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In Confidenza

RISPONDERE È AFFIDARSI

Don ERMINIO VILLA - 04/03/2016

sacerdotiChi sono i religiosi, le religiose? Da dove vengono? Qual è il loro compito? Quali sono i doveri della comunità cristiana verso di loro?

Non sono persone al di sopra dei laici, ma al loro fianco. Una particolare vocazione li ha chiamati, vocazione che può risuonare anche oggi. Essi hanno detto a Dio un sì definitivo e lieto, sigillato da solenni promesse che si chiamano ‘voti’.

Hanno rinunciato a formare una famiglia, non per paura, per viltà, ma per scelta e invito dall’alto. E tuttavia sono vicini alle famiglie, alle gioie e difficoltà degli sposi e dei genitori; si dedicano con amore ai bambini, ai ragazzi, agli anziani. Giustamente si sentono chiamare “padre” e “madre”.

Fanno della povertà una scelta di vita, una condizione di libertà interiore, ad imitazione di Gesù. Possono offrire così ai fratelli ricchezze di ben altro valore.

L’obbedienza religiosa a cui si legano non è debolezza, infantilismo, ma attiva ricerca della volontà di Dio, letta nei segni che Egli manda, con discernimento personale e anche comunitario.

I religiosi, le religiose sono persone che pregano. Quando tu vai al lavoro, quando sei preso da tante cose, quando anche ti dimentichi di Dio, c’è qualcuno di loro che prega anche per te. Nella storia della tua vita, della tua famiglia, dei tuoi figli, quante cose devi a loro, forse anche importanti, decisive. Quella parola, la vicinanza nel dolore, un consiglio disinteressato e discreto, quell’amicizia: doni di persone che forse non sono più fra noi, e ci proteggono dal cielo.

I paesi, le città, le diocesi devono moltissimo ai religiosi, alla loro testimonianza di fede, di carità, di dedizione agli ultimi. Perciò amiamo le persone consacrate, sentiamo rispetto, fiducia e anche comprensione per eventuali limiti e difetti. La vita religiosa aiuta, ma non toglie certe difficoltà, legate per esempio al temperamento o alla propria storia personale.

La bontà, la santità sono dono e conquista per tutti. Ma è bello così: essi ci sono fratelli e sorelle anche in questo. E continuiamo a pregare Cristo Signore, perché al cuore di tanti giovani e ragazze dica quella parola che sta all’inizio dell’avventura di ogni vita religiosa: “Proprio tu, vieni e seguimi”.

Come per la Madonna, anche in loro “grandi cose ha fatto Colui che è onnipotente e santo”. Continuino ad essere testimoni del primato di Dio, richiamo vivente all’Assoluto. Dimostrino con la vita che a Lui ci si dona non in parte o per un po’, ma totalmente e per sempre.

Con la loro fedeltà, anche se nessuno glielo dice, essi aiutano anche la fedeltà a volte difficile delle famiglie. Con il distacco dalle cose e da se stessi, sono testimoni dell’oltre, della vita senza fine che ci attende. Con la comunione fraterna annunciano pace anche per la società che ci circonda.

È certamente importante ciò che fanno (quante iniziative e attività!), ma è ancor più importante quel che sono. Di tutto questo siamo loro grati e di tutto a Dio rendiamo grazie.

Che la luce di Cristo illumini il nostro cammino e per la nostra umile testimonianza risplenda intorno a noi, nella chiesa e nel mondo.

Anche oggi, anche nelle difficoltà e nei momenti oscuri della vita, Cristo è e sarà sempre la nostra speranza!

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