamo nati tra il sorriso di una madre e la fermezza protettiva di un padre la famiglia è qualcosa di più di una scommessa umana, è la certezza che dentro la sua storia c’è anche la nostra, con la sua ampiezza e con i suoi limiti, con la sua capacità e la sua incapacità di saper rispondere alla chiamata dell’amore. La famiglia è una realtà naturale talmente importante che qualcuno ha pensato di posizionarla ancora più in alto, dove le incertezze e le frustrazioni umane trovano risposte ancora più adeguate, ancora più forti rispetto alle precarietà e dove anche il naufragio assume una sua identità, diventando ancora di salvezza, momento di riconversione rispetto ai limiti della natura umana. Rivedendola e analizzandola la si può ritoccare, ridefinire, perfezionare, potenziare, ma non alterare, perché nella sua storia millenaria c’è il segreto della sua vera natura, della sua identità. L’unicità della famiglia umana risiede nella convinzione che nulla può sostituire l’amore caldo e avvolgente di una madre che sollecita e protegge, il rimprovero fermo e amorevole di un padre che scuote l’operosità di un figlio o di una figlia e la forza profonda dell’amore filiale, di quello che osservi e vivi nello sguardo delle persone che qualcuno ha voluto mettere sul tuo cammino perché il colore della verità rischiarasse la notte dei tempi. La famiglia è la nostra vita, il nostro passato, il presente e il nostro futuro, dobbiamo aiutarla, rafforzarla, capirla meglio, distribuirla con maggiore sapienza nella nostra storia quotidiana.

Senza di lei la stagione del freddo e delle ombre sarebbe ancora più lunga e insostenibile, mentre con lei diventa tutto più umano, meno incomprensibile, meno ingombrante, con lei abbiamo avuto l’opportunità di estendere il nostro amore, di viverlo anche nella sua dimensione più invisibile, quello che in alcuni casi induce l’essere umano a ripiegare, a confrontarsi, a cercare delle risposte, a sviluppare nuovi equilibri, a credere che ogni conquista, per quanto bella e solidale, ha anche una parte di pena. Ma la famiglia è anche questo: una profonda riflessione sulla condizione umana e sulla sua capacità rispondere al desiderio di temporanea felicità di cui tutti siamo portatori sani.

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