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Politica

RISVEGLIO DELLE COSCIENZE SOPITE

MASSIMO LODI - 08/04/2016

Palazzo Gilardoni, sede del municipio di Busto Arsizio

Palazzo Gilardoni, sede del municipio di Busto Arsizio

La sinistra del Pd che accusa Renzi di destrismo forse può essere apprezzata dagl’idealisti, un po’ meno (assai meno) dai realisti che simpatizzano con quest’area politica. Se il Pd vuol vincere alle prossime elezioni, amministrative e successivamente politiche, deve (anche) cercar voti nel fronte liberal/moderato e non (esclusivamente) in quello opposto. È un fronte largo, silente, diffuso e pronto a dir la sua quando capita l’occasione.

L’esempio minimo, e però significativo al massimo, viene da Busto Arsizio. Capita – a proposito di capitare – che il centrodestra metta assieme d’un botto le primarie per la scelta del candidato sindaco. A votare (chapeau) vanno quasi mille elettori in più delle primarie del centrosinistra varesino nello scorso dicembre, a vincere (ohibò) è il concorrente avversario del leghismo in caduta di credibilità. Non serve il Salvini da comizio arrembante dell’ultimo giorno, serve la radice conservatrice, prudente, sistemica (storico-centrista) d’un significativo campione di elettori. Del postberlusconismo si annunciano attori principali coloro che un tempo furono neoberlusconiani: ribaltato ogni pronostico.

Sono questi gli avversari più pericolosi per l’alleanza democratico/progressista, se li si considera avversari ostili. Se invece li si ritiene possibili sostenitori, la prospettiva cambia. È il ragionamento/suggerimento, a livello nazionale, di Renzi. È la strategia che verrà (viene già) perseguita a livello locale. Le vicende del capoluogo insegnano: Galimberti, leader del centrosinistra, giudica fondamentale essere inclusivi invece che esclusivi. Aprire l’alleanza, altro che chiuderla. Se non pensasse/agisse così, perderebbe la partita prima di giocarla. Cercar voti fuori del recinto tradizionale non è una strumentale captatio benevolentiae, e invece un segnale di umiltà al servizio della causa civica. Che chiede (reclama) competenza, saggezza, senso pratico; deideologizzazioni, unitarietà, profilo alto. E rifugge – in memoria dell’antica tradizione bosina – dall’affezione all’estremismo: dovrebbe capirlo l’area oltre il Pd, sforzandosi di trovare le ragioni dell’associarsi anziché indulgere nelle argomentazioni del dissociarsi.

A Busto avrà vita difficile Castiglioni (centrosinistra), competitore di Antonelli (centrodestra): proveranno a pescare nello medesimo lago di consenso. Idem a Varese, dove Orrigoni (Lega-Forza Italia) e Malerba (Lega civica, ovvero ex Udc e buonsenso popolarista) calano lenze simili al filo lungo lanciato da Galimberti, fidando nelle loro figure di personalità della società civile, potenzialmente in grado di sottrarre al leader del patto Pd-Varese2.0 proprio una quota dell’elettorato che farà la differenza.

Perciò la campagna elettorale non s’annunzia come un chiacchiericcio banale, scontato, inutile. E invece una gara a chi riuscirà a mostrarsi più convincente, rassicurante, affidabile agli occhi cerchiati, e però svegli, di cittadini stanchi d’un andazzo che, nella migliore delle valutazioni, giudicano mediocre. Modificarlo per il tramite d’un mite giacobinismo è l’unica strategia in grado di rivoluzionare coscienze sopite solo all’apparenza. Al contrario: sono pronte a un sorprendente risveglio.

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